Addio a Beppe Vessicchio, la sua lezione su Beatrice Venezi: “Prima che dicesse per chi vota, ne parlavano tutti bene”
Le parole di Beppe Vessicchio, scomparso nelle ultime ore, risuonano oggi con un’intensità nuova
Il maestro, simbolo di competenza e misura, aveva difeso con chiarezza Beatrice Venezi, ricordando come, fino a quando non aveva dichiarato il proprio orientamento politico, «tutti ne parlavano bene». Una frase che, ora più che mai, assume il valore di un testamento morale e civile.
Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra di fama internazionale, è una delle personalità più brillanti della musica italiana
Diplomata al Conservatorio di Firenze, ha diretto orchestre prestigiose in Italia, in Europa e in Asia,ottenendo riconoscimenti per la qualità interpretativa e per la capacità di avvicinare la musica classica al grande pubblico. Un percorso fondato sul merito, sullo studio e sulla passione, che l’ha resa un punto di riferimento anche per le nuove generazioni.
Eppure, da quando la musicista ha espresso la propria vicinanza al centrodestra, il giudizio su di lei è cambiato
Chi prima la celebrava come simbolo di talento e innovazione, oggi la contesta, come se la bravura dipendesse dal colore politico.
Una reazione ideologica, che riduce la cultura a terreno di scontro e ignora la sostanza delle cose: la competenza, il sacrificio, il risultato.È il riflesso di un’Italia che troppo spesso confonde il pensiero libero con la provocazione, e la coerenza con la sfida. La sinistra culturale, un tempo portabandiera del pluralismo e del confronto, sembra ora incapace di accettare che un’artista di valore possa non pensarla allo stesso modo.
Vessicchio, che della musica aveva fatto un linguaggio di armonia e rispetto, aveva colto il nodo centrale: «Ne parlavano solo bene, fino a quando non ha detto per chi vota». In quelle parole, oggi, si concentra una verità scomoda ma necessaria — quella di un Paese che non riesce ancora a separare il merito dal pregiudizio
La sua difesa di Beatrice Venezi non fu solo un gesto di amicizia o stima professionale, ma un atto di libertà. Perché la musica, come ogni forma d’arte, dovrebbe unire, non dividere.
E perché nessuna idea politica può oscurare il valore di una carriera costruita sul talento e sulla passione
Beppe Vessicchio se ne va lasciando dietro di sé una lezione che vale più di ogni polemica: la cultura, quella vera, non ha appartenenza. E chi la giudica con le lenti dell’ideologia, finisce sempre per stonare.
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