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Andrea Tremaglia ha ragione. Sul fascismo e la Repubblica Sociale il Partito Democratico è il regno dell’ipocrisia

di Alessandro Scipioni
22 Maggio 2025
In Politica
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Andrea Tremaglia ha ragione. Sul fascismo e la Repubblica Sociale il Partito Democratico è il regno dell’ipocrisia
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Andrea Tremaglia ha ragione. Sul fascismo e la Repubblica Sociale il Partito Democratico è il regno dell’ipocrisia

È stato Piero Fassino, ex sindaco di Torino ed ex segretario dei Democratici di Sinistra, a ricordare alla Camera la figura istituzionale di Mirko Tremaglia: un galantuomo della politica italiana, padre della legge che riconobbe il diritto di voto agli italiani all’estero. Un uomo di altri tempi, rispettato da entrambi i lati dello schieramento parlamentare.

L’omaggio, però, si è incrinato nel momento in cui è intervenuto Andrea Tremaglia, deputato di Fratelli d’Italia e nipote dello stesso Mirko, che ha ricordato il passato del nonno nella Repubblica Sociale Italiana

Un passato che nel contesto attuale suona come una provocazione, ma che rappresenta un tassello autentico della storia personale di Mirko Tremaglia. E Andrea, nel suo intervento, ha detto due verità scomode.

La prima: non ha negato la storia

In un Paese dove spesso l’opportunismo ha premiato chi ha taciuto o riscritto il proprio passato, Tremaglia ha ricordato l’adesione del nonno ai “ragazzi di Salò”. Un fatto storicamente accertato.

La seconda: non ha nascosto che suo nonno non si pentì mai di quella scelta

Non per questo ne ha fatto un’agiografia, ma ha semplicemente restituito un dato di realtà, oggi mal tollerato dal moralismo selettivo di una certa sinistra.

Vogliamo istruire un processo postumo?

Io sono scettico sulla legittimità di imbastire processi 80 anni dopo i fatti, tanto più quando fu proprio l’Italia del dopoguerra — anche con il consenso delle forze antifasciste — a scegliere la via dell’amnistia, per favorire la pacificazione nazionale. Ma se processo deve essere, allora che sia onesto, completo e non ipocrita.

Perché la sinistra dovrebbe iniziare a guardarsi allo specchio

Ricordiamoci chi furono alcuni degli aderenti alla Repubblica Sociale: artisti come Raimondo Vianello, Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi. Mario Carotenuto arrivò a militare nelle Waffen-SS italiane. Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura, fu volontario nella RSI. E se allarghiamo lo sguardo al regime, le contraddizioni aumentano.

Gaetano Azzariti, uno dei principali artefici della legislazione razziale fascista, divenne poi presidente della Corte Costituzionale

Giovanni Gronchi, futuro presidente della Repubblica, fu sottosegretario nel primo governo Mussolini.

Oscar Luigi Scalfaro, anch’egli presidente della Repubblica, fu magistrato sotto il regime.

Il caso di Scalfaro è proprio perfetto. Dopo l’8 settembre era stato magistrato nella Repubblica Sociale Italiana . Successivamente al 25 aprile aveva giudicato gli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana chiedendo anche la pena di morte

Pietro Badoglio, conquistatore di Addis Abeba, fu il generale prediletto dal fascismo.

Quindi questo processo che cosa dovrebbe fare? Assolvere chi fece finta di nulla ottenendo tutto dal regime e poi continuò la carriera facendo la morale agli altri; un ragazzo, che da adolescente combatté dalla parte dei vinti, ma di sicuro non fece carriera per questo. Certo non ne ottenne benefici

Praticamente salvare i furbi e colpire i deboli. Questa è la giustizia che invochiamo?

Due conti con la storia

Se davvero vogliamo fare i conti con la storia, dobbiamo ammettere che l’Italia è stata fascista. Non solo per adesione ideologica, ma anche per convenienza o opportunismo.

Persino Luciano Violante, ai tempi in cui la sinistra aveva ancora dignità intellettuale, tentò di capire e contestualizzare, senza indulgere né demonizzare.

Sembrano lontani quegli anni in cui Carlo Azeglio Ciampi ricordava, con pudore e umanità, l’abbraccio in treno con un amico “repubblichino”, felice che la guerra fosse finita

Sembrano lontani anche i tempi in cui figure come Montanelli o Sandro Pertini prendevano le distanze dall’uccisione di Claretta Petacci, condannandola come atto di vendetta più che di giustizia.

Ma io non posso credere che i vertici della sinistra, gli intellettuali, gli storici non arrivino a conoscere queste realtà o ad avere un minimo di onestà intellettuale. In questa epoca l’ignoranza regna, ma non sono tutti ignoranti. C’è una volontà politica di omettere.

Perché allora tutta questa gazzarra?

Perché oggi, per il Partito Democratico e una parte ampia della sinistra, l’antifascismo è diventato uno strumento elettorale. Uno slogan, uno spauracchio agitato per serrare i ranghi e demonizzare l’avversario, senza più una vera riflessione storica, senza memoria critica. Il pericolo fascista — reale nel passato — oggi è assente. Ma viene evocato come totem, come strumento per evitare ogni dibattito, per sostituire la politica con la tifoseria.

La verità di Marco Rizzo

Però non tutti hanno paura della verità. Anzi probabilmente per grossa parte della sinistra la verità sarebbe anche un modo di riprendere credibilità.

La cosa più giusta l’ha detta probabilmente il leader di democrazia sovrana e popolare Marco Rizzo : “Fascisti sono cento cretini che fanno il saluto romano o chi ha preferito gli interessi dell’alta finanza a quelli di chi non riesce a sbarcare il lunario? Oltre le bandiere non per una poltrona, ma per un’Italia diversa”.

Ma purtroppo non sono tutti Marco Rizzo a sinistra. Anzi probabilmente è più unico che raro.

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Tags: Andrea tremagliaFASCISMOPARTITO DEMOCRATICOPRIMO PIANOREPUBBLICA SOCIALE
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