Avvocati contestano: “Green pass incostituzionale. Draghi ritiri il provvedimento”

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Un centinaio di avvocati, un magistrato ed alcuni cancellieri contestano la legittimità costituzionale del decreto-legge varato dal governo Draghi a metà settembre. L’ultimo di una lunga serie, il più discriminante di tutti; quello che impone ovunque l’obbligo del Green pass. Pena? Sospensione dal lavoro e di perdita dello stipendio. I giuristi chiedono l’immediato ritiro.

Ma non solo. Chiedono anche che la materia “venga disciplinata con criteri che garantiscano la libertà individuale nella scelta terapeutica senza sacrificio dei diritti fondamentali oggi illegittimamente compressi e compromessi”.

Per questo hanno promosso e sottoscritto un appello che sta girando suo social e sulle chat riscuotendo ulteriori adesioni. E’ il Corriere ha raccontare che: “gli avvocati rivendicano la portata generale della mobilitazione, che non nasce da interessi corporativi o di categoria perché sono gli unici professionisti ai quali, a partire dal 15 ottobre, sarà possibile entrare in Tribunale anche senza certificato verde. Dovranno mostrarlo, invece, i magistrati, i giudici onorari, i cancellieri e gli operatori di giustizia”.

L’appello degli avvocati

“I firmatari del presente appello — recita il documento — non possono esimersi dal denunciare la criticità del provvedimento. Esso, oltre a difettare dei requisiti di necessità ed urgenza, addirittura con una previsione differita, lede i diritti del singolo e della collettività, ponendosi in contrasto con principi costituzionali fondanti l’impianto normativo nazionale, letto anche alla luce delle norme sovranazionali recepite».

Elencano i principi costituzionali che ritengono violati: la dignità del lavoro e dei lavoratori prevista dall’articolo 1 della Carta fondamentale; i doveri di solidarietà politica sanciti dall’articolo 2; l’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitino la libertà e l’uguaglianza tra i cittadini al quale fa riferimento l’articolo 3; il riconoscimento del diritto al lavoro sancito dall’articolo 4; la riserva di legge per i trattamenti sanitari obbligatori, «in ogni caso limitati dal divieto di violazione del rispetto della persona umana», prevista dall’articolo 32”.

Scrivono gli avvocati: “Un sistema giuridico che si fondi su tali valori, sostengono gli artefici dell’appello, «non può non espellere come corpo estraneo un provvedimento che, nei fatti, si pone in antitesi coi principi fondamentali richiamati e che ha lo scopo dichiarato di obbligare i cittadini e nello specifico i lavoratori a sottoporsi ad un trattamento sanitario, pena un danno economico o la perdita dello stipendio o del lavoro”.

Gli avvocati contro il Green pass fanno riferimento anche alle norme europee. Secondo i firmatari dell’appello le stese sarebbero in totale antitesi con l’obbligo del Green Pass per i lavoratori, che scatterà dal 15 ottobre.

 

 

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