A votare non si vuole andare

A votare non si vuole andare. Facciamocene una ragione. In Italia la sovranità appartiene al popolo. Ma tanto questa è solo una vuota frase retorica.

Formalmente tutto bene

Mario Draghi non è stato sfiduciato. Il Parlamento ha dato la fiducia al governo. Il Movimento Cinque Stelle non aveva la forza di farlo cadere. E probabilmente neppure la volontà. Presumo che  Giuseppe Conte speri in alcuni mesi di opposizione, per poter rialzare i numeri.

La salita del Presidente del Consiglio al Colle è stata poco più di una sciarada. Un copione in buona parte già scritto. Non è praticamente successo nulla.

Politicamente si pone un problema

Ora i pentastellati dovranno fare una scelta. O decidono di ritirare la delegazione dal governo. Oppure scelgono di rimanerci. In tutti e due i casi Draghi non andrà a casa, e gli italiani non andranno a votare. Solo che nel primo ci saranno dei nuovi ministri. Nel secondo ci sarebbe una grossa figuraccia dell’ex Presidente del Consiglio, che minaccia un uragano che alla fine si rivela una pioggerellina estiva.

Ma il centro-destra a che gioco gioca?

Se si andasse a votare domani il centrodestra stravincerebbe le elezioni. Il Partito Democratico, privo di un campo largo già andato in frantumi, non reggerebbe l’urto e verrebbe spazzato via. Probabilmente si avrebbe la più larga maggioranza di centrodestra auspicabile, nella storia recente.

Eppure, due partiti fondamentali della coalizione di centro-destra, la Lega e Forza Italia continuano ad evitare le elezioni con la loro permanenza al governo. E sarà fondamentale il loro atteggiamento per la continuazione di Draghi.

Quell’atteggiamento dirà molto. Infatti se quei partiti saranno disposti a rimanere Draghi, piuttosto che vincere immediatamente le elezioni, ciò avrà un significato molto chiaro.

Meglio tirarla alla lunga in una grande coalizione, che governare accettando il primato della Meloni.

E gli elettori?

In generale gli elettori non gradiscono più di essere esclusi. La decisione di permanere al governo per un Draghi Bis, insieme ad Italia Viva e PD, di alcuni partiti del centrodestra, potrebbe da loro essere pagata cara.Ma il costo sarebbe probabilmente differente tra Forza Italia e Lega.

L’elettorato azzurro in buona parte è molto più incline a lavorare con altre forze di centro, e sopporta più facilmente governi con coalizioni ampie.

L’elettorato leghista è un elettorato molto più alternativo. Una rottura con il governo farebbe recuperare alla Lega il contatto con gli elettori. Ma il continuare a rimanere al governo, potrebbe dare un ulteriore scossone e stavolta creare una frattura netta con gran parte del suo elettorato, oggi estremamente frustrato.

Un elettorato che ha già dato chiari segnali di insofferenza alle elezioni amministrative. Stavolta potrebbe rompersi davvero un rapporto, in maniera probabilmente irreversibile.

 

https://www.adhocnews.it/spagna-1982-il-m…e-cambio-litalia/

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version