Durigon al rogo. Due pesi e due misure. E Montanari? Silenzio

Durigon

Claudio Durigon ha dovuto lasciare il posto di Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle finanze, per la nota polemica a seguito della reintitolazione di un parco al fratello di Benito Mussolini.

Immediatamente tutto quell’apparato strapagato di professionisti ben pasciuti per risparmiare all’Italia l’ipotetica sciagura di un impossibile ritorno del Fascismo, si è mobilitata per chiederne la testa.

Posto che nessuno in questo caso aveva neanche lontanamente auspicato un ritorno al fascismo. Però i difensori dell’ortodossia antifascista a prescindere non ammettono il minimo accenno a niente che possa solo anche lontanamente ricordare oltre vent’anni di storia italiana.

Questo non vuol dire condividere o meno la proposta fatta da Durigon. Ma semplicemente rilevare che nel suo caso si è cercata quella che tanti auspicano: la giustizia proletaria. Figlia di regimi sicuramente anche molto più sanguinari di quello fascista.

E per Montanari, perché il silenzio?

Ma c’è una remora da parte degli intellettuali solerti nel caso di Durigon ad essere altrettanto duri con Montanari.

Già perché fondamentalmente per taluni intellettuali da Bignami dell’ortodossia del politicamente corretto, Montanari può anche aver esagerato ma è sempre uno sulla retta via. Eh sì perché se la vedi come loro le attenuanti sono fortissime.

Per una vita sono stati quasi giustificati i peggiori esponenti del terrorismo rosso. Osannati magari perché anche intellettuali, romanzieri quasi alla stregua di perseguitati politici. Cesare Battisti faceva l’esule di lusso, coccolato dalle signore dell’alta società stimato dagli ambienti intellettuali più esclusivi.

Mao tse-tung, Fidel Castro erano dittatori meno esecrabili perché comunque in fondo conducevano, ad avviso di questi idioti, gli uomini verso il sol dell’avvenire.

E nel piccolo del nostro caso particolare, quella che viene giudicata una cattiva opinione sul fascismo è molto più grave di qualunque altra che faccia apologia dei regimi di diversa sensibilità o dei massacri ad essi imputati.

Il buon Montanari ha definito la giornata delle Foibe come una delle battaglie rivisioniste vinte. Poiché si è avuta debolezza politica e culturale nei vertici della Repubblica, praticamente un clamoroso successo di falsificazione storica.

Montanari non è nuovo a certe atrocità

L’onorevole Daniele Belotti ha però giustamente ricordato come l’accademico non sia mai stato censurato anche per altre esternazioni. Infatti a suo avviso Zeffirelli era un insopportabile mediocre e la Fallaci venne apostrofata come orrenda.

Ora a questo punto quali provvedimenti verranno presi contro di lui? Dovrà dimettersi da qualcosa?

Tra gli infoibati c’erano anche il fratello di Pasolini, lo zio di De Gregori, bambini, religiosi civili inermi di ogni genere. Non erano certo mica tutti schierati da un’auto all’altra parte ideologicamente, venivano uccisi solo perché italiani.  Sono forse meno umani di altri?

Però forse in questo caso si vuole nobilmente invocare la libertà di opinione. In fondo perché no?

Lui può dire quello che vuole senza che questo gli precluda alcun incarico pubblico. Sì, un’affascinante principio di libertà.

Ma a questo punto doveva valere anche per Durigon. Tanto più che lui non ha sminuito alcun massacro, né conseguentemente fatto l’apologia di alcun infoibatore.

Altrimenti non vorrebbe dire che tutti abbiamo diritto alla libertà di pensiero e di parola. Vorrebbe dire che tutti possiamo dire quello che va bene alla cultura dominante.

Allora non conprenderei in questo caso l’esatta differenza tra nostra democrazia e un regime liberticida.

 

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