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Come nelle università progressiste d’America si insegna l’intolleranza verso il pensiero non conforme.

di Francesco Terracciani
6 Novembre 2023
In Attualità, Cultura
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Come nelle università progressiste d’America si insegna l’intolleranza verso il pensiero non conforme.
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Come nelle università progressiste d’America si insegna l’intolleranza verso il pensiero non conforme

Le più prestigiose università americane, quelle che fanno parte della cosiddetta Ivy League, Yale, Harvard, Princeton, Columbia e via discorrendo, sono attraversate, anzi infestate, da un movimento neo-puritano intollerante, iconoclasta e violentemente anti-occidentale.

Questo movimento esprime un moralismo censorio ed inquisitorio e genera un isteria collettiva ed una caccia alle streghe di stampo progressista, profondamente illiberale, aggressivo e intollerante capace di imbastire, appunto, una vera caccia alle streghe, travolgendo la vita di chi si oppone e resiste in nome della ragione, e della libertà di pensiero, di opinione e di parola.

Inoltre esso, anche se nato su esigenze antirazziste, genera un nuovo razzismo e un nuovo segregazionismo

Protagonista di questo movimento è la cosiddetta “woke generation”, generazione sveglia, studenti e professori divenuti chierici della cancel culture e dell’ideologia del politicamente corretto, più che a studiare e ad insegnare sono dediti a passare al setaccio, sulla base di una etica antidiscriminatoria, i testi dell’intera cultura occidentale.

Ne nascono campagne di “purificazione” e cancellazione dei testi e del loro linguaggio, che diventano anche campagne inquisitorie sul linguaggio, sulle opinioni e perfino sulla vita privata di studenti e professori nei campus.

Il risultato è che si è costituito nei campus un vero meccanismo informale di censura, capace di mettere all’indice e condannare non solo libri ma anche persone.

La campagna di purificazione si abbatte, infine, spesso su docenti e studenti che si oppongono alla pseudo-critica moralista del “movimento” e che sono alla fine licenziati o costretti alle dimissioni

Il noto avvocato e scrittore Alan Dershowitz ha dichiarato: “La cancel culture è il nuovo maccartismo della generazione woke. Come il vecchio maccartismo, anche quello nuovo pone fine a carriere, distrugge eredità, scioglie famiglie e provoca suicidi, senza alcuna parvenza di giusto processo o opportunità di confutare le accuse spesso false o esagerate”.

Insomma, i campus americani sono divenuti così un terreno di una permanente caccia ai peccati e ai peccatori, secondo il decalogo antidiscriminatorio ed antirazzista della neoreligione politicamente corretta.

In soldoni, sono covi progressisti.

 

Leggi anche: L’Italia con l’acqua alla gola

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Tags: CULTURAIN EVIDENZAINTOLLERANZAUNIVERSITA'USA
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