Alla radice del Recovery Fund: le conseguenze a lungo termine

Alla radice

Alla radice del Recovery Fund

Nell’accordo per il Recovery Fund vi è un punto fondamentale, che cambierà radicalmente l’assetto europeo, di cui in pochi sembrano interessarsi. Non si tratta semplicemente di far fronte alla crisi, il Consiglio Europeo ha sancito la progressiva liquefazione delle Nazioni sotto il dominio dell’Unione Europea.

I 27 Stati membri, per la prima volta nella storia, si troveranno ad avere emettere titoli di debito pubblico in comune. Questo implicherà tutta una serie di modifiche alla nostra economia in senso ancora più europeista. Un’altra ondata di vincoli di bilancio e misure economiche imposte forzosamente si sta per abbattere sull’Italia. L’epoca nera del Governo Monti, in confronto, sembrerà uno scherzo.

Il cosiddetto “Fondo per la Ripresa”, dovrà infatti raccogliere 750 miliardi di euro sui mercati attraverso la vendita di titoli europei, per poi distribuire sussidi per 390 miliardi e prestiti per 360 miliardi. L’intesa è senza precedenti. Per la prima volta i Ventisette hanno dato mandato ad un organo sovranazionale, la Commissione europea, di indebitarsi a loro nome per somme enormi. Le obbligazioni saranno vendute sul mercato e ad acquistarle saranno principalmente banche d’affari, che diventeranno così padrone del nostro destino, facendo valere le condizioni capestro in vigore in caso di mancata restituzione.

L’OBIETTIVO ERA SALVARE L’UE, NON L’ITALIA

Con questa ulteriore cessione di sovranità, di fatto, le Costituzioni nazionali saranno esautorate. L’emissione di titoli è una delle maggiori fonti di autofinanziamento per uno Stato e da oggi, quelli europei, renderanno carta straccia quelli italiani. La nostra economia sarà ancora più incapace di autosostentarsi. Questo ci obbligherà ad andare verso un bilancio e una politica economica e fiscale unificata a livello europeo, nonostante le profonde differenze esistenti tra i Paesi membri.

Il nuovo debito in comune obbligherà i Ventisette a creare appositamente delle tasse europee per finanziare il rimborso. Ecco perché questo accordo non salva l’Italia, che si ritroverà indebitata e con la propria sovranità ancora più limitata, ma l’Unione Europea, che dalla crisi del Covid-19 uscirà rafforzata. La manovra costringerà i singoli Stati a restare legati l’un con l’altro attraverso la tenaglia di un sistema basato sul debito. Emerge qui l’obiettivo politico che fin dall’inizio ha guidato queste trattative: trovare il modo di tenere insieme l’UE, costi quel che costi ai popoli che ci sono dentro.

Se tenere insieme il carrozzone internazionale fosse realmente propedeutico a risolvere i problemi, il ragionamento da fare sarebbe diverso, ma visto che la crisi è stata aggravata proprio dalla presenza del suddetto carrozzone, continuare a stringere il nodo che ci lega sopra è assurdo. Se ognuna delle Nazioni europee disponesse ancora di una banca centrale pubblica e di una moneta sovrana, avremmo avuto tutti gli strumenti idonei a fronteggiare la crisi già quattro mesi fa. L’Italia non avrebbe dovuto umiliarsi con la ciotola in bocca, l’Olanda avrebbe dormito sonni tranquilli. I giocatori hanno perso tutti, ha vinto solo il banco.

CHI HA SOVRANITA’ VINCE

Non dobbiamo dimenticarci che le Nazioni europee sono profondamente diverse tra loro, economicamente ma anche culturalmente, necessitano dunque della possibilità di regolare le leve della propria economia in completa autonomia. L’accordo sul Recovery Fund va invece nella direzione opposta.

Se guardiamo come hanno deciso di affrontare il momento storico coloro che possiedono una moneta sovrana, vediamo robuste manovre, messe in campo fin dall’inizio, funzionali al sostegno dell’economia reale. Gli Usa, Il Giappone, la Russia e l’Inghilterra stanno risolvendo da soli i propri problemi, senza mettersi in mano agli usurai internazionali. Così avremmo dovuto fare anche noi.

Invece ci siamo impelagati in un debito a lunga scadenza, da gestire per i prossimi 30/40 anni e che probabilmente negli anni aumenterà, perché il trucco è sempre lo stesso: fare in modo che lo gli Stati si indebitino per poterli controllare. Ezra Pound d’altronde diceva: “Il debito è il sistema con cui nel mondo moderno si impone la schiavitù”. Chiunque governerà l’Italia in una situazione del genere, dovrà districarsi nelle sabbie mobili di un vero e proprio commissariamento. Chi si troverà a voler prendere misure sgradite ai mercati e alla finanza, sarà messo fuori gioco da guerre economiche che lo costringeranno a desistere.

IL FUTURO

Nel pacchetto saranno previsti anche programmi di sviluppo in comune su cui tutti i Governi, con la supervisione della finanza, vigileranno. Il futuro che ci aspetta è fatto di tagli ai servizi essenziali, di privatizzazione dei settori strategici, di nuove tasse, anche europee. Ci sarà un depotenziamento del nostro comparto industriale a vantaggio dei nostri competitor con maggior potere contrattuale sul debito e una delegittimazione delle nostre istituzioni nazionali in favore delle eminenze grigie dell’Unione Europea.

Il famoso processo di integrazione (forzata) europeo è ripreso a pieno ritmo e la Troika avanzerà con la solita efferatezza gettandoci in un bagno di sangue. L’unica soluzione sarebbe l’Italexit, per cui ci vogliono orgoglio e coraggio. La scommessa dell’area sovranista è esattamente questa: dimostrare di averne.

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