Con la proposta Boldrini sul consenso, meglio ai set hard
È pur vero che il “contratto firmato” o “liberatoria prima del sesso” nella proposta di legge di Laura Boldrini non c’è scritta.
Il testo (AC 1693, presentato il 7 febbraio 2025) parla di consenso espresso, libero, immutato durante l’atto e sempre revocabile. Non di PEC, testimoni o notai e neanche liberatoria scritta. Comunque la scarsa realizzabilità pratica ha scatenato sui social i meme con moduli precompilati e vignette che hanno scatenato l’iralità su un argomentocertamenteserio come quelli degli abusi sessuali.
Ma se non è vero che serve il consenso scritto perché se ne parla tanto? Perché la norma, pur non imponendo un consenso scritto, introduce un principio che nella realtà rischia di trasformarsi in un incubo pratico: se il consenso deve essere chiaro e dimostrabile in ogni momento, come si fa a provarlo dopo? Senza una registrazione audio/video o un bel contratto firmato, resta solo la parola di uno contro l’altro. E a quel punto, buona fortuna
Risultato: i rapporti sessuali più “sicuri” da eventuali denunce potrebbero diventare quelli dei set pornografici. Lì almeno tutto è documentato, con tanto di liberatoria e telecamere accese. Un modello di vita privata che difficilmente gli italiani sognavano di importare in camera da letto.
La Boldrini dirà che la sua è una battaglia di civiltà, allineata a paesi come Svezia e Spagna, dove la regola è “solo sì significa sì”. Ma il rischio di trasformare l’intimità in un campo minato giudiziario resta.
E qui l’ironia è inevitabile: da oggi, più che portare i fiori a cena, conviene portare la videocamera
Conclusione: la fake news del consenso scritto è tale.
Ma la proposta, pur priva di moduli cartacei, resta poco praticabile e parecchio inquietante
Perché se per fare l’amore serve la stessa burocrazia di un mutuo, forse qualcuno ha perso il contatto con la realtà.
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