Ai funerali dello studente italiano ucciso a New York da un afroamericano nessuna passerella

Nemmeno un politico a testimoniare la vicinanza delle istituzioni

New York

Nel pomeriggio di sabato ad Alba, presso la parrocchia della Trasfigurazione del Mussotto,  si sono svolti i funerali di Davide Giri, il trentenne albese ucciso lo scorso 3 dicembre a New York.

Nessun rappresentante dello Stato, per il dottorando italiano della Columbia University ucciso, crudelmente e senza un motivo, da un afroamericano a New York.

Nessun telegiornale ne ha parlato.

Questo silenzio è dovuto al fatto che Giri è stato ucciso da un uomo di colore e non si può nemmeno ricordarlo.

È politicamente scorretto, non strumentalizzabile in termini di razzismo.

Eppure il razzismo c’entra, eccome, ma è un razzismo che non si può evocare.

È un razzismo che non fa comodo alle istanze di partito, un razzismo imbarazzante, sbagliato per chi ha fatto della ideologia una religione.

Così di preferisce passare questa sconvolgente vicenda sotto silenzio.

Un silenzio assordante.

Davide Giri è stato, infatti, assassinato a New York, da un razzista nero, che odia i bianchi.

Che ne ha accoltellato anche un altro, Roberto Malaspina: è grave ma se la caverà.

L’omicida è il venticinquenne di colore, l’afroamericano Vincent Pinkney, appartenente ad una pericolosa gang del Queens, Every Body Kill.

Vincent Pinkney, è “Un fanatico razzista che odia bianchi”, arrestato 11 volte per reati che vanno dalla rapina all’aggressione.

Un razzista nero è meno razzista di un bianco? Un italiano ucciso vale meno di una vittima di colore?

Neppure il New York Times ne ha parlato. Troppo imbarazzante.

Un silenzio assordante fin da New York

Per Davide nessuna passerella di presidenti, deputati o senatori genuflessi.

Come invece si sono visti spesso a parti invertite.

Nessun rappresentante dello Stato, nessuna manifestazione. Nulla.

O, meglio, molti: una folla composta, di gente comune, amici e parenti distrutti.

Tanti i giovani assiepati dentro e fuori la moderna chiesa della frazione albese, dove due ali di folla hanno atteso in silenzio l’arrivo di mamma Pina e papà Renato, del fratello Michele e della sorella Caterina.

“Oggi affermiamo con coraggio che Davide è vivo, perché l’amore è più forte della morte, perché ciò che abbiamo amato non muore”, ha detto il parroco Don Gallo.

 

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