ANTISEMITISMO INCONSCIO
Poco prima della partita Italia Israele a Udine, valida per la qualificazione ai prossimi mondiali di calcio, il giornalista di Rai Tre, Jacopo Cecconi, collegato dallo Stadio, si lascia scappare una frase alquanto inquietante.
Nel contesto del discorso relativo alla possibile elimininazione di Israele dalla competizione sportiva in caso di vittoria degli azzurri il giornalista dice: “L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele, almeno sul campo, vincendo”
Frase che potrebbe essere innocua perfettamente aderente al contesto sportivo, se non fosse per una parola: “almeno”.
In quell’” ALMENO” c’è il segno di una deriva culturale che nemmeno le successive rettifiche e chiarimenti di Cecconi sono in grado di anestetizzare. È vero che la profezia (auspicio?) del giornalista di RaiTre si è verificato avendo l’Italia battuto Israele per 3 a 0 dell’Italia, ma quell’”almeno sul campo” lascia intendere che le aspirazioni del giornalista non si limitassero al campo. Almeno vuol dire “ se non proprio non si può fare altro” dove quell’altro resta un mistero inquietante circa le reali intenzioni e volontà di chi, appunto, ha proferito quelle parole.
È qiuesto che deve chiarire Cecconi. Esiste un “altro” da cui Israele deve essere elminato e se sì, che cosa è?
Il Diavolo sta nei dettagli, così si esprime un famoso detto popolare, e proprio quella parolina è il dettaglio che consente di orientarci in un discorso sportivo, che sportivo non è.
Il giornalista si è giustificato dicendo che in realtà si riferiva alla querelle relativa alla richiesta di eliminazione di Israele per provvedimento della FIFA e/o UEFA, provvedimento che,ad oggi non è stato adottato per ovvie ragioni che sfuggono naturalmente soltanto all’ottusità pro pal che per settimane hanno tentato di portare avanti l’equiparazione tra Russia e Israele.
Dunque quella di Cecconi è stata una mera una leggerezza comunicativa? Non ho elementi per affermarlo o per smentirlo, ma anche l’ipotesi più benevola non cancella la gravità di quanto detto
Quando si fa giornalismo occorre misurare le parole che si usano quantomeno per evitare polemiche soprattutto in momenti caldi.
Ma vorrei spingere l’analisi un po’ più in profondità, cercando di non limitarsi alle tesi colpevoliste vs le tesi innocentiste/minimaliste.
Ciò che colpisce è, infatti, che questo tipo di amnesie comunicative, avvengano sempre e solo quando si parla di Israele, a maggior ragione negli ultimi due anni.
Quando ci si riferisce allo Stato Ebraico, si perde ogni freno inibitorio, ogni cautela viene abbandonata persino da chi con le parole ci lavora. Insomma, questa bizzarra circostanza la dice lunga su ciò che giace nell’inconscio collettivo (per dirla con le parole di Jung).
Insomma, il problema è Cecconi ma non è solo Cecconi; il problema è comprendere quanto l’antisemitismo sia penetrato in profondità nella mente dell’opinione pubblica da emergere anche sottoformrma di “lapsus”
Un antisemitismo sdoganato evidentemente nella sua forma manifesta viene passato sotto la corteccia prefrontale sede del pensiero razionale per giungere direttamente nella parte più recondita della mente. Dal che, non si sente più bisogno nemmeno di limitare o modulare le espressioni verbali o scritte.
A proposito di espressioni scritte, infatti, non va dimenticato anche che, sempre con riferimento alla partita Italia-Israele, il quotidiano TuttoSport se ne è uscito con un titolo da brividi: “L’Italia vince 3 a 0 e si assicura i playoff: Retegui, due missili fanno fuori Israele dai Mondiali”. Titolo poi modificato sulla base di proteste che sono giunte in redazione
Anche in questo caso, non è tanto la formulazione del titolo in sé, quanto il retropensiero che vi sta dietro, quella superficialità con cui si usano termini ambigui che mal si inquadrano nel contesto sportivo e che lasciano la porta aperta a interpretazioni assai più angoscianti.
E, causalmente, anche in questo caso, ciò avviene quando è coinvolto Israele. E allora, il dubbio si fa legittimo e la certezza diventa solida se si “uniscono i puntini”.
Perchè quando si parla di Israele, persino della sua squadra di calcio in un contesto sportiivo, si sente il bisogno di usare i termini “eliminare” “missili” “far fuori”?
Una risposta c’è!
La campagna martellante contro lo Stato Ebraico che si è consumata e si consuma senza sosta da anni, una campagna che va oltre la critica politica e si fa antisemitismo gridato nelle piazze, nei salotti TV, mediante un progressismo senza anima politica che si rifugia negli slogan emozionali, evidentemente ha perforato il senso critico delle persone, andando a colonizzarne l’inconscio.
E su questo, non v’è distinzione tra l’uomo della strada, l’intellettuale, il giornalista, l’attore. È un virus molto democratico che colpisce chiunque non abbia una soglia di attenzione elevata e un pensiero sufficientemente schermato.
Jacopo Cecconi e i titolisti di TuttoSport sono il risultato di questa colonizzazione mentale che rappresenta il senso più manifesto della vittoria di Hamas sotto il profilo della comunicazione e della manipolazione mentale, come giustamente ha fatto notare Lapid – fiero oppositore di Netanyahu – che in un articolo di giornale ha chiarito come i pro pal siano stati ingannati e manipolati da un certo tipo di comunicazione (e Lapid è stato molto generoso, ad avviso di chi scrive!).
A differenza di Lapid chi scrive pensa che i pro pal sanno bene che cosa fanno e che cosa vogliono, ma non si può negare che la manipolazione dell’informazione e della comunicazione ci sono stati e sono evidenti
Bisogna riflettere su questi processi molto pericolosi di persuasione occulta che nasce da una propagazione di notizie e analisi interessate. Invero, da questo punto di vista, sono anni che ciò avviene in modo ormai palese tanto da far sospettare tesi complottiste persino a un razionalista.
Bisogna stare attenti senza lasciarsi andare a facili depressioni o fanatismi, nè di converso a minimizzare il problema
Cionondimeno – ed è bene chiarirlo – il tentativo di analisi sopra condotta non costituisce una giustificazione di certi epifenomeni per i quali invece ritengo si debba rispondere con precisi segnali forti.
Per essere chiari, non sono sufficienti le giustificazioni di Cecconi che dovrebbe essere sottoposto a procedimento disciplinare dalla RAI (probabilmente non avverrà); l’idea che tutto può passare, tutto può essere giusitificato, tutto alla fine può essere spiegato, non può più essere accettabile.
Il numero di questi episodi si sta facendo numericamente sempre più corposo e reagire con il silenzio non serve ed è pericoloso
Soprattutto in un momento in cui nemmeno la pace che si sta costruendo a Gaza sembra aver scoraggiato tali manifestazioni nè la violenza che le accompagna, sia nelle piazze che nei talk show!
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