Da sosia di Benigni ad attore protagonista

Mireno Scali ha lavorato con Bombolo, Pippo Franco, Bracardi

Da sosia di Benigni ad attore protagonista.

Mireno Scali, attore cinematografico, televisivo e teatrale . Aretino, precisamente di Monte San Savino sessantasei anni. Divenuto recentemente anche giornalista e personaggio radiofonico.

Mireno sei noto, tra le altre cose, come il sosia di Roberto Benigni.

– La mia partenza è stata quella appunto all’inizio degli anni 80. Non è che si parlasse molto di sosia. Io avevo fatto appena un po’ di teatro. Siamo stati praticamente io e Paola Barale che faceva la sosia di Madonna, i primi sosia di attori.

Mireno Scali oggi

I sosia degli attori In quegli anni praticamente erano tutte persone che facevano altro. La loro fama si riduceva a qualche foto sul giornale, solo per la somiglianza.

Come iniziò esattamente?

– Al tempo neanche Roberto era così famoso. Io mi ero fissato di avere un suo permesso, anche solo verbale. Altrimenti non avrei neanche cominciato, se la cosa gli avesse dato noia.

Invece ci siamo incontrati grazie anche a Enzo Ghinazzi in arte Pupo.

Pupo il noto cantautore?

– Sì. Lui a Ponticino organizzava una manifestazione al tempo chiamata al Ponte d’Oro, e invitò sia a me che Benigni a questa manifestazione.

Da lì cambiò un po’ tutto per me. Fino ad allora avevo fatto alcune cose lì intorno ad Arezzo,da quella sera riuscii anche ad andare a lavorare a Roma.

Tu, Benigni e Pupo, tre artisti toscani, ma anche tre artisti aretini.

– Si Pupo è sempre stata una persona che ha dato una mano alle persone della zona. Io conoscevo anche suo padre, Fiorello, veramente un gran personaggio.

Anche lui artista?

– No, no. Lui faceva il postino. Ma era un personaggio locale. Era umoristico in un mondo favoloso. E Pupo ha ripreso molto da suo Babbo.

Oltre ad essere bravo come cantautore, lo è anche come persona. Nella zona lui ha dato spazio a tantissima gente.

Aretino come Benigni!

-Io tra l’altro con Benigni scherzavo sempre. Siccome lui è nato a Castiglion Fiorentino, ed io a Monte San Savino. Praticamente la distanza non è così enorme. Allora gli dicevo che mio padre amava andare al Lago Trasimeno, e forse era passato da Castiglion Fiorentino e magari aveva incontrato qualche signora sai….Ma lui non gradiva troppo questa battuta ( Mireno ride di gusto).

Al di là degli scherzi parenti non eravate?

– No però con Roberto siamo stati legati da qualcosa di strano. Pensa che lui ha scritto tutti i suoi copioni al Castello di Gargonza a Monte San Savino.

Vicinissimo a casa mia.

Io lo prendevo in giro, dicendogli che aveva iniziato a venire qui quando aveva scritto Johnny Stecchino, per vedere la reazione della gente che magari lo scambiava per me.

E lui che rispondeva?

-Roberto è un volpino e rispondeva sempre che non ci pensava, ma ovviamente ci pensava benissimo.

Quindi hai mantenuto un buon rapporto con lui?

– Sì assolutamente. Anche se ora lui è cambiato in un modo incredibile. Io dico sempre che si può cambiare nella vita.
Ma l’Oscar lo ha trasformato.

In che senso?

– Ad esempio lui era un mangiapreti, adesso è andato addirittura dal Papa con la suocera. È il massimo.

È vero che se serve un aiutino conta più un vescovo che un politico.
Però lui ha proprio cambiato anche il comportamento.

Era un personaggio che per strada ti metteva in difficoltà. Salutava tutti, fermava la gente.

Ora è tutto l’opposto.

Lo hai più rivisto?

-Una volta in un ristorante dove spesso ci vedevamo, un saluto del tutto diplomatico.

Anche perché la gente se già a lui da l’assalto quando ci vedono insieme è peggio.

Ma, con il tempo la somiglianza fisica è andata un po’ scemando…

-Sì ma questo anche perché l’ho voluto io.

Benigni ha iniziato alle feste dell’Unità. Le battutacce sul Papa. Emblematico il film Berlinguer ti voglio bene. Tu invece come hai iniziato?

– Io ho iniziato con una compagnia teatrale di paese.

Quasi per gioco potremmo dire?

– Si, in realtà ho iniziato perché ero abbastanza timido, e volevo vedere se salendo su un palco mi sbloccavo un po’. Avevo 16 /17 anni.
Poi mi accorsi che quello che facevo piaceva, faceva ridere.
Io non ho mai cercato un gancio politico.
Anche perché, se andiamo a vedere anche adesso, i politici mi sembrano tutti uguali.

Cioè?

– I politici sono degli attori che parlano tanto bene, ma poi si fanno i fatti loro.

Ho avuto modo,di recentemente, di intervistare Alessandro Lechner, figlio di Franco detto Bombolo, con il quale tu hai lavorato. Che personaggio era?

-Bombo faceva parte di quella categoria di persone che hanno il tempo comico quando parlano. E non lo dico per cattiveria, sul palcoscenico perdeva un po’. Magari per la tensione. Invece nella vita era davvero unico Co il suo modo di farti ridere, dicendo qualsiasi cosa . Ed era una persona veramente molto buona.

Un ricordo?

– Ti faccio un esempio delle battute di Bombolo. Quando sono entrato nella compagnia teatrale del Bagaglino, avevo già fatto una piccola partecipazione con Bombolo ed eravamo entrati in confidenza.

Un giorno, lui aveva già iniziato a sentirsi male, quindi era molto dimagrito, e gli dissi: “lo sai che somiglia a buster Keaton”. E lui mi fa: ” E chi è mo sto stronzo, n’attore novo?”.
Perché aveva paura che prendessero un’altro attore, al suo posto.

Quindi hai iniziato tramite Bombolo a lavorare al Bagaglino?

-No in realtà avevo già conosciuto Pingitore.

Lui l’ho ritrovato lì.

Tu hai lavorato anche con un altro attore famoso: Lino Banfi.

– Si. In vieni avanti cretino. Non è che al tempo fossi famoso. Ero in giro per Roma con Franco Bracardi.
Incontrammo Luciano Salce, il noto regista.

Io non avevo neppure una mia foto cinematografica. Attaccò una mia cartolina ad una lavagna e mi scelse, tra i primi attori.

Di Lino Banfi che ricordo hai?

– Ci siamo rivisti varie volte. Casualmente anche in alcune serate. Anche Banfi è uno che viene dalla gavetta. Quei personaggi un poco più duri come attori. Però sono quei personaggi che devi seguire, perché con loro impari davvero a lavorare. Seguendo quello che fanno loro

Che ricordo hai invece di di Salce ?

– Beh lui era un grande personaggio. Mi ha fatto molto piacere aver ritrovato il figlio alcuni anni fa.

In quegli anni molti attori erano anche attori teatrali…

– In quegli anni c’era il problema della pellicola, fare un film costava più di oggi. Ed un attore teatrale, essendo abituato ad imparare le battute a memoria, faceva di solito sprecare meno pellicola.

Ora ovviamente questo problema è stato attualmente risolto tramite il digitale.

L’attore o l’attrice con cui ti sei trovato meglio a lavorare.

– Ad esempio mi sono trovato molto bene al Bagaglino con Franco Bracardi, con il quale abbiamo fatto tantissime serate in giro per l’Italia. Che poi diventò il pianista del Maurizio Costanzo Show.

Quando viaggi insieme anche in macchina, hai modo di conoscerti e parlare.

Poi ho un ottimo ricordo di Oreste Lionello, che aveva tutto un carattere differente da Bracardi, però ho imparato tantissimo anche da lui. Ed infine Pippo Franco, con il quale tuttora ci sentiamo e sono in contatto. Siamo diventati amici.

Tu ora continui la carriera di attore, però molto più sporadicamente giusto?

– Io ho deciso di fare pochissimi lavori. Oggi c’è una forte frenesia. Io invece voglio fare poche cose, ma fatte bene. L’altr’anno ad esempio, insieme a Diego Abatantuono , ho fatto la pubblicità della Dazn.

A me basta. Io di quello vivo. Non mi interessa strafare. Quest’anno ad esempio ho in programma uno spettacolo in un paese della Lunigiana, in costumi del 1400.

Io, insieme a un altro attore, ci presentiamo in mezzo alla piazza del paese con la DeLorean, la macchina di Ritorno al Futuro. E da lì iniziamo un dialogo sui cambiamenti.

Preferisco fare queste cose che mi piacciono. Fare molto poco e dedicarmi più a me stesso.

Tra le altre cose sei diventato un giornalista?

– Sì sono un pubblicista, mi prese la curiosità di sapere come si faceva il giornalista. Allora iniziai a collaborare con una radio locale.

Tu comunque nella vita hai fatto esclusivamente la professione di attore? Non hai dovuto fare lavori paralleli?

– Sì ho fatto soltanto l’attore.Anche perché prima c’erano tanti teatri nelle città. Teatrini più piccoli, da poche persone dove facevi cabaret. Oggi è sparita ogni cosa.Però allora ti consentivano di sopravvivere.
Era anche una palestra. Ora ci sono i social che sono un’altra palestra.

Credi che i social abbiano abbassato il livello qualitativo dello spettacolo?

-No credo che abbiano solo accorciato i tempi. Tutto viene fatto molto più velocemente di prima .

Però prima non tutti salivano su un palcoscenico così velocemente. Chi saliva era preparato..

-Sì ma d’altro canto come vantaggio c’è anche il fatto che puoi salire su un palcoscenico e durare una stagione. Magari diventi subito famoso, perché fai una certa cosa. Poi vieni subito dimenticato perché quella stessa cosa la sanno fare in molti e non ti sai rinnovare.
Ora i social sono in auge. Ma credo che prima o poi si abbasseranno, perché ognuno troverà il suo spazio.

Guardiamo la radio, ad esempio, che non è mai andata persa . Come molti prevedevano con l’avvento della televisione. Oggi ci sono circa 800 canali televisivi che trasmettono in Italia, più i social, però la radio ha trovato comunque un suo spazio, esattamente come il giornale cartaceo.

Chiaramente un po’ tutto limita lo spazio per gli altri. Però come dice la donnina di Arezzo, la vita è una ruota e gira gira e si ritorna da capo.

C’è qualcosa che ti dispiace?

-Sai come dicevamo prima, che ormai la gente non va più a teatro. Che tanti teatri abbiano dovuto chiudere.

Io credo che anche la politica dovrebbe intervenire per riportare la gente a teatro.
Se guardi dopo la pandemia si sarebbero dovute organizzare una marea di iniziative, proprio perché la gente tornasse a frequentare altra gente, a volersi bene. Ed ora invece, presumo per la prima volta nella storia dell’umanità, dopo una pandemia ci propinano una guerra. Questo la dice molto sul mondo nel quale ci vogliono proiettare.

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