Dallo “strisciante” all’evidente: ritorno dell’odio antiebraico in Italia e in Europa
Il 26 gennaio del 2022, durante un’intervista rilasciata a UnoMattina dalla ex presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, la giornalista che dialogava con lei definì “un po’ strisciante” l’antisemitismo che caratterizza la nostra società.
Un’affermazione che rischia di ridimensionare la portata di un fenomeno che, come anche la presidente ribadì alla giornalista, è tutto fuorché strisciante
L’intervista fu rilasciata in tempi non sospetti, ben prima del 7 ottobre quando, dopo il pogrom di Hamas contro centinaia di civili israeliani inermi, il popolino ha pensato che fosse il momento adatto per abbandonare tutto quel senso del pudore, per rubare le parole della Senatrice Segre, che lo tratteneva dal manifestare il proprio atavico odio antiebraico.

Dall’8 ottobre 2023, all’indomani del pogrom dei kibbutzim e del Nova Festival, se il tema è “Israele” insulti, aggressioni, manifestazioni e disagi a non finire, docenti e relatori cacciati dalle università, eventi annullati, eventi organizzati in luoghi segreti per “questioni di sicurezza” sono ormai all’ordine del giorno.
È una schiacciasassi d’odio sotto cui, però, sono finiti tutti gli ebrei, non solo quelli israeliani, compreso un bambino inerme di due anni
Bimbo italiano ed ebreo che oggi avrebbe 45 anni se non fosse stato assassinato dai terroristi palestinesi. È Stefano Gaj Taché che perì nell’attentato al Tempio Maggiore di Roma, orchestrato da Settembre Nero, il 9 ottobre del 1982.
A farne le spese, in questi giorni, è stata proprio la lapide a lui dedicata e apposta sulla facciata della sinagoga di Monteverde, a Roma
La targa commemorativa è stata imbrattata di vernice nera e corredata del solito slogan “Palestina libera”.
La procura ha aperto un’indagine per odio razziale, perché anche la giustizia ha capito che qui la solidarietà con il popolo palestinese ormai non c’entra più niente.
In questi giorni sono comparse altre scritte infamanti, a conferma di quanto detto poc’anzi: una “ebrei sionisti cancro del mondo” cui si aggiunge una Stella di David accostata a una svastica, l’altra “W
il 7 ottobre” seguita da un goffo disegno di falce e martello
Le scritte sui muri ricordano quelle con cui i nazisti imbrattavano le vetrine dei negozi ebraici negli anni ‘30. Tuttavia, i sedicenti difensori del popolo palestinese si schermano, asserendo che la critica non è contro tutti gli ebrei ma contro coloro che sostengono lo stato di Israele o l’operato del premier Netanyahu.
Vien da ridere a sentire quella litania, non ci crede più nessuno.
La verità è che non importa che siano israeliani o ebrei
È stata gettata la maschera dell’antisemitismo sotto ogni punto di vista. Un antisemitismo che opprime le nostre società da sempre.
Da secoli, da prima della Shoah, da dopo la Shoah, in un lungo filo conduttore fatto di pregiudizi ma, soprattutto di calunnie, prima tra tutte quella del sangue
E coloro che confezionano la propaganda palestinese, di cui imbrattatori di muri o giovani gregari sono il megafono perfetto – bocca aperta e cervello spento – lo sanno benissimo.
Conoscono alla perfezione quali sono i tasti che vanno premuti per scatenare l’antisemitismo annidato nel cuore di moltissime persone
Nel 1903, il pogrom di Chișinău cominciò quando fu rinvenuto il cadaverino di un bimbo cristiano. Il massacro, con alla base la calunnia del sangue, fu istigato dalla Chiesa ortodossa e sfruttato dalle autorità per dare un capro espiatorio e una valvola di sfogo ai cittadini scontenti. Quel giorno, decine di ebrei furono trucidati perché accusati di aver sacrificato il piccolo per berne il sangue durante la celebrazione di Pesach.
Nel 2025, a Manchester è stato assassinato un ebreo, ancora una volta per colpa della calunnia del sangue: i presunti crimini dei soldati dello stato ebraico, contro una moltitudine di palestinesi inermi hanno armato la mano di chi ha deciso di porre fine alla sua vita
I libri di Storia ci hanno fatto credere che l’odio contro gli ebrei sia finito con la Shoah, perché dopo una manifestazione di odio così grande, si pensava che non avrebbe più potuto scatenarsi nulla di simile o di peggio.
E invece, anche all’indomani della liberazione dei lager, gli ebrei hanno continuato a essere perseguitati, uccisi, discriminati, allora come oggi
“È avvenuto e dunque può accadere ancora” è un monito di Primo Levi, attuale più che mai.
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