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Home RIFLESSIONE

Alle porte del 2026, il coraggio ha l’odore del mare

di Stefania Scarpati
31 Dicembre 2025
In RIFLESSIONE
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Alle porte del 2026, il coraggio ha l’odore del mare
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Alle porte del 2026, il coraggio ha l’odore del mare

Salire di notte su un peschereccio? Fatto.
Sì, era uno dei miei tanti sogni.

Penserete che io sia quantomeno singolare, e avete ragione, ma chiunque sia nato e cresciuto in un paese di mare potrà comprendere l’emozione che sto per raccontare

Perché, per chi nasce di fronte al mare, il mare non è solo un luogo, è un elemento connaturato.
Ti entra nella testa, negli occhi, nell’odore della pelle. È curiosità e paura insieme. Una paura che il mare ti impone spesso, soprattutto quando sei molto giovane.
Da ragazza restavo ore a guardarlo, anche di notte.

A volte in compagnia di amici, seduti a parlare di sogni e progetti futuri, senza sapere che un giorno qualcuno di noi, per fortuna, uno di quei progetti lo avrebbe anche realizzato

E cosi, con una birra in una mano e una busta di patatine nell’altra, davanti a noi scorreva ogni sera un film vero: i pescherecci che prendevano vita.

Li vedevamo animarsi lentamente. Stivaloni che camminavano sul molo, mani grandi e ruvide, voci basse e sicure. Qualcuno partiva, qualcuno rientrava

Le facce dicevano tutto, erano tristi o allegre a seconda del raccolto della pesca. Ho sempre desiderato di salirci a bordo, con grande rispetto per i pescatori che fanno una vita durissima, una fatica che pochi immaginano davvero. Perché non si esce solo con il mare piatto e con il sole alto, si naviga anche con la tempesta, con il buio, con la paura.

Un pó come la vita, non ci si può sottrarre, mai

E così, una notte, molti anni dopo, quel desiderio si è realizzato, a bordo di un peschereccio vero.

E vi assicuro che salire su un peschereccio di notte non è come salire su una barca qualunque. Non c’è proprio nulla di rassicurante.

Il ponte è scuro, il ferro è freddo, l’odore del gasolio si mescola a quello del mare. Prima ancora di essere a bordo, c’è la paura piu grande: attraversare la passerella, fatta di due tavole di legno messe in croce, spesso senza passamano, che oscillano anche solo per il vento, figurarsi a salirci sopra

Sotto, vedi un manto disteso di acqua nera.

E mentre sono lì sopra, in mezzo al mare, la paura mi assale e penso che mi sono fatta prendere dall’entusiasmo e non ho fatto i conti con le mie scarpe, (inadatte), né con il fatto che lì non puoi permetterti distrazioni.

Un piede davanti all’altro piano, piano. Il corpo che cerca l’equilibrio

La concentrazione massima e il pensiero terrorizzante che se scivoli non si tratta di una caduta banale. In quel momento il mare non è poesia, è realtà. È rispetto.
È limite.
E cosi, concentrata, impaurita e lucida, ci salgo. Forse è arrivato il tempo in cui quella paura non va evitata, va attraversata e io lo stavo facendo, sfidandole tutte insieme (quella del vuoto, quella del mare di notte, quella delle mie vertigini). Fatto.

Una volta a bordo, il peschereccio mi è apparso accogliente, rassicurante, quasi avvolgente

Tutto è estremamente funzionale, essenziale. Ci sono perfino i “ferma pentole” e i fori nei mobili dove inserire bicchieri e le bottiglie, (il che fa presagire oggetti volanti durante una mareggiata).
I letti, ben rassettati, a castello. Le reti, le funi. Non c’è spazio per il superfluo. Ogni rumore ha un senso, ogni oggetto racconta lavoro, fatica, ore sottratte al sonno, agli affetti piu cari.

E in quel silenzio interrotto solo dal rumore del mare, mi sono sentita ospite di un mondo che avevo sempre osservato da lontano

Tra poche ore il vecchio anno si sarà concluso, e forse salire su un peschereccio di notte, superare le paure antiche, è servito a ricordare a me stessa che le paure vanno affrontate e superate. Solo così si rinnova il desiderio alla vita!
E allora festeggiando il nuovo inizio come una rinascita, questo auguro anche a tutti voi.
Fate qualcosa che non avete mai fatto.
Fate qualcosa che vi esalti, di folle, gioioso. Fate qualcosa che temete da sempre.

Fatelo in sicurezza, però.
Fatelo perché ogni piccola paura superata è una consapevolezza in più. Perché dobbiamo tenerlo a mente, abbiamo una grande capacità di affrontare le difficoltà

E quando siamo messi di fronte a una vera sfida, scopriamo di saperlo fare con concretezza e lucidità.
Tra poco farà capolino un nuovo anno.
Quello passato non esisterà più e per molti di noi restare ancorati a vecchi schemi, solo per la paura di essere felici (perché si, la felicità vera spesso fa paura) è una trappola sottile. A volte si resta comodamente nell’infelicità perché è più conosciuta, perché sa di zona comfort. Mentre sperimentare una felicità nuova, con tutti i rischi che comporta, fa paura.
Io, il mio piccolo cuore malandato l’ho buttato oltre l’ostacolo.

L’ho fatto nel mio mare. Nel mare che ho tanto amato e che amo ancora

Ringrazio i padroni di “casa” i fratelli Matteo e Roberto Maiolo di Manfredonia e soprattutto ringrazio quel “matto” di Max che ha assecondato il mio desiderio permettendomi di realizzarlo. Senza di lui, e senza la sua mano forte come un’ancora, tutto questo sogno (perche di sogno si tratta) non sarebbe mai stato possibile.

In fondo gli incontri hanno sempre un perché. Non sono mai casuali, anche quando possono sembrarlo

Auguri ragazzi.
Auguri davvero.
Buon anno a tutti da parte mia e di tutta la redazione di AdHoc News!

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