Aborto dopo stupro. Il bimbo concepito dopo la violenza vale di meno del bimbo concepito con amore?
La questione se l’aborto sia lecito dopo uno stupro tocca il cuore della dignità umana, dove il dolore incontra la sacralità della vita.
In un mondo che spesso privilegia la scelta individuale sopra ogni cosa, il Magistero della Chiesa cattolica ci richiama a una verità profonda: la vita umana è inviolabile dal concepimento, senza eccezioni che possano giustificare la sua soppressione
L’enciclica Evangelium Vitae di san Giovanni Paolo II afferma con chiarezza che «l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza» (n. 62), e non ammette deroghe nemmeno in casi di violenza subita. Il Catechismo della Chiesa cattolica ribadisce che «la vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto dal momento del concepimento» (n. 2270), riconoscendo l’embrione come persona dotata di diritti inalienabili.
Consideriamo il dramma della donna vittima di stupro: il suo trauma è immenso, una ferita che lacera l’anima e il corpo
Eppure, l’aborto non cancella quella violenza; al contrario, aggiunge un altro strato di sofferenza, trasformando la madre in complice e artefice di una nuova ingiustizia contro un innocente. Dati attendibili mostrano che gli aborti motivati da stupro rappresentano meno dell’1% dei casi totali, mentre oltre il 95% deriva da scelte elettive, spesso legate a pressioni sociali o economiche.
Questo sottolinea come il dibattito sull’eccezione per stupro sia spesso usato per legittimare una pratica che, nella stragrande maggioranza, ignora il valore intrinseco della vita
Il vero femminismo, radicato nella femminilità autentica, non quella ideologizzata degli anni Sessanta, celebra la donna come custode della vita, capace di trasformare il dolore in amore generativo. La Chiesa invita a un sostegno concreto: accoglienza, cure psicologiche, aiuti economici per madri e figli, affinché nessuna donna si senta sola di fronte a tale prova. Pensiamo alle storie di resilienza, e alle madri che hanno scelto la vita in situazioni estreme: sono eroine, senza dubbio.
Ma non vogliamo noi donne guardare ad esempi alti ai quali ispirarci, invece di volgere gli occhi verso il basso?
Aspiriamo a volare come aquile o a becchettare il mangime come polli?
La donna va sostenuta, accolta, accompagnata, non abbandonata a se stessa nel momento di maggiore impatto emotivo, una gravidanza inaspettata e per di più dopo essere stata violata nella sua intima essenza.
Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente del Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it
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