Bufera sul titolo di “Libero”, ormai ridotto all’ombra di un quotidiano

“Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici. Vito Crimi ha avviato la procedura che azzererà i finanziamenti pubblici entro i prossimi tre anni“. Lo scrive il vicepremier Luigi Di Maio su Facebook condividendo la prima pagina di Libero che oggi titola: “Calano fatturato e pil ma aumentano i gay”.

Fnsi, legittime critiche a Libero, non ritorsioni – “Il ministro Luigi Di Maio e il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi continuano ad avere un approccio sbagliato nei confronti del mondo dell’informazione. La giusta condanna di ogni forma di discriminazione e del linguaggio offensivo delle diversità, al quale si abbandona oggi il titolo di apertura del quotidiano Libero, non può giustificare in alcun modo la rivendicazione del ministro e del sottosegretario di cancellare qualsiasi forma di sostegno all’editoria”. Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

Arcigay, con il titolo di Libero si istiga l’odio – “Nel titolo di prima pagina con cui il quotidiano Libero è uscito in edicola questa mattina, c’è il tentativo becero di insinuare un legame tra due fenomeni, il calo del Pil e l’aumento della visibilità delle persone lgbti, che evidentemente non hanno alcun rapporto diretto di causa effetto”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay. “Già soltanto parlare di aumento degli omosessuali significa fraintendere l’informazione che Libero stesso pubblica a pagina 3, nell’articolo a firma della giornalista Giovanna Cavalli, dove si parla correttamente di aumento della visibilità (e non del numero) delle persone lgbti, riportando con precisione dati e analisi assolutamente rispettabili, che scattano una fotografia interessante del nostro presente”. 

Facci, nessun reato ma M5S vuole chiudere Libero – “Vorrei sapere, tra coloro che invocano la chiusura o la morte finanziaria di Libero, quanti hanno anche letto l’articolo a cui il famigerato titolo si riferisce – che è fatto dalla redazione, come sempre capita coi titoli – e quanti, nel caso, oserebbero parlare ancora di omofobia, che ricordiamo: corrisponde a un reato”. Lo dice all’ANSA Filippo Facci, autore dell’articolo di Libero, il cui titolo ha provocato accuse di omofobia.

Caro Facci, la libertà di espressione è sacra, siamo pienamente d’accordo e l’ipotesi che Libero venga chiuso è folle e ricorda la censura di regime; detto questo esistono i concetti di “il buon gusto” e “professionalità” che sarebbe opportuno non buttaste nella tazza del cesso per cercare di vendere mezza copia in più.

La triste verità è che il vostro giornale ha un livello infimo, continuando ad urlare sempre di più, assomiglierete sempre meno a dei giornalisti, riducendovi a semplici strilloni da strada.

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