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Cortina fumogena della flottiglia, il fuoco delle piazze serve a nascondere gli insuccessi dell’opposizione nazionale?

di Simone Margheri
4 Ottobre 2025
In Firenze
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Cortina fumogena della flottiglia, il fuoco delle piazze serve a nascondere gli insuccessi dell’opposizione nazionale?
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Cortina fumogena della flottiglia, il fuoco delle piazze serve a nascondere gli insuccessi dell’opposizione nazionale?

C’è qualcosa di stonato nelle notti di piazza che abbiamo visto in queste ore. Bologna, Firenze, Milano, Torino: città un tempo definite “laboratori della modernità”, oggi diventate il palcoscenico di cortei che oscillano fra indignazione e violenza. Qui, dove il Partito Democratico ha ancora lo zoccolo duro, la rabbia prende corpo al grido di Gaza e della flottiglia. Ma davvero l’Italia, con i suoi problemi concreti, deve incendiare le piazze per un’iniziativa tragicomica finita in farsa?

Perché qui sta il punto: mentre i manifestanti si accapigliano per il blocco della flottiglia, il governo Meloni accumula risultati che, se non altro, meriterebbero la stessa passione civile. A luglio la disoccupazione è scesa al 6%, il livello più basso degli ultimi anni, e l’occupazione ha toccato quota 24,2 milioni, con oltre 218.000 persone in più al lavoro rispetto a un anno fa. Non è un miracolo, ma è un segnale concreto. Ancora più eloquente il dato sui giovani: per la prima volta da decenni il tasso è sceso sotto il 19%. Non bastasse, nel 2024 il fisco ha recuperato 33,4 miliardi di euro dall’evasione, un record storico. Questi non sono slogan, sono numeri.

E mentre la sinistra urla che il governo non fa nulla per Gaza, la realtà dice altro: con il programma Food for Gaza, l’Italia ha inviato oltre 2.300 tonnellate di aiuti fra alimenti, medicinali e beni di prima necessità. Da Roma sono partiti 20 camion carichi di farina — 350 tonnellate — e i nostri militari hanno effettuato aviolanci direttamente nella Striscia

Non solo: 196 bambini palestinesi, con le loro famiglie, sono stati portati in Italia per ricevere cure salvavita. Quale altro paese europeo ha fatto altrettanto? Eppure, a Madrid e a Parigi, nessuno scende in piazza per la flottiglia, e nemmeno a Berlino o a Bruxelles. In Italia sì. Sempre nelle stesse città, sempre con le stesse bandiere.

Intanto, sul fronte finanziario, il deficit è stato ridotto dal 7,2% al 3,4% in un solo anno, e le agenzie di rating internazionali hanno rivisto al rialzo l’affidabilità del Paese. Si può discutere sulle scelte, certo. Ma i conti iniziano a tornare, e i partner europei lo riconoscono.

E allora la domanda sorge spontanea: perché proprio qui, nelle roccaforti del PD, esplode la piazza per una flottiglia che di aiuti concreti ne portava ben pochi, e che il governo italiano — paradosso dei paradossi — aveva persino scortato e protetto?

Forse perché su altri terreni la sinistra non trova più il fiato: sulla politica economica, il governo regge; sul lavoro, regge; sul fronte internazionale, Meloni è apprezzata in Europa per il sostegno a Zelensky. Resta allora la carta della piazza, del simbolo, del grido ideologico.

È un gioco antico, ma pericoloso. Un tempo si sarebbe parlato di “braccio armato”: oggi, più blandamente, si parla di “movimento”. Ma la sostanza non cambia. Quando il consenso manca, si cerca l’emozione. Quando i numeri non aiutano, si cerca la piazza.

Il Ministro Piantedosi, intervenuto alla Leopolda 13, oltre a ridimensionare il numero dei partecipanti alle manifestazioni — che, secondo i suoi dati, non supererebbero le 500.000 persone, circa un quarto rispetto a quanto dichiarato dagli organizzatori — ha anche confermato ciò che avevamo già sostenuto: i sindacati utilizzano in modo pretestuoso la guerra per manifestare, non potendo più contestare i risultati del governo in campo economico e sociale.

Si tratta di un utilizzo strumentale di un dramma umanitario che, peraltro, dimostra molta superficialità, per non dire ignoranza. In molte piazze, infatti, alcuni manifestanti sono arrivati a sostenere che Hamas possa essere legittimato come forza di resistenza, negandone la reale natura terroristica, universalmente riconosciuta ben prima del 7 ottobre. È proprio tale natura che ha spinto numerosi paesi arabi ad aderire alla proposta di pace presentata dall’allora Presidente Trump.

Landini sa bene che la piazza non dà pane, non crea lavoro, non cura bambini malati. Questo — piaccia o meno — oggi lo sta facendo il governo. Eppure i sindacati scelgono di organizzare scioperi e minacciare di “fermare il Paese” non per il lavoro, non per i salari, ma per una flottiglia che si è infranta contro la realtà.

Sicuramente, tra i manifestanti ci sono anche persone che non hanno intenzione di rompere vetrine o bloccare treni, e che manifestano in buona fede. Ci auguriamo che possano fermarsi un attimo a riflettere: ha senso mettere a ferro e fuoco le città, ferire agenti di polizia e carabinieri, in nome della pace? Non è forse una contraddizione evidente, soprattutto alla luce del fatto che all’Italia, in questa vicenda, non si può imputare nulla?

Chiudiamo con una notizia che è passata quasi inosservata: i quattro parlamentari italiani respinti da Israele sono stati rimpatriati con un volo di Stato, a testimonianza della loro piena appartenenza a quella stessa “Casta” che a parole contestano. I loro compagni di flottiglia, invece, sono stati trattenuti in Israele.

E, come se non bastasse, al loro arrivo a Roma i deputati sono stati accolti come eroi dai colleghi di opposizione: gli stessi che, poche ore prima in Parlamento, si erano semplicemente — e, a nostro avviso, responsabilmente — astenuti sul voto relativo al piano di Trump per Gaza. Un piano che, di fatto, sembra essere l’unico concreto e che ha ricevuto l’appoggio anche dei paesi arabi confinanti.

Tutto ciò rende ancora più legittima una domanda: perché allora le piazze italiane esplodono in queste violenze, mentre altrove in Europa non succede?

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