Abolizione del divieto di infibulazione: in Gambia un pericoloso passo indietro

Abolizione del divieto di infibulazione: in Gambia un pericoloso passo indietro

Proprio nel mese della Giornata internazionale della Donna, arrivano brutte notizie dal Gambia: l’Assemblea Nazionale, sostenuta dal voto della maggioranza dei parlamentari, ha promosso l’abolizione del divieto di praticare l’infibulazione o mutilazioni genitali femminili (MgF) nel paese.

La pratica era stata abolita nel 2015, durante il governo del presidente Yahya Jammeh, con un clamoroso colpo di scena, dal momento che lo stesso definiva coloro che erano contro le MgF un “nemico dell’Islam”

La pratica delle MgF, che colpisce 130 milioni di donne tra Africa e Medio Oriente, è soprattutto diffusa nei paesi di religione islamica. Si tratterebbe di un rito di passaggio religioso e culturale, che viene messo sullo stesso piano della circoncisione maschile, sebbene le due cose siano assolutamente non allineabili.

La circoncisione maschile viene praticata nell’ottavo giorno di vita del maschietto, quando ancora le terminazioni nervose del pene non sono del tutto sviluppate. Una volta sopraggiunta la guarigione, la rimozione del prepuzio non comporta particolari scompensi o problematiche di rilievo a livello psicofisico.

Lo stesso non si può dire delle MgF

Nei suoi diversi gradi di intervento, l’infibulazione porta all’amputazione del clitoride e alla sutura delle piccole labbra, lasciando solo un minuscolo passaggio per l’urina, per il ciclo mestruale e che, per questa ragione, implica non pochi problemi durante il rapporto sessuale e il parto. Chi ne è vittima sono soprattutto bambine che non hanno compiuto ancora 14 anni, molte delle quali, tra l’altro, sono anche spose prematuramente.

Inoltre, al di là della sofferenza psicologia che ciò comporta, spesso la pratica viene portata a termine senza anestesia, con utensili non sterilizzati, dando luogo a tutta una serie di infezioni e trasmissione di malattie – non ultimo l’AIDS.

Le votazioni allarmanti del Gambia devono essere adesso prese al vaglio dalle commissioni governative anche se, stando ad alcune indiscrezioni, il governo non sembrerebbe propenso all’abolizione del divieto e quindi a evitare un clamoroso passo che porterebbe la nazione indietro di decenni.

Amref combatte per l’abolizione di questa pratica barbarica che, ancora una volta, si abbatte inesorabile sulle donne. Con il progetto nato in Kenya nel 2019 “Nice Place”, infatti, è stato istituito uno spazio di accoglienza per tutte le adolescenti e le donne che vogliono essere protette da questa terribile pratica

Ciò ricorda molto da vicino alcune altre strutture simili nate nel corso del tempo per il ricovero delle donne, le quali sono sostenute nella propria emancipazione anche attraverso la possibilità di avviare piccole attività imprenditoriali, che possono garantire loro una minima indipendenza economica.

https://www.amref.it/partecipa/petizioni/fermiamo-le-mutilazioni-genitali-femminili/

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