Dov’era la “Costituzione più bella del mondo”? Vaccini, ricatti e silenzi in tempo di emergenza

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Dov’era la “Costituzione più bella del mondo”? Vaccini, ricatti e silenzi in tempo di emergenza

Dov’era la “Costituzione più bella del mondo”?

È la domanda di un cittadino che ha creduto nello Stato, e oggi pretende risposte

Ci hanno detto che abbiamo la Costituzione più bella del mondo. Che l’Italia è un faro di diritti, libertà, democrazia. Ce lo ripetono in ogni discorso ufficiale, lo scrivono nei libri, lo insegnano nelle scuole. Ma dov’era questa Costituzione quando milioni di italiani sono stati sospesi dal lavoro, messi all’angolo, trattati da paria nella loro stessa nazione?

Dov’erano i difensori dei diritti umani quando una parte del popolo è stata costretta a scegliere tra il pane quotidiano e una puntura forzata, su cui avevano legittimi dubbi?

Io, personalmente, ho fatto tre dosi di vaccino. Non perché fossi pienamente convinto. Ma perché ho creduto nello Stato. Ma ho visto amici, colleghi, parenti, cittadini emarginati, zittiti, privati di dignità. Ho visto lavoratori sospesi, giovani esclusi, padri e madri ridotti alla fame. Ho visto eletti del popolo, rappresentanti democraticamente scelti, impediti ad entrare nei parlamenti perché non vaccinati.

E tutto questo, sotto gli occhi complici — o ciechi — di chi governava: Giuseppe Conte, allora presidente del Consiglio, e Roberto Speranza, ministro della Salute. Due figure che oggi sorridono nei salotti televisivi, mentre tutti i nodi stanno venendo al pettine.

Hanno parlato di scienza, ma hanno insabbiato i dubbi. Hanno parlato di solidarietà, ma hanno creato divisioni mai viste tra italiani. Hanno parlato di libertà, mentre ci chiudevano in casa, ci tracciavano i movimenti, ci trattavano da potenziali criminali. Altro che democrazia: sembrava la Cina, quella che l’Occidente ama condannare come autoritaria

Ma l’aspetto più tragico è che tutti quelli che urlano contro il “fascismo immaginario”, quelli sempre pronti a salire sulle barricate al minimo accenno di autorità, stavolta sono spariti. Quando si è trattato di difendere davvero i diritti delle persone, di opporsi a un Green Pass discriminatorio, di gridare contro il ricatto sanitario, hanno fatto finta di nulla. Hanno parlato di “dovere morale”, mentre calpestavano le libertà costituzionali.

E oggi, quando emergono documenti, verbali nascosti, omissioni gravi, quando si scopre che il ministro Speranza ignorò i pareri del CTS sul rischio del vaccino AstraZeneca, continuando a spingere sulla campagna senza trasparenza — che faranno i giudici?

La magistratura, da sempre celebrata come baluardo di giustizia, avrà il coraggio di aprire un processo vero? Di ascoltare le vittime? Di mettere sotto processo le responsabilità politiche di chi ha scelto di forzare, nascondere, discriminare?

Perché qualcuno, oggi, merita il tribunale. Forse anche il carcere. Non come vendetta. Ma come risarcimento morale verso i tanti che hanno perso il lavoro, la salute mentale, la fiducia nelle istituzioni, e in certi casi, purtroppo, anche la vita.

In Italia, la legge è uguale per tutti. Così dice il cartello nei tribunali. È ora che quelle parole diventino realtà.

Altrimenti, quella “Costituzione più bella del mondo” sarà solo carta da propaganda.

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