Democratici: i grandi sconfitti

Un conflitto “democratico” evidenzia le contraddizioni politiche di un Occidente in declino

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La sconfitta dei democratici – Oggi si riunisce un tavolo diplomatico in Bielorussia per tentare un avvicinamento tra Russia ed Ucraina.

Chi ha promosso tale luogo diplomatico? Gli Stati Uniti? L’ONU, l’Europa unita? Nessuno di questi, è stata la Cina.

Il conflitto Ucraino ha radici lontane, che affondano nella debole e deficitaria visione democratica della politica estera. Sin dalla rimozione di Yanukovic nel 2014 da parte di Hillary Clinton ed Obama ed il mancato rispetto degli accordi di Minsk, è stato chiaro che l’Occidente ha tentato di attrarre questa terra così vicino all’orso russo dalla propria parte. Blandendola con prospettive di entrata nella Nato, nella Ue, chiudendo un occhio ai crimini perpetrati ai danni del Donbass.

Allo scoppio del conflitto, però, di fatto, l’Occidente è sparito. Gli Usa con l’evanescente leadership di Biden si sono limitati a promettere vendetta tremenda vendetta, ammassando truppe in Polonia. L’Europa ha belato sanzioni autodistruttive senza accordarsi nemmeno sul blocco dello Swift. Palesando come non sia nemmeno più un’espressione geografica, ma meramente finanziaria. La Germania sta valutando di riarmarsi forte di un pil favorevole. La Francia è corsa alle prime ore a parlare direttamente con Putin nella persona di Macron, smarcandosi dalla pesante e lenta burocrazia dell’Unione.

Tutti in ordine sparso

Biden è consapevole (forse) che scoperchiare i suoi scheletri familiari in Ucraina sia pericoloso: il figlio Hunter, consulente milionario del distributore di gas ucraino è già invischiato nelle indagini che dovevano portare alla rimozione di Trump, e che si sono rivelate un boomerang per i Democratici.

La Von Der Leyen balbetta la sua inadeguatezza , mentre l’ONU è bloccato per il veto russo in azioni che dovrebbero essere risolutive, ma appaiono solo tardive e preoccupate dal risvegliarsi di appetiti cinesi su Formosa e di area della Corea del Nord.

La verità sotto gli occhi di tutti è che, purtroppo, gli organismi sovranazionali sono lo specchio di una diplomazia cerimoniosa e bizantina, inadeguati come fu la Società delle Nazioni di fronte alla spregiudicatezza di Hitler alla vigilia del secondo conflitto mondiale. La leadership evanescente di Biden ha rinfocolato gli appetiti sopiti degli Stati orientali, spingendo la Russia verso la Cina e la Corea del Nord, invece di blandirne le istanze ed attrarla nell’alveo di una visione europea occidentale cui storicamente appartiene.

Una tale azione miope rischia di rinsaldare una potenza produttiva di materie prime cui dipende tutto il mondo al colosso industriale nel quale è stata delocalizzata l’economia digitale globale.

Lo switch dell’economia occidentale è di fatto in mano a chi, sterilmente, fingiamo di minacciare.

Mentre i politici nostrani accendono lucine e sfoderano bandierine e gessetti, si sta consumando la marcia funebre dell’occidente che fu. Siria, Afghanistan sono stati solo l’antipasto della debacle cui la contestata elezione di Biden ci ha portato.

 

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