Dove sono le femministe oggi? Mancano nella nostra società?

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Dove sono le femministe oggi? Mancano nella nostra società?

Da donna vorrei rispondere che di mia iniziativa non cerco mai le femministe e non mi chiedo dove siano, perché non corrispondono assolutamente all’immagine che desidererei fosse rappresentata di me

Anzi, devo dire la verità, vorrei che non ci fossero certe femministe, violente, volgari e aggressive, capaci solo di inveire per chiudere la bocca a chi non la pensa come loro e testimoni di un’immagine preistorica ormai, a mio avviso, cui forse andrà anche riconosciuto qualche merito ma, stando a quello che si vede, maggiori colpe.

Mi spiego meglio: se la donna oggi ha raggiunto delle posizioni anche di prestigio o comunque di riconoscimento delle sue capacità e delle sue competenze, è indubitabile, si deve alle conseguenze epocali di due conflitti mondiali e dell’avvento di nuove tecnologie, che hanno profondamente modificato le attività umane, e alla rivoluzione del ‘68. Ma, come talvolta si suol dire, a questa rivoluzione è scappato di mano qualcosa…

Il voler affermare una superiorità della donna sull’uomo, di lui antagonista, ha comportato purtroppo l’eclissi del maschile, cosicché l’uomo frequentemente risulta incapace di trovare un proprio ruolo che sia davvero significativo nel mondo contemporaneo.

La scuola vede una preponderanza schiacciante di maestre ed insegnanti donne; nei luoghi di lavoro le donne sono spesso in maggioranza ed intessono relazioni più forti tra loro, essendo gli uomini tendenzialmente più autonomi singolarmente.

Avvilito, talvolta umiliato, il maschio che affonda nella depressione, non trova di meglio in alcuni casi che manifestare sé stesso attraverso la violenza: sì, temo che gli omicidi delle donne si possano talora spiegare come un tentativo patologico e nefasto di riaffermare sé stessi

Una via assurda e grossolana di cercare di recuperare un ruolo che è stato cancellato.

Ma la violenza si fa strada anche nella psiche di parecchie donne, forse proprio a causa dell’antagonismo instillato contro l’uomo. In Italia nel 2024 gli omicidi volontari, classificati dal Ministero degli Interni, sono stati 314, di cui in ambito familiare 151: 55 uomini, 96 donne le vittime.

(https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2025-01/report_omicidi_al_31_12_2024.pdf )

Come mai per i 55 uomini rimasti vittime non si parla mai di maschicidio? Inoltre riguardo ai cosiddetti femminicidi i dati Eures specificano che le vittime italiane sono state 95 nel 2023, e 72 nel 2024 (-21%): ogni persona che rimane vittima di violenza è una persona di troppo nel lungo, lunghissimo elenco che attraversa i secoli. Ma in compenso i femminicidi di donne non italiane sono passati da 17 nel 2023 a 24 nel 2024 (+ 24%) senza che le femministe si indignassero.

Si sentono le femministe gridare ossessivamente per certi cosiddetti “diritti”, quelli per l’aborto o LGBT+, mentre non si scandalizzano per molti gravi fenomeni: la mercificazione del corpo femminile, che stimola alla violenza; la condizione di tante donne immigrate mantenute nell’emarginazione dalle loro famiglie; l’abuso di donne povere sfruttate come “utero in affitto”; le violenze sessuali e gli stupri perpetrati da stranieri presenti in Italia, che coprono oltre il 30% dell’increscioso totale, e sono persino organizzati in base allo schema islamico della taharrush gamea

La veemente indignazione che esibiscono riguardo ad un patriarcato inesistente non dovrebbe essere rivolta assai più opportunamente ai fatti sopra esposti?

Una delle principali cause di questa assenza dell’uomo, di questa incapacità di affermare sé stesso in maniera equilibrata, secondo me, è insita nella legge 194/1978, dove all’articolo 5 viene più volte ribadita l’esclusione del padre nel processo di decisione di aborto, scaricato esclusivamente sulla madre di quel bambino che pure in due hanno concepito

Cancellato nel suo ruolo attivo, sia di accoglienza della madre del proprio figlio, sia nella veste di protagonista della paternità, innanzitutto biologica ma poi insieme affettiva, l’uomo ha pensato bene di lavarsene le mani ritagliandosi invece l’apparente immagine di “sostegno della donna”: quante volte abbiamo sentito dire alla madre inaspettatamente incinta ”vai, scegli l’aborto, io ti sostengo a prescindere!“.

Quasi mezzo secolo di “devirilizzazione“ non poteva non avere conseguenze, anche nell’immaginario dello stesso uomo

L’uomo che rifiuti i suoi doveri di padre, viene giustamente accusato di disinteressarsi della prole, di lasciare la donna alle prese col fardello della maternità e del figlio da crescere con le sue sole forze.

Questo tipo di uomo si rivela soltanto un maschio che gioca sessualmente con la femmina della specie, un individuo fondamentalmente asociale (come ben esprime il termine individuo ) e perennemente infantile

Ma la 194/1978 ha sdoganato questo tipo di individuo.

La vera rivoluzione sarebbe riscoprire il valore della complementarietà tra uomo e donna, ciascuno con i propri doni e con le proprie peculiarità, tutti meravigliosi, offrendo proposte di alleanza e di solidarietà

Un approccio conforme alla natura di entrambi i sessi e totalmente diverso dall’atteggiamento violento di femministe urlanti che respingono l’uomo in quanto tale e nuocciono pertanto alla stessa felicità della donne.

In questa degenerazione femminista della figura della donna, io, come figlia moglie e madre non riesco certamente ad identificarmi.

Spero che dalle ceneri risorga una nuova immagine della Donna, per la quale personalmente, nel mio piccolo, mi spendo da parecchio tempo, insieme a tante amiche e a tanti amici che auspicano il recupero della vera femminilità, affinché ogni Donna possa avere un proprio ruolo in armonia con quello dell’uomo.

Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente del Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it

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