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Home Economia

Carrefour lascia l’Italia. NewPrinces rileva la rete: fine di un’era per la GDO francese

di Simone Margheri
26 Luglio 2025
In Economia
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Carrefour lascia l’Italia. NewPrinces rileva la rete: fine di un’era per la GDO francese
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Carrefour lascia l’Italia. NewPrinces rileva la rete: fine di un’era per la GDO francese

Carrefour chiude la sua lunga parentesi italiana.

Dopo anni di performance deludenti e di difficili tentativi di rilancio, il colosso francese della distribuzione ha ufficializzato la cessione del 100% delle attività italiane al gruppo agroalimentare NewPrinces, fondato da Angelo Mastrolia.

Un’uscita che segna la fine di un’avventura iniziata negli anni ’90, quando il modello dell’ipermercato sembrava destinato a dominare il futuro del commercio al dettaglio

L’operazione ha un valore complessivo di circa un miliardo di euro in termini di Enterprise Value, ma l’Equity Value simbolico di un solo euro fotografa meglio di qualsiasi dato l’andamento del business negli ultimi anni. A pesare non è stata solo la crisi strutturale del formato ipermercato, ma una somma di criticità operative, strategiche e sistemiche.

Un modello che non ha retto il tempo

Il grande punto debole di Carrefour in Italia è stato proprio il suo storico punto di forza: l’ipermercato. Un format oggi in forte contrazione, inadatto alle nuove abitudini di consumo, che privilegiano la prossimità, la velocità e la multicanalità. Carrefour non è riuscita a reinventarsi in tempo, mentre intorno crescevano modelli più agili e coerenti con la domanda, come i discount o i supermercati di quartiere.

Ma a rendere particolarmente difficile il percorso italiano è stato anche il contesto competitivo

La grande distribuzione italiana è un ecosistema affollato, dove convivono realtà fortemente radicate sul territorio e protagonisti internazionali. In questo panorama Carrefour ha pagato la sua posizione intermedia: troppo grande per essere percepita come “vicina”, troppo lenta per contrastare l’efficienza logistica dei discount.

Concorrenza asimmetrica

A tutto questo si è aggiunto un elemento strutturale di squilibrio: la concorrenza asimmetrica esercitata da alcune grandi cooperative italiane, in particolare Coop e Conad. Cooperative che operano di fatto come grandi aziende della GDO, ma che godono ancora oggi di agevolazioni fiscali e previdenziali pensate per realtà mutualistiche di piccola scala.

Un’anomalia che molti osservatori considerano sempre meno sostenibile in un mercato europeo integrato, dove i gruppi devono confrontarsi a parità di condizioni. Gli sgravi fiscali e le minori aliquote IRES riconosciute alle cooperative – anche a quelle che operano in modo indistinguibile da una spa – rappresentano un fattore competitivo distorsivo, che andrebbe almeno riconsiderato in una logica più trasparente e omogenea a livello continentale.

Una cessione inevitabile

Nel 2024 Carrefour Italia ha registrato un fatturato di 4,2 miliardi di euro ma con una perdita operativa di 67 milioni. A questo si aggiungono anni di tensioni sindacali, tagli del personale, chiusure e un e-commerce mai decollato. La cessione a NewPrinces – gruppo in rapida espansione dopo l’acquisizione del britannico Princes – era a quel punto quasi inevitabile.

Il nuovo proprietario ha annunciato investimenti per 200 milioni di euro e un rilancio basato su digitalizzazione, efficienza logistica e una progressiva sostituzione del marchio Carrefour con lo storico “Gs”, simbolo degli albori della GDO italiana. Un ritorno alle origini che ha l’ambizione di rimettere in moto una macchina inceppata.

Resta da capire se l’operazione sarà sufficiente per rimettere in piedi una rete ampia e disomogenea come quella lasciata in eredità da Carrefour

E resta aperta la questione occupazionale: oltre 13.000 lavoratori sono coinvolti nel passaggio, con i sindacati già mobilitati per chiedere tutele e garanzie.

Più in generale, il caso Carrefour solleva domande scomode sul futuro della grande distribuzione in Italia e sulla tenuta di un mercato che, troppo spesso, appare segnato da asimmetrie normative e da una concorrenza che non è davvero libera.

Se davvero si vuole rendere il settore più competitivo, non basteranno buone idee imprenditoriali

Servirà anche il coraggio di rivedere un sistema di regole che premia alcuni e penalizza altri, a prescindere dalla qualità della loro offerta.

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Tags: ALIMENTAZIONEAziendeCarrefourIN EVIDENZAITALIA
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