ARTICOLO – MANIFESTO PER UNA NUOVA AZIONE LIBERALE IN ITALIA
Per una nuova primavera liberale: meno storia, più azione
C’è un’Italia che ha fame di libertà, ma che fatica a ritrovare una casa politica capace di rappresentarla. Un’Italia che non si riconosce né nei collettivismi di sinistra, né nei protezionismi di destra. Un’Italia che guarda con curiosità a quanto accade in Argentina con Milei, o in Canada con Mark Carney, e si chiede: perché da noi non può accadere qualcosa di simile?
La risposta è: può accadere, ma servono coraggio, chiarezza e concretezza. Serve una nuova azione liberale che non si limiti a rievocare il glorioso passato di Croce o Malagodi, ma che sappia parlare al presente e al futuro. Non più una politica fatta solo di convegni e citazioni, ma di battaglie vere, popolari, concrete, comprensibili
In Canada, il Partito Liberale ha vinto opponendosi ai dazi, al protezionismo, alle retoriche nazionaliste. E non è certo un partito “di sinistra”: è parte dell’Internazionale Liberale, e ha raccolto l’eredità storica anche del nostro Partito Liberale Italiano.
In Argentina, Milei – con tutti i suoi limiti – ha riportato la questione liberale al centro del dibattito, mettendo in discussione decenni di sprechi e statalismo
In Italia?
I liberali sono spesso divisi, inoffensivi, rinchiusi in discussioni sterili su chi è più autentico, più puro, più “classico”. Ma oggi non basta più abbracciare una teoria, un filosofo, un economista o un partito.
Essere liberali oggi vuol dire combattere dove serve, con chi porta avanti – nei fatti – lo spirito della libertà.
Lo spirito liberale è ovunque si difende il merito, la libertà di impresa, il rispetto delle regole, la dignità della persona contro ogni forma di imposizione collettivista o tecnocratica
Serve una nuova camicia rossa. Un liberalismo garibaldino.
Uno spirito rivoluzionario, concreto, che non abbia paura di essere impopolare, diretto, chiaro.
Che si schieri dalla parte delle famiglie, delle imprese, dei lavoratori veri.
Che dica no ai semafori green e sì a salari più alti.
No ai bonus a pioggia e sì alla concorrenza.
No ai dazi e sì all’apertura.
Il liberalismo non è finito. Ma ha bisogno di uscire dal museo e tornare in piazza.
È ora.
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