Diego, no, non mi mancherai

Funambolo in campo, mediocre fuori. Nella giornata contro la violenza sulle donne si esalta un violento.

La morte di Diego Armando Maradona ha svelato molte contraddizioni.

Nei media e nel panorama politico che questi domina, cioè la sinistra globalista.

Personalmente ho un ricordo di Maradona legato ad un Fiorentina-Napoli del 1987.

Un giocoliere, Diego, nel riscaldamento si mette sotto la Curva Ferrovia a palleggiare come mai avevo visto, per la gioia dei tanti tifosi partenopei che affollavano i popolari.

Ma quella partita passerà alla storia per la sconfitta del Napoli e per un gol da più di sessanta metri di Paolo Monelli, centravanti della Fiorentina.

Ad un minuto dalla fine della gara, con i Viola in vantaggio per 2-1, l’attaccante gigliato Paolo Monelli decide di mettere in ghiaccio la gara mettendo a segna un gol da antologia: vedendo il portiere avversario Garella fuori dai pali, Monelli improvvisa un precisissimo e morbido pallonetto che –da 65 metri di distanza– si insacca comodo comodo per il 3-1.

Maradona ovviamente non si discute come calciatore, ma la sua antipatia già era palpabile allora.

Ieri e oggi è stato osannato da tutti i media.

La sua santificazione è già pronta, sull’ altare del marxismo militante.

Coccodrilli inginocchiati di fronte ad un grande campione ma uomo mediocre, come giustamente ha ricordato Sallusti, “drogato, violento e comunista”.

La violenza 

La prima contraddizione è la sentitissima “giornata contro la violenza sulle donne“, oscurata nei media e nei TG dalla morte di un uomo, che le donne peraltro non trattava nemmeno tanto bene, riducendole ad oggetto di piacere e non assumendosi le responsabilità dei molti figli naturali se non dopo interminabili cause giudiziarie.

Anzi, molte voci lo danno come un violento con il gentil sesso.

L’ex Pibe de oro intervenne due anni fa durante un programma televisivo argentino, Intrusos, e El Mundo Deportivo riporto’  le sue dichiarazioni.

Non sono mai stato un violento, ma Rocio era così insopportabile e si è comportata così male che le avrei staccato la testa”.

Già non è mai stato un violento, nessuno lo ammette mai.

Ma in un video lo si vedeva  guardare una partita in tv, accompagnato da un bicchiere.

Maradona, visibilmente alticcio, si alzava dal divano e si avvicina alla compagna Rocio Oliva, aggredendola.

Il filmato, diffuso da ElTreceTv,  è del 2014.

I suoi figli naturali hanno avuto i benefici del riconoscimento solo dopo anni di carte bollate, almeno alcuni,come qui in Italia, Diego Sinagra.

Il mondo comunista

Maradona, con il tatuaggio di Che Guevara sulla spalla, è stato portavoce di Fidel Castro nel mondo, e poi Chavez, Maduro, e, manco a dirlo, il loro ammiratore più illustre Papa Franceschiello.

Proprio a Bergoglio, Maradona ha donato una maglia con tanto di dedica: tra sinistrorsi si intendevano bene.

Quale ghiotta occasione per un Hasta Siempre al compagno Diego. Nessuna TV o sito se l’è fatta scappare.

La persona “fragile”

Dalla frequentazione dei personaggi più impresentabili del pianeta (da Castro a Chavez passando per Maduro) alla insolenza del “gesto dell’ombrello” contro lo Stato rapace che lo riduceva a prosaico “evasore fiscale”.

Già quello stato italiano che avanza da lui la pretesa di più di quaranta milioni di euro.

Cui lui rispose da Fazio (!) con arroganza e maleducazione, al solito.

L’ex calciatore si rese protagonista di uno dei suoi squallidi teatrini nel corso di “Che Tempo che fa”, su Raitre, intervistato da Fabio Fazio, facendo il gesto dell’ombrello al Fisco.

Restano invece intatte tutte le questioni pendenti sul piano tributario con il debito dell’ex campione argentino verso il Fisco italiano, 13 miliardi di lire, lievitati a oltre 40 milioni di euro per effetto di interessi e sanzioni.

Facciamola finita con definirlo persona “fragile”

Figlio della “favelas” argentine, Maradona non ha retto alla notorietà e alla ricchezza, ai lussi e ala bella vita?

Nulla di più falso.

Le droghe, gli eccessi, la trascuratezza (del corpo e della mente) a cui si era abbandonato, non erano un difetto della volontà e del carattere, ma erano appunto il suo carattere e la sua forza volitiva.

La sua arroganza ed alterigia elevati a sistema.

La sua arroganza di voler affermare come una virtù il suo vizio, come forza i suoi mezzucci.

Non sorprende che sia idolatrato dalla sinistra, cui ha effettivamente molte affinità.

Squallidi teatrini alticci o da cocaina hanno costellato i rotocalchi ed anche le dirette TV, spacconate da un evasore, colluso con la Camorra, che mai dovrebbero essere portate ad esempio.

La mano de Dios

Ed infine il Maradona calciatore.

Eccezionale, funambolo, ma anche in quel caso con troppe ombre.

Il suo gol emblema? Un gol irregolare.

Assurto ad arte, sicuramente.

Arte maledetta, arte proibita. Arte negativa.

Irregolare, viziato da un fallo, da una scorrettezza, da un mezzuccio.

(Photo Allsport/Getty Images)

Era il 22 giugno del 1986 e allo stadio Azteca di Città del Messico si stavano giocando i quarti di finale della Coppa del Mondo del 1986 tra Argentina e Inghilterra.

È il 51’ quando Valdano si allarga sulla destra del limite dell’area e riceve da Maradona. Solo che “El Poeta” manca l’aggancio e fa schizzare il pallone verso l’alto.

Il difensore inglese che lo marca è sbilanciato ma decide di intervenire comunque con il sinistro.

Ne esce un campanile altissimo che sembra piombare placido dalle parti di Shilton.

“Quando ho visto che la palla andava su, su, su mi sono detto: ‘non la raggiungerò mai’. Così ho cominciato a ripetere ‘abbassati per favore, abbassati’ – racconta Maradona – è stato in quel momento che mi è venuta in mente un’idea: saltare di testa ma anche con la mano.

Quando sono atterrato Shilton non aveva idea di dove fosse il pallone. Era nella rete”.

Ovviamente esultò come nulla fosse, per poi vantarsi a vita si averla fatta franca.

Se questo è un campione..

Lui si definiva il “miglior giocatore di calcio della storia”

Anche questa una guasconata.

Il colpo di testa è ciò che gli mancava, rimediò così.

Pelé invece del gioco aereo faceva un’eccellenza, come di tutto il resto.

Pelé è il miglior giocatore di tutti i tempi, indubbiamente, dentro e fuori dal campo.

Un campione di coerenza, eleganza e Fair Play.

Ed è pure di pelle nera, ma non è abbastanza di sinistra per essere idolatrato.

Perché in fondo questa è la contraddizione più evidente.

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