Donne con le gonne e il genio incompreso di Nuti

Donne con le gonne e il genio incompreso di Nuti.

Un bel film del 1991, che tra l’altro in quell’anno fu terzo per numero di incassi al botteghino. Il pubblico amava Cecco di Narnali. Lui sapeva conquistarlo.

Un grande film

Una delle sue più belle opere, segnerà però l’ultimo grande successo di pubblico dell’attore e regista toscano.

La critica stronco’ negativamente l’opera. Alcuni lo accusarono di essere maschilista, retrogrado, misogino, superficiale. Ma in realtà il film era sicuramente ambizioso, ma anche pieno di verità.

Analizzava la crisi del rapporto uomo donna, crosi dei ruoli, nel momento in cui la transizione da una società ispirata ai valori della cultura cattolica e contadina italiana, portava all’incontro con l’emancipazione femminile, conseguente alla società industriale e dei consumi. Le donne inserite nel mondo del lavoro, non interpretano più il ruolo di perno della famiglia. Non esauriscono più la loro esistenza nell’accudimento dei figli e del marito. Ma si pongono sullo stesso piano dell’uomo, e la famiglia è dunque trascurata da entrambi.

Profondo

In questo senso Nuti analizza una problematica sociale, che effettivamente riguardava milioni di persone in tutto il mondo. Lo fa con la sua geniale comicità, con il suo intuito, con la sua ironica irriverenza. Certo è stato accusato di aver fatto un film  pesante. Ma è sicuramente riuscito anche ad alleggerire un argomento estremamente complesso.

Per mortificare i tentativi geniali la critica italiana è fatta apposta. Ed ovviamente non sono stati generosi i critici, con un regista che sapeva far ridere,ma sapeva anche far riflettere.

In questo film, si analizza la storia d’Italia, oltre che della società dei consumi, del boom economico anche di momenti difficili come il terrorismo. È un film che non voglio illustrare, perché voglio che ci si prenda il più possibile la briga di vederlo.

Voglio soltanto dire che alla fine di una vicenda burrascosa, in cui il protagonista incatena la moglie e la costringe a vivere, la vita domestica in un casolare di campagna, lei riesce a scappare ed a farlo processare. Viene condannato. Nonostante un’arringa vibrante di un avvocato, interpretato da Gastone Moschin, il protagonista non riuscirà ad evitare la galera.

Il messaggio

Eppure il film finisce con una scena nella quale Nuti, ormai vecchio insieme a Carole Bouquet, sua moglie ormai invecchiata anch’essa, sono in un parco con la nipotina. Insieme da una vita. Si sono sempre ritrovati.

Nuti crede che l’amore possa vincere anche questa sfida epocale . Che la famiglia sopravviverà a questo momento storico.

È un messaggio politico e d’amore importante. Il messaggio sottovalutato che rende ancora di più un capolavoro questo film.

Francesco Nuti mi manca tanto. Non perché adesso è di moda a compiangerlo. Per tanto tempo è stato dimenticato. Ma non completamente, perché i suoi messaggi erano forti e tutti ci identificavano in essi.

A me  manca perché mi connette con un mondo, che oggi è passato. Quegli anni 80 e 90 che hanno segnato la mia infanzia e la mia adolescenza. Ma Nuti lo ritrovo e lo risento, me li fa ritrovare e me li fa risentire come eterni. E per questo mi manca, per questo motivo la sua scomparsa mi fa male. Perché so che è una parte essenziale dell’Italia, della Toscana e della nostra storia.

Perché so che il suo genio rimarrà, e non è stato giusto non dargli il peso che meritava in vita. In questo paese siamo molto bravi ad osannare dopo la morte. Vorrei tanto che Francesco fosse stato trattato più generosamente in vita.  Recuperiamo il tempo perduto. Rivediamo i suoi film. Riscopriamo il suo messaggio. Siamo un po’ più generosi anche con il suo grande capolavoro: Donne con le gonne.

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