Commercio al dettaglio: in calo le vendite a marzo. E-commerce in controtendenza (+11,1%). Coldiretti: scongiurare aumento IVA

L’Istat lo conferma: marzo 2019 è stato gramo per il commercio al dettaglio. Le vendite sono diminuite dello 0,3% in valore e dello 0,2% in volume, con un calo – su base annua – del 3,3% in valore e del 3,7% in volume, affossate anche dalla Pasqua tardiva caduta ad aprile1.

Ad alimentare la flessione il comparto alimentare, con un calo record nelle vendite del 6,4% in valore (7,3% in volume) mentre per quanto riguarda i beni non alimentari si sono registrati valori più contenuti: -0,5% in valore e -0,2% in volume. Numeri che emergono dall’analisi diffusa da Istat, dalla quale si evidenziano dati negativi per tutte le forme distributive: dalla grande distribuzione (-7,1%) ai piccoli negozi (-5,2%) fino addirittura ai discount (-1,5%). 

Moda: un settore non immune dal calo delle vendite al dettaglio, che tuttavia nell’online registra un confortante +13%

Uno spiraglio proviene dal commercio elettronico, che registra un +11,1%. “Si salvano solo gli acquisti online”, spiega Uecoop, l’Unione Europea delle Cooperative. “Con 38,4 milioni di italiani che nell’ultimo anno sono ricorsi al web per fare acquisti, spendendo mediamente 360 euro, (+10%)2, il valore del commercio on line sfiora i 14 miliardi di euro. Qui i primi tre settori che registrano le crescite maggiori sono il cibo e i prodotti per la cura della persona (+18%), l’arredo e gli elettrodomestici (+16%), l’elettronica e la moda (+13%). Seguono i viaggi (+9,3%), i videogiochi (+8,3%), i giocattoli (+7,6%) e la musica (+4,3%).

Ma la flessione del comparto alimentare nelle vendite al dettaglio preoccupa Coldiretti: “Una situazione di ‘recessione a tavola’ che conferma la necessità di scongiurare qualsiasi ipotesi di aumento dell’imposta sugli acquisti. L’aumento dell’Iva rischierebbe infatti di colpire anche beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con un’aliquota al 10% ed il vino e la birra con una al 22%.” Un rischio tangibile che getta ombre sulle tasche degli italiani per i quali la spesa alimentare è al secondo posto dopo quella per la casa, con un importo complessivo di 244 miliardi.

 


1 dati Istat

2 analisi Uecoop su Digital 2019

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