Mi consenta una gaffe

Tra pizzini ed esternazioni emergono verità scomode e diverse

Berlusconi ha fama di essere un grande “gaffeur” come dicono i Francesi. Ma chi lo conosce sa che in realtà le sue “gaffes” sono spesso intenzionali. Gli servono a veicolare messaggi, a testare prese di posizione o a sondare umori e reazioni. Un giuoco che, tra il dire e il non dire, cela o rivela altre verità. Scomode e diverse da quelle ufficiali. Certo, è anche un giuoco che si presta a quel particolare esercizio del potere fatto di influenze, interferenze e pressioni. Specie quando è in corso la formazione di un Governo.  Ma nel caso delle dichiarazioni relative alla vicenda Ucraina, solo apparentemente “dal sen fuggite” e che tanto scalpore hanno suscitato, c’è probabilmente dell’altro. C’è, a mio modo di vedere, il tentativo sia pur confuso di qualificarsi come un possibile “mediatore” tra Putin e la NATO. Affermando così con forza l’esigenza di una trattativa senza la quale sarà impossibile trovare la pace. Esigenza peraltro sempre più avvertita a livello internazionale da gran parte dell’imprenditoria, allarmata dalla gravità del disastro economico e sociale nel quale sta sprofondando l’Occidente europeo. 

Dire, non dire; suggerire e smentire

E Berlusconi (costantemente informato dai sondaggi) sa che tale allarme è condiviso dalla maggioranza degli Italiani. Stufi di essere costretti a finanziare, loro malgrado, il continuo invio di armi a Zelenski anziché opere o interventi sociali a favore delle fasce più deboli della popolazione italiana. Quando peraltro è ormai noto a tutti che ogni invio di armi prolunga la guerra ed accresce il numero dei morti, allontanando la pace.  Detto questo, è infine probabile che alla base delle suddette esternazioni berlusconiane (le quali hanno il merito di aver squarciato il velo dell’ipocrisia dominante) vi sia la convinzione che qualcosa cambierà nella politica statunitense dopo le elezioni di novembre.  Per cui è da superficiali fare battute o considerazioni irriverenti sulla senilità di Berlusconi. L’uomo nonostante l’età ha ancora una marcia in più. E quello che oggi dice o non dice, suggerisce o smentisce, potrà servire domani alla diplomazia italiana ed europea. Perché ad un tavolo di trattative bisognerà pur arrivare. A meno di non voler contemplare l’apocalisse nucleare.         

Paolo  Amato

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