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Caro Rocco Siffredi, il gruppo “Mia moglie” non è goliardia, è violenza

di Stefania Scarpati
29 Agosto 2025
In Attualità
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Caro Rocco Siffredi, il gruppo “Mia moglie” non è goliardia, è violenza

La chiusura del gruppo “Mia moglie” da parte della Polizia Postale ha riportato alla luce una verità che molti preferiscono ignorare, dietro uno schermo di un telefono, spesso si consuma una forma di violenza che non è meno devastante, solo perché digitale.

Foto intime di donne, spesso condivise dai loro stessi compagni o ex, circolavano come trofei

E il nome del gruppo, che pareva quasi innocuo, era in realtà un marchio di possesso.

E’ la punta di un iceberg marcio.
Ho già udito, e non lo nego, con un certo fastidio, l’obiezione da parte di alcuni uomini, (che forse in quel gruppo ci volevano entrare, ma che non hanno fatto in tempo),

“E chi vi dice che le donne non erano consenzienti?”.Forse, qualcuna lo era, ma le Forze dell’Ordine hanno chiarito che, nella maggior parte dei casi, si trattava, con ogni evidenza, di immagini rubate, sottratte, e mai autorizzate a una diffusione pubblica. Il consenso non si presume, anzi qui, allo stato, si esclude

Ma ci fosse stata anche una sola donna non consenziente, quello che é accaduto dimostra un atteggiamento abusante di alcuni uomini (purtroppo tanti, quasi 32mila), inaccettabile.

Foto di donne ignare scambiate come figurine per completare l’album, per assecondare e soddisfare esclusivamente la perversione di un branco.

Quello che fa più male, è sapere che, verosimilmente, solo poche donne denunceranno. Non perché non abbiano subito un torto, ma perché la violenza, in questo come in altri casi, è doppia, da un lato l’abuso dell’uomo che tradisce la loro fiducia, dall’altro il peso di affrontare un processo, con tutto ciò che ne deriva in termini di tempo, impegno e stigmatizzazione (e spesso poca resa, con risarcimenti banali che, anche quando effettivamente si riscuotono, non riparano affatto al male subito)

Tuttavia, nonostante questo, la denuncia, e il processo che ne consegue, ha per le vittime un grande effetto terapeutico, ristabilisce la propria dignità, che é il bene più prezioso che una donna possa conservare.

Non abbiate timore, quindi, ma abbiate coraggio, denunciate e contribuirete inconsapevolmente alla crescita culturale di questo Paese.

Purtroppo, molte non riusciranno neppure a liberarsi da uomini così, arriveranno le scuse, il pentimento di facciata, e tutto si chiuderà a tarallucci e vino, senza che mai si affermi in un’aula di giustizia che quel comportamento è sbagliato, e pertanto é punibile

Intanto il Paese si divide, c’è chi minimizza parlando di goliardia, chi riduce la vicenda a una questione di mere fantasie sessuali. Ma qui non si tratta di moralismo, si tratta di difendersi da un attacco frontale che colpisce la dignità femminile.

Le donne, come gli uomini, é perfino superfluo ribadirlo, sono libere di vivere la propria sessualità come vogliono, con chi vogliono, nella forma libera che scelgono.

E nessun può rubare loro quella libertà, ma nessun uomo può trafugare immagini personali e abusarne

E poi arriva lui: Rocco Siffedri ed é proprio vero “un bel tacer non fu mai scritto”, le sue dichiarazioni, che cercano di sminuire l’accaduto, perfino con paragoni non calzanti, sono offensive e fastidiose. Siffredi parla di goliardia, presume il consenso, e paragona la pratica online allo scambismo. Paragone insulso.

Qui non si tratta di scambismo, dove due adulti consenzienti scelgono insieme. Qui il consenso non c’è, ed è proprio questa la differenza fondamentale

E non può essere un pornoattore, a sua volta accusato da decine di donne di comportamenti abusanti, a
“legittimare” una pratica che non ha nulla a che vedere con il sesso adulto consapevole e consenziente, ma con l’abuso.

È una questione di diritti, di rispetto, di giustizia. La chiusura del gruppo è un segnale positivo, ma insufficiente. Finché continueremo a considerare “goliardia” ciò che in realtà è violenza, continueremo a giustificare un Paese che ancora non ha imparato che il corpo delle donne non si possiede, non si scambia, non si ruba, non si violenta in nessun modo

E chi lo nega, chi minimizza, chi si nasconde dietro la parola “consenso”, sta solo dicendo che la dignità delle donne vale meno della propria propria perversione.

E questo è inaccettabile.

Non c’è bisogno di essere Rocco Siffredi per riconoscere che tra adulti consenzienti si può fare tutto, non è una questione moralistica

Il punto è un altro, inviare quelle foto rubate in un gruppo equivale a consegnare l’intimità delle donne al branco, è usare il corpo delle donne come merce da scambiare

Caro Rocco Siffredi, meno chiacchiere e più silenzio, non sei un modello, tantomeno su come trattare le donne. Che poi, se proprio devo scegliere, io preferisco Franco Trentalance, senza offesa, eh.

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Tags: DONNEPRIMO PIANOPRIVACYRevenge pornROCCO SIFFREDI
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