Due righe di riflessione sul salario minimo

Due righe di riflessione sul salario minimo: in Europa gli Stati che non ne dispongono sono Italia, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia.

Nel mondo è previsto in Messico, Argentina, Australia, Cina.

Le modalità e gli importi presentano differenze abissali.

C’è una direttiva europea che lo rende obbligatorio se lo Stato membro non ha almeno l’80% dei salari derivanti da una trattativa sindacale.

I 5 Paesi europei che non lo applicano sono quelli a più diffusa copertura sindacale, tutti sopra la soglia dell’80%.
Nessuno parla della sentenza n° 51/2015 della Corte Costituzionale che stabilisce che “i trattamenti complessivi minimi dei CCNL fanno da parametro per definire l’entità dei trattamenti economici non coperti”: se questa non è la definizione per un salario minimo, qualcuno mi spieghi che cosa è.

Il totale dei lavoratori italiani comprende poco più del 20% di lavoratori autonomi.
Si tratta di liberi professionisti, commercianti, artigiani e partite IVA che hanno il libero mercato come controparte: palesemente disinteressati al problema.

Del restante 80% circa il 90% è coperto da CCNL di categoria.

È dunque vero che un certo numero di lavoratori dipendenti non ha salario garantito da CCNL ma affidato alla contrattazione individuale che è quasi sempre favorevole al datore di lavoro. ma il suo numero è molto lontano dai 4 milioni di cui parla l’opposizione che ci mette dentro anche i lavoratori autonomi, ben sapendolo! Ma tutto fa brodo nella comunicazione di parte.

È altrettanto vero che la citata sentenza della Corte Costituzionale indica la modalità per definire gli importi del salario minimo. Ma nessuno se la fila.
C’è un mistero da risolvere: I partiti di opposizione che oggi invocano il salario minimo hanno governato per decenni: come mai non lo hanno approvato loro, come mai lo chiedono a un governo che non lo prevedeva nel suo programma, quello premiato dagli elettori?

Non sarà perché temevano che i minimi sindacali sono ben al di sopra di 9 €/ora e potrebbero fornire alla controparte una via di fuga al ribasso? Del resto invocare una norma di legge sarebbe del tutto normale.

La partita è delicata: basta vedere che cosa è successo di recente in Spagna dove gli slogan della sinistra hanno raccolto il consenso di un bel po’ di elettori.

La signora Meloni lo sa bene e teme identico esito alle europee del 2024, lo sanno bene anche la signorina Schlein e l’avvocato Conte.

Il tema contiene una dose di populismo dirompente, più pericoloso del reddito di cittadinanza che ha salvato il M5S dal naufragio conclusivo a spese degli italiani che lavorano e producono la ricchezza necessaria a mantenere sia chi non è in grado di procurarsi da vivere sia chi poltrisce o peggio lavora in nero (e da da lavorare in nero) aggiungendo al reddito di cittadinanza il contante settimanale esentasse.

E poi va in piazza – magari in compagnia dei gloriosi navigator – sotto le insegne gialle o rosse o giallo/rosse.

Per di più due sindacati della trimurti si dichiarano disposti a rinunciare alla loro principale prerogativa: la contrattazione che sfocia nei CCNL con forza di legge,
Landini ha privilegiato l’ortodossia comunista rispetto al ruolo proprio del sindacato, quello di controparte contrattuale. Gli va bene che il negoziato sia gestito per legge: il sindacato riprende la via della “cinghia di trasmissione” come imposta da Palmiro Togliatti negli anni quaranta del secolo scorso.

Si sa, qualcuno – purché sia di sinistra – ha il permesso di disattendere la “Costituzione più bella del mondo”. La UIL, anzi il singolare segretario della UIL, si accoda anche perché ha la propria maggiore rappresentanza nell’impiego pubblico e para pubblico, palesemente disinteressati al problema: fa bella figura a sinistra con poca spesa.

L’orchestra che suona a sinistra e nel disorientato villaggio grillino ripete lo slogan del mitico Di Maio: sconfiggere la povertà. Come? Con un aumento della miserabile produttività dell’economia italiana? neanche per sogno: con un decreto legge. Diceva bene Orwell; “e fu deciso che la cosa fosse giusta”.
Infine c’è un paradosso da prendere in considerazione: dato il rapace sistema italiano, 9 € di salario orario lordo significano poco meno di 5€ netti: non mi meraviglierei se in tanti preferissero prenderne 6 in nero.

Conclusioni (mie): il cdx deve disinnescare questa mina che il cs e il M5S gli hanno messo sotto la scrivania. Non sarà facile perché tutto il sistema comunicativo/culturale/sociale/economico/giudiziario, figlio del consociativismo PCI/sinistra DC, cresciuto e quasi invecchiato, è in trincea perché ha intravvisto la possibilità di continuare a sopravvivere a spese di quelli che col loro lavoro giornaliero producono la ricchezza per sè e per gli altri, suddivisa secondo le vergognose percentuali: 35/40% per sé, 60/65% per gli altri, che però ne pretendono di più.

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