A cosa è servita la cop-27

Forza e debolezza opportunità e rischi della conferenza di Share-El-Sheikh

Ambiente – A bocce ferme analizziamo i risultati della COP-27 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici).Edizione del 2022 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Sharm el-Sheikh, dal 6 al 20 novembre. Più volte è stato affermato che l’innalzamento di soli 0,5°C della temperatura globale, porti alla fine della biodiversità attuale. Con scomparsa di territori costieri terribili ondate di calore, siccità ed inondazioni. Con +1,5° C potremmo ancora avere barriere coralline e ghiacci polari perenni. Con +2°C presumibilmente no. Il brutto momento geopolitico mondiale ha indotto a investire ancora sul gas, sterilizzando gli sforzi per azzerare le emissioni entro il 2050. A questo si sono sommate le accuse verso il regime egiziano di violazione dei diritti civili. 

Il fondo “Loss and damage”

La COP27, nel complesso ha mantenuto il basso profilo atteso rendendo più chiare le difficoltà per l’abbandono dei combustibili fossili. Si è conclusa dopo circa 40 ore di trattative straordinarie. Con un accordo, firmato in extremis, tra i partecipanti di creare in futuro un fondo denominato “loss and damage”. Strumento per sostenere i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici. Un risultato epocale che la Ministra pakistana per il clima Sherry Rehman ha definito “un investimento per la giustizia climatica”. Possiamo tranquillamente affermare che la costituzione del “Loss and Damage”, sia stato uno dei pochi risultati raggiunti nella COP-27. Nel lontano 1991 infatti alcune isole del Pacifico Meridionale per bocca dell’ambasciatore della Repubblica Vanuatu, Robert Van Lierop, avevano proposto di creare una sorta di assicurazione per risarcire paesi piccoli o in via di sviluppo da danni derivanti dai cambiamenti climatici. Dopo trent’anni un risultato anche se parziale e un po’ fumoso è stato ottenuto. 

La questione cinese

Il funzionamento del fondo, infatti, genera degli interrogativi. In particolare sulla partecipazione della Cina. Secondo l’ONU risulta essere un paese in via di sviluppo e quindi possibile beneficiario dello strumento. Ma i cinesi sono anche i primi emettitori di gas serra, quindi secondo USA e UE dovrebbero essere contributori e non beneficiari delle risorse. Il fondo Loss and Damage alla fine, se da un punto di vista attesta la volontà dei paesi sviluppati di aiutare i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici di fatto assorbe risorse che potrebbero essere indirizzate su obbiettivi più concreti. Risorse per sostenere i paesi sottosviluppati ad affrancarsi dai combustibili fossili. 

Gli obbiettivi falliti o quasi

Esiste ancora, ma traballa, il limite del riscaldamento globale entro 1,5 °C, dai livelli preindustriali. Valore come soglia di rischio per evitare disastri climatici ma pare sempre meno attuabile. Ad oggi, infatti, si prospetta un aumento a fine secolo di circa 2,4 gradi. 

Inoltre ancora siamo in alto mare sull’obbiettivo di stanziamento di 100 miliardi di Dollari in finanza climatica dei paesi sviluppati in favore di quelli vulnerabili. Neanche sul fronte delle emissioni di gas serra e conseguente abbandono dei combustibili fossili le cose vanno bene. Nessun impegno ad abbandonare i combustibili fossili è stato assunto alla Cop 27. Questo fa apparire sempre più lontano un 2050 a zero emissioni. Nel 2018 un apposito Panel delle Nazioni Unite calcolava che per non superare il limite di 1.5 °C le emissioni di C02 sarebbero dovute calare del 45% entro il 2030. Attualmente si stima che le emissioni in atmosfera di gas serra aumenteranno di circa il 10% entro il 2030, calcolando dal 2010. 

I nuovi investimenti sul gas

Consideriamo che l’Unione Europea ha inserito il gas naturale e l’energia nucleare nelle fonti energetiche verdi. Appunto i nuovi investimenti sul gas potrebbero impedire il mantenimento del riscaldamento globale sotto a 1,5°C. Portando invece secondo le stime l’aumento delle temperature a 2,4 °C entro fine secolo. Come afferma una parte della comunità scientifica al ritmo di emissioni attuali l’obiettivo di 1,5°C potrebbe essere ormai fuori dalla nostra portata. Anche per questo la COP-27 si chiude con molte ombre, e poche luci. Che il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha cercato di evidenziare con il suo discorso conclusivo. “Siamo nel pieno della lotta per la vita, non dobbiamo arrenderci ora, né tantomeno farci da parte, ma proseguire fino in fondo. La COP-27 inizia ora”.

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