Cara Meloni, ti conviene votare subito
Guardiamo in faccia alla realtà: rinviare al 2026 le elezioni regionali cosa porterebbe, concretamente, al governo di centrodestra?
Cinque regioni in palio: Puglia, Campania e Toscana oggi governate dal centrosinistra, Veneto e Marche già in mano alla destra. Posticipare il voto servirebbe davvero a rafforzare la stabilità della premier?
Difficile crederlo.
In Veneto, la partita è già scritta: Zaia trascinerà il centrodestra a una vittoria schiacciante. Ma attenzione: dietro l’apparente trionfo della Lega si nasconde un cambio di equilibri. Fratelli d’Italia ha già messo radici profonde e, in Consiglio regionale, i numeri parleranno chiaro: più consiglieri meloniani che leghisti. Conviene, paradossalmente, che resti un governatore leghista: il Carroccio manterrà la lealtà alla premier, e Meloni eviterà il rischio che i leghisti giochino la carta della crisi proprio nei territori dove governano.
Nelle Marche, il quadro appare favorevole: Acquaroli è avanti nei sondaggi e l’alleanza “larghissima” del centrosinistra si è già ristretta per la ritirata di Calenda
Ma rinviare le elezioni può rivelarsi un autogol. Calenda potrebbe rientrare in partita, Ricci avrebbe mesi preziosi per recuperare terreno. Il vantaggio del centrodestra è solido, ma non incolmabile.
In Campania, lo scenario è più complicato. Il centrosinistra parte in vantaggio netto, ma le mosse imprevedibili di De Luca possono sempre sparigliare le carte. Anche qui, rimandare significa regalare tempo a chi oggi sembra più debole.
Poi c’è la Puglia
Per la prima volta il centrodestra è davvero competitivo, lo scarto è minimo. Meloni può giocarsi qui la chiave del successo. Vincere in Puglia significherebbe ribaltare la narrazione e portare a casa un 3 a 2 che, nei numeri e nei simboli, avrebbe il sapore della vittoria politica.
E infine la Toscana, il vero terreno di battaglia simbolico. Il problema non è l’irrequietezza di Eugenio Giani, che chiede di votare presto. Giani è, per sua natura, sacrificabile: uomo di apparato, più che di popolo, non scalda i cuori né galvanizza la sinistra.
È una figura che tiene dentro Italia Viva ma che tiene fuori la pancia grillina e i settori più massimalisti del Pd. La segreteria Schlein sa che Giani è un ostacolo più che un punto di forza
Il centrosinistra toscano è spaccato, ma il centrodestra, per vincere, deve fare qualcosa che ancora non ha fatto: dimostrarsi un’alternativa credibile, capace di parlare ai ceti produttivi, alle professioni, agli ambienti tradizionalmente ostili alla destra. La crisi della classe dirigente del Pd è evidente, ma l’area centrale della Toscana non si conquista solo per demeriti altrui.
Conviene a Meloni investire ora su questa sfida?
Forse sì, forse no. Ma il quadro è chiaro: se si vota subito e si vince in Puglia, il centrodestra può chiudere la partita con un 3 a 2, risultato che rafforza la premier e la sua leadership. Altrimenti si rischia una sostanziale conferma dello status quo: ognuno tiene il proprio e il governo si presenta alle Europee senza slancio.
Rinviare tutto al 2026 può sembrare prudente, ma significa anche regalare tempo a un centrosinistra oggi confuso, ma che potrebbe riorganizzarsi
Gli avversari in crisi sono un’occasione, ma sottovalutarli può aprire la porta al nostro insuccesso.
Meloni, il tempo gioca a favore di chi sa decidere. E in politica, chi decide vince.
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