Dalla cenere alla luce: S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), compatrona d’Europa.
Un pugnetto di cenere e di terra scura passata dal fuoco dei forni crematori di Auschwitz: è ciò che oggi rimane materialmente di S. Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein. Secondo Giovanni Paolo II fu “una personalità che portò nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo”. Tedesca di famiglia ebrea, a 14 anni abbandona l’ebraismo e diviene atea. Studia filosofia con Husserl. Nel 1921 si converte al cattolicesimo e nel ’33 entra al Carmelo di Colonia. Il 2 agosto 1942 viene prelevata dalla Gestapo e deportata nel campo di sterminio dove muore nella camera a gas. Wojtyla nel 1999 l’ha proclamata compatrona d’Europa.
Conversione e Santa Teresa d’Avila
Decisiva per la conversione della Stein al cattolicesimo fu la vita di Santa Teresa d’Avila letta in una notte d’estate del 1921. Aveva cercato a lungo la verità e l’aveva trovata nel mistero della Croce; aveva scoperto che la verità non è un’idea, un concetto, ma una persona, anzi la Persona per eccellenza. Così la giovane filosofa ebrea, la brillante assistente di Husserl, nel gennaio del 1922 riceveva il Battesimo nella Chiesa cattolica.
Il suo ultimo scritto, “La scienza della croce” (Scientia Crucis), rimase incompiuto, proprio perché lo avrebbe concluso in una camera a gas nel campo di Auschwitz.
La speranza nella croce
Nell’ultima lettera che, da deportata, era riuscita a far pervenire al Carmelo di Echt, aveva scritto: “Si può acquistare una “Scienza della Croce” solo se si comincia a soffrire veramente del peso della Croce. Ne ho avuto l’intima convinzione fin dal primo istante, e dal profondo del cuore ho detto: Salve, o Croce, unica speranza”.
Nel proclamarla compatrona d’Europa il primo Ottobre 1999, papa Wojtyla affermò: “Dichiarare oggi Edith Stein copatrona d’Europa, significa porre sull’orizzonte del Vecchio Continente un vessillo di rispetto, di tolleranza, di accoglienza. (…) ma è necessario far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. Un’Europa che scambiasse il valore della tolleranza e del rispetto con l’indifferentismo etico sui valori irrinunciabili si aprirebbe alle più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia”.
Ed ancora: “Ella è divenuta così l’espressione di un pellegrinaggio umano, culturale e religioso, che incarna il nucleo profondo della tragedia e delle speranze del continente europeo”.
Fede in una storia nascosta
Edith fu testimone combattuta di un’Europa che nei primi decenni del Novecento viveva una profonda crisi della cultura scientifica di origine positivistica e registrava la rinascita di varie forme di spiritualismo, con una rivalutazione dell’esperienza religiosa. Rinascita religiosa che anche nella Stein parte da una profonda riflessione sui limiti della scienza e, in politica, dalla necessità di integrare la cultura liberale e democratica europea con un profondo supplemento spirituale personalistico e comunitario.
Così scriveva Edith Stein, quando le ombre della guerra già stavano oscurando l’Europa:”Ciò che a volte ci sembra di capire della storia è solo un riflesso fugace di ciò che è il mistero di Dio, e così sarà fino a giorno in cui tutto sarà manifestato. La mia grande gioia è la speranza dell’illuminazione che ci sarà data. La fede in una storia nascosta dev’essere la nostra forza, soprattutto se ciò che ci è dato di percepire dal di fuori (per noi stessi e per gli altri) può spezzare il nostro coraggio”.
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