Firenze come Gotham City senza Batman
Firenze è tornata ai vertici delle classifiche nazionali, ma questa volta non per arte o turismo. L’Indice di Criminalità 2024, elaborato da Il Sole 24 Ore, colloca il capoluogo toscano al secondo posto in Italia per numero di reati denunciati in rapporto alla popolazione. Oltre 64 mila denunce in un anno, 65,3 ogni mille abitanti, con un incremento del 7,4 per cento rispetto al 2023. Dietro solo a Milano, davanti a Roma. Una fotografia che non lascia spazio a interpretazioni: la microcriminalità è in crescita e la città è sempre più vulnerabile.
A fare da motore a questa ascesa sono soprattutto i reati di strada: furti, scippi, rapine e danneggiamenti. E recentemente anche dei minori che conosco personalmente sono stati rapinati in pieno centro la sera aggrediti da parte di extracomunitari e episodi simili ormai sono accaduti a molti cittadini, i numeri raccontano una realtà quotidiana di piccola violenza diffusa, che si concentra nelle aree più fragili, dalle Cascine alla zona della stazione. Firenze registra oltre mille rapine e più di trentacinquemila furti in un anno. La percezione di insicurezza cresce. Non è una semplice questione statistica, è un problema di qualità della vita urbana.
Un altro dato che merita attenzione arriva dalle elaborazioni ministeriali citate da Il Sole 24 Ore: circa il 60 per cento delle persone arrestate o denunciate per reati di strada nelle principali città italiane non è di cittadinanza italiana, a fronte di una popolazione residente non italiana che si aggira intorno al 10 per cento. È un divario che interroga le politiche di integrazione, le condizioni economiche e sociali, e la capacità delle istituzioni di gestire l’inclusione senza lasciare spazi al degrado o alla marginalità. I numeri, da soli, non bastano a spiegare le cause, ma pongono domande che la politica locale non può più eludere.
Di fronte a questa fotografia, la sindaca Sara Funaro ha ribadito che la sicurezza è competenza del Governo e non esclusivamente del Comune. Un’affermazione istituzionalmente corretta, ma politicamente insufficiente. Chiedere più risorse a Roma è legittimo, ma senza una proposta concreta rischia di restare un esercizio retorico. La sindaca ha promesso più agenti, presidi a piedi e collaborazione con la Prefettura. Tutto utile, ma probabilmente non abbastanza per invertire la tendenza.
Se il problema è nazionale, la risposta deve esserlo altrettanto. Servono interventi strutturali: più uomini nelle strade, investimenti nell’edilizia penitenziaria, politiche di prevenzione e strumenti per contrastare la recidiva. Ma servono anche scelte locali coraggiose, capaci di misurare i risultati e correggere gli errori. Firenze non può limitarsi a chiedere, deve anche dimostrare di saper governare la sicurezza urbana come parte integrante del suo modello di città.
Oggi il rischio maggiore è che il confronto politico si riduca a uno scambio di accuse. Da una parte Palazzo Vecchio che invoca aiuti, dall’altra Roma che rivendica piani e risorse. Intanto, i cittadini restano con la sensazione di vivere in una città meno sicura e più disordinata. La sicurezza non è un tema da campagna elettorale: è una questione di credibilità istituzionale.
			
		    
