Decreto Sicurezza 2024: buon senso o autoritarismo? Una risposta alle critiche della sinistra
Il nuovo Decreto Sicurezza approvato dal governo Meloni nel 2024 non lascia spazio a interpretazioni: si tratta di un pacchetto normativo che punta in modo deciso a rafforzare l’ordine pubblico, tutelare la proprietà privata e garantire maggiore sicurezza nelle città italiane.
Eppure, puntualmente, arriva la levata di scudi della sinistra. Anche questa volta si parla di “fascismo”, “deriva autoritaria”, “attacco ai diritti civili”
Ma viene da chiedersi: è davvero così, o si tratta dell’ennesimo riflesso ideologico, staccato dalla realtà quotidiana che vivono milioni di cittadini?
Chi prova a leggere il decreto con onestà intellettuale, senza pregiudizi, scopre che molte delle misure contenute sembrano semplicemente di buon senso – e che in altri Paesi europei esistono da anni.
Reati più chiari, pene più severe
Uno dei punti più dibattuti è l’introduzione del nuovo reato di occupazione abusiva di immobili, con pene fino a 7 anni per chi si impossessa della casa altrui. È davvero così scandaloso? O è semplicemente il riconoscimento del diritto dei proprietari – spesso piccoli risparmiatori – di rientrare in possesso della propria abitazione?
Lo stesso vale per l’inasprimento delle pene per chi blocca strade o ferrovie: trasformare questi gesti in reati penali, se compiuti da più persone, serve a tutelare il diritto alla mobilità e il funzionamento dei servizi pubblici. Anche qui: dove sta lo scandalo?
E ancora: pene più dure per chi imbratta e danneggia edifici pubblici, monumenti, beni comuni. Dopo gli episodi visti a Firenze, Roma e Milano, era ora che si intervenisse con fermezza.
Sicurezza urbana e contrasto al degrado
Il decreto introduce anche strumenti per un controllo più efficace del territorio. Zone rosse, divieti di accesso a stazioni e metropolitane per soggetti pericolosi o recidivi, misure restrittive per minori coinvolti in atti di bullismo. C’è chi grida allo stato di polizia, ma la maggior parte delle persone – quelle che vivono nelle città, prendono i mezzi e mandano i figli a scuola – probabilmente tirano un sospiro di sollievo.
Violenza di genere: prevenzione concreta
Altro punto chiave, spesso ignorato nelle polemiche: il decreto rafforza gli strumenti di contrasto alla violenza sulle donne. Vengono estesi i poteri del Questore, aumentate le pene per chi viola gli ammonimenti, e introdotto l’obbligo per forze dell’ordine e presidi sanitari di informare e assistere le vittime. Non è retorica: è prevenzione concreta.
Altre misure: tra fermezza e pragmatismo
Ci sono poi misure che faranno discutere, come la castrazione chimica volontaria per i condannati per reati sessuali – simbolicamente forte, ma destinata a far riflettere. O il divieto di commercializzazione della cannabis light, che mette fine a un’area grigia spesso ambigua.
Infine, l’estensione dei casi per la revoca della cittadinanza italiana in caso di reati gravi: una misura che ribadisce che la cittadinanza non è un diritto acquisito incondizionatamente, ma un patto che va rispettato.
Le piazze della sinistra e le piazze reali
Renzi ha parlato di provvedimento “di facciata”, ma in molti casi sembra che sia proprio l’opposizione ad aggrapparsi a slogan stanchi. Intanto, oggi la sinistra è scesa in piazza come da copione, evocando minacce democratiche. Ma fuori da quelle piazze – nella vita reale, nei quartieri, tra commercianti e famiglie – c’è chi guarda a queste misure come a una risposta attesa da tempo.
Forse è arrivato il momento di smettere di trattare ogni tentativo di garantire legalità come un attacco ai diritti. Perché sicurezza e libertà non sono in opposizione: sono parte dello stesso patto civile. E questo decreto, al netto delle polemiche, va proprio in quella direzione.
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