A chi fa paura il dossier mafia-appalti?

L’isteria grillina piomba in Commissione Antimafia insieme – finalmente – al dossier Mafia-Appalti. Evidentemente le programmate audizioni di Lucia Borsellino e dell’Avv. Fabio Trizzino a Palazzo San Macuto sconvolgono i sogni complottistico-giudiziari del Movimento 5 Stelle, ancora affezionati a teorie cospiratorie, smentite dalle verità processuali.

Strage di Via d’Amelio e mafia-appalti

Infatti, tramontata ormai la c.d. Trattativa Stato-Mafia, si fa strada l’ipotesi che alla base della strage di Via d’Amelio, , vi sia stato l’interessamento di Paolo Borsellino per il dossier mafia-appalti, redatto da Mori e De Donno.

Una pista negletta, dapprima scartata, e che dopo che gli altri scenari molto più mediatici sono inesorabilmente caduti sotto la scure della Corte di Cassazione, si sta facendo nuovamente strada in quel percorso ad ostacoli verso la verità sulle stragi palermitane del 1992.

E sarebbe anche l’ora! È il caso di dirlo, con buona pace di chi su mostri processuali ha costruito carriere e fortune.

Ma sebbene meno mediatica, non v’è da pensare che l’informativa mafia-appalti sia meno pericolosa.

La predilezione di Cosa Nostra per gli appalti

Il tema degli appalti è una costante nel rapporto da sempre esistente fra Cosa Nostra e pezzi deviati delle istituzioni. Si pensi al sacco palermitano negli anni ‘60/’70, gestito da un sindaco direttamente organico a Cosa Nostra. Quel Vito Ciancimino che, portato in manette da Giovanni Falcone, egualmente non aveva rinunciato a condizionare la vita politica ed economica della Sicilia e dell’intero Paese. Talvolta, appunto, per interposta persona. Ma, se per un certo periodo di tempo, il tema economico rimaneva “locale” con specifiche e soventemente note amicizie e connivenze, alla fine degli anni 80/inizio anni 90 qualcosa cambia definitivamente.

Anni ’90 – un mondo che cambia

Le vecchie alleanze crollano sotto il peso di una storia che cambia con la caduta del muro di Berlino. Un intera classe dirigente sta per essere spazzata via da Tangentopoli. Insomma, gli equilibri sono in via di rapido mutamento. Occorre, per Cosa Nostra un cambio di passo. Sia militarmente, sia politicamente ed economicamente.

Devono essere trovate nuove vie, nuove trame per condizionare il territorio, per infiltrarsi nelle commesse che contano, per inseguire “i piccioli” dove questi si trovano.

Nuove vie per la ricchezza

Gli anni in cui il narcotraffico era la fonte principale di sostentamento della criminalità organizzata stanno finendo. Le indagini di magistrati e poliziotti coraggiosi (che le hanno pagate con la vita) hanno disvelato i rapporti con la mafia americana, hanno intercettato le centrali di raffineria degli stupefacenti. Attraverso innovativi metodi di indagine, le istituzioni hanno messo in ginocchio per settore e i profitti criminali – vero cuore delle organizzazioni – sono in rapido e inesorabile decremento.

Per Cosa Nostra, dunque, occorre diversificare il mercato, perché il rischio è l’estinzione. Se prima quindi il rapporto tra imprese e mafia era fondamentale, ma collaterale nella gestione economica dell’organizzazione criminale, adesso bisogna renderlo strutturale.

la holding Cosa Nostra S.p.a.

In altre parole, se prima, Cosa Nostra si affidava ad aziende “amiche” o condizionava mediante estorsione aziende ad essa estranea, adesso deve fare il grande salto. Deve diventare essa stessa imprenditrice. Insomma, deve giocare un ruolo da protagonista al tavolo delle trattative (quelle vere) per ingenti commesse pubbliche. Addirittura vengono individuate figure all’uopo deputate, come Angelo Siino, detto il “ministro dei lavori pubblici” della mafia. Il rapporto dei ROS del 20 Febbraio 1991 dà conto di questa evoluzione della mafia. Che certamente usa il kalashnikov e il tritolo, ma non è più quello il suo core business.

Non bisogna pensare che sia cosa da poco conto, in quegli anni. Oggi siamo abituati a espressioni come “mafia imprenditrice”, o “mafia S.p.a.” et similia. Ma all’epoca era una vera e propria rivoluzione copernicana per l’organizzazione. Il passaggio dalla fase del condizionamento esterno all’economia siciliana e nazionale a quella dell’intervento diretto è una svolta davvero epocale.

Che fine aveva fatto l’informativa Mafia-Appalti?

Di questa svolta ci relaziona il dossier a firma Mori-De Donno: 900 pagine di dossier che ricapitolavano lo stato dell’arte sul tema, offrendo ampi spazi di prosecuzione dell’indagine. Intercettazioni provenienti in parte dal vecchio Ufficio Istruzione, in parte dall’Alto Commissariato per la Lotta alla Mafia, costituivano spunti interessanti per l’apertura di nuovi fascicoli.

Questo ramo investigativo interessava assai molto a Paolo Borsellino che, come Giovanni Falcone, era avanti anni luce non solo in termini professionali, ma anche come conoscitore del fenomeno mafioso in grado di anticiparne le mosse e le strategie.

Ma quell’informativa all’epoca fu archiviata (sic!). Dall’odierno parlamentare del Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato che all’epoca era PM alla Procura di Palermo.

Un’archiviazione basata su motivazioni procedurali; non infondata, visto il mutamento del codice di rito e la legislazione afferente, ma discutibile anche in punto di diritto.

Perchè il Movimento 5 Stelle si oppone?

Oggi, il dossier ritorna finalmente all’attenzione dell’opinione pubblica, come movente delle stragi di Palermo del 1992 e in particolare, di quella di Via d’Amelio. E, sarà una coincidenza, proprio il Movimento 5 Stelle strepita contro l’audizione di Lucia Borsellino e dell’Avv. Fabio Trizzino a Palazzo San Macuto. Perchè?

L’atteggiamento è francamente incomprensibile, dal momento che dovrebbe essere interesse di tutti giungere alla verità su quel periodo così tragico. Ma evidentemente, dopo anni spesi in Commissione (presieduta all’epoca da Nicola Morra) a inseguire biondi fantasmi (con punte di assoluta comicità – sic!), i grillini non si sono arresi.

A caccia di fantasmi!

Ancora a caccia del coinvolgimento di Gladio, P2 e l’immancabile eversione neofascista, non si arrendono all’evidenza, e alla necessità di approfondire altri canali oltre a quelli già palesemente sconfessati in ogni dove.

Non è bastato lo smantellamento dell’ipotesi della Trattativa, o l’inattendibilità di alcune testimonianze “de relato”: il pericolo derivante da una onnipotente Spectre neofascista ha sempre il suo appeal mediatico e va cavalcato in modo del tutto strumentale da chi, senza tale risonanza, tornerebbe nell’oblio.

Un netto sì all’audizione di Borsellino  e Trizzino

AL contrario di quanto sostengono costoro nel loro eterno “richiamo della foresta (nera)”, le audizioni di Borsellino e Trizzino, oltre a fondamentale dal punto di vista intellettuale e umano, rappresenta una svolta significativa anche sulla via della verità, che la Commissione è chiamata a perseguire. Finalmente, dunque, la complessa vicenda del dossier mafia-appalti potrà iniziare ad essere dipanata nella giusta sede per scoprire quali risposte è in grado di offrire.

Una via di realismo dunque si impone nella valutazione di questa pista investigativa nella speranza che il complottismo giudiziario venga definitivamente archiviato e ci si possa confrontare finalmente con la verità.

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