Quanto successo a Venezia, all’Università Ca’ Foscari, è gravissimo e segna – qualora ve ne fosse ancora bisogno – la rottura di un argine, quello della democrazia, della libertà, oltre che della decenza.
Se un collettivo di sinistra sente il bisogno di interrompere un’iniziativa culturale sul Medioriente, se avverte la necessità di impedire a Emanuele Fiano – ex parlamentare PD – di parlare, in quanto ebreo, significa che siamo già oltre il limite
Che la relatà ha da tempo superato la percezione per imporsi con la forza di un’autoevidenza che solo chi è in malafede si ostina a non vedere.
L’Iniziativa, peraltro promossa dall’Associazione Futura in collaborazione con la Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, era invero tutt’altro che sionista.
Essa si proponeva di analizzare l’attuale situazione mediorientale alla luce del piano di pace di Donald Trump, dell’insorta tregua e delle prospettive per il futuro. Insomma, non certo un’iniziativa “di parte”, ma un contributo culturale in un momento in cui trovare degli spazi di confronto civile su questioni tanto complesse quanto decisive è assolutamente fondamentale
Emanuele Fiano, poi, è presidente dell’Associazione “Sinistra per Israele”, la cui piattaforma ideale ricalca il mantra, “Due popoli Due Stati”, fa della critica a Netanyahu la sua cifra distintiva (legittima eh, ci mancherebbe) e non è affatto avversa od ostile al popolo palestinese, azni. Basta guardare il Manifesto dell’Associazione per rendersi conto che essa rappresenta quella sinistra che, sul tema, semplicemente non si piega all’estremismo e al massimalismo o al tifo da stadio che ha sempre attraversato il rapporto tra quell’area e il terzomondismo pro-palestinese.
E proprio quell’estremismo che risuona nel nome degli autori – Fronte Giovanile Comunista – restituisce una dichiarazione di appartenenza ben precisa e una chiara scelta ideologica, peraltro con una simbolica coerente con quell’esperienza, nelle sue manifestazioni più violente. Infatti, il gesto della “P38” utilizzato dai contestatori contro Fiano, richiama proprio quelle frange estremiste di sinistra che, qualche decennio fa, non esitavano a fare della violenza il proprio metodo di lotta politica
Strategia che evidentemente viene replicata dai contestatori di Venezia e da tutto quel mondo per il quale tutto ciò che parla di Israele, che intende problematizzare il conflitto rifuggendo le logiche faziose, è matematicamente “sionista” che ne loro linguaggio semplificato è sinonimo di “occupazione”, “apartheid”, “genocidio” .
Sulle orme dei cattivi maestri, teorici di un pro palestinismo del tutto disinteressato al tema della pace quanto piuttosto alla cancellazione dello Stato di Israele, questi altrettanto cattivi allievi passano dalle parole ai fatti, adottando metodi palesemente squadristi.
Ebbene, di fronte a una rivendicazione palese circa la propria matrice ideologica da parte di questi giovani contestatori, viene da domandarsi, anzi da domandare a Fiano. per qual ragione, l’ex deputato PD ascriva l’evento increscioso al fascismo.
Si tratta di un non-senso che determina un errore di metodo e di merito
Quanto al metodo, è una mistificazione, un riflesso condizionato per il quale la violenza politica ha solo una matrice, quella fascista. Se non nel contenuto, sicuramente nella forma. Se sei violento sei fascista, anche se ti chiami “Fronte Giovanile Comunista” anche se sposi il marxismo come filosofia di vita.
Quanto al merito, siamo sempre lì.
La manipolazione del linguaggio a fini autoassolutori. Il fascismo diventa categoria dell’essere, simbolo del Male Assoluto perchè il Comunismo è pur sempre un valore da salvare, incapace – malgrado la storia – di produrre orrori.
Questi tutt’al più sono frutto di una mala interptazione della dottrina. Tutto ciò è sbagliato! Occorre dirlo con forza!
L’ultilizzo dell’Ur-Fascimo, per cui il fascismo medesimo diventa una categoria ontologica e simbolica invece che un fenomeno storico-politico genera il cortocircuito della sinistra per cui l’intelletto si ottunde e la visione diventa distopica, incapace di riconoscere l’ovvio anche quando è manifesto come in questo caso
E proprio perchè ha ragione Fiano quando dice che i metodi utilizzati contro di lui sono “da 1938”non può né deve omettere che una tale metodologia oggi è adottata sempre più da gruppi che si autodefiniscono antifascisti. Il che rende la cosa ancor più vigliacca e contraddittoria, ma, al contempo, però disvela la manipolazione concettuale che del linguaggio viene operata.
Se non si ha il coraggio di dire le cose come stanno il rischio è cadere nello stesso magma da cui origina l’episodio in questione.
Il linguiaggio è sacro e se ne deve contestare la manipolazione, da qualunque parte provenga
Se il sionismo cessa di essere un pensiero (peraltro originato a sinistra) che intende difendere il diritto degli ebrei ad avere uno stato proprio per divenire sinonimo di oppressione, se il fascismo diventa sinonimo di violenza politica “tout court”, se il genocidio perde i suoi contorni giuridici per assumere il medesimo significato di “vittime civili in un conflitto”, poi non ci si può lamentare delle estremizzazioni.
Per questo loi ripetiamo, Emanuele Fiano, la cui onestà intellettuale è nota, deve compiere una coraggiosa e responsabile
Aprire gli occhi e vedere finalmente da quale direzione arriva l’attacco, uscendo dalla mistica antifascista per andare a cercare dove sta l’origine ideologica di quell’attacco. E sicuramente scoprirà che non è il fascismo.
