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Ieri c’è stato il funerale di Charlie Kirk

di Francesco Pellati
24 Settembre 2025
In Attualità
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Ieri c’è stato il funerale di Charlie Kirk
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Ieri c’è stato il funerale di Charlie Kirk:
era un giovane uomo americano, era un sostenitore di Trump, aveva fondato “Turning Point Usa”, la più importante organizzazione giovanile conservatrice negli Usa, con sedi in oltre 850 college.

Nel 2020 aveva pubblicato il bestseller The Maga Doctrine, diventando milionario grazie agli incassi delle vendite del libro. (stia in guardia il Generale Vannacci!)

È stato ucciso da Taylor Robinson, un altro giovane uomo americano che non la pensava come lui.

Oltre ad essere conservatore, Kirk non aveva altri “difetti”, dialogava, aveva famiglia e amici, ma secondo Robinson meritava di morire perché non la pensava come lui. Peggio: aveva aiutato Trump a diventare presidente.

La campana non ha suonato per tutti: quelli che non ne hanno sentito i rintocchi, che dovrebbero riunire l’umanità intera nel dolore per la perdita di uno di noi, non lo hanno fatto perché sono sordi, lo hanno fatto perché sono muniti di udito e di etica selettivi: piangono i palestinesi vittime degli ebrei, non piangono né Kirk vittima della intolleranza ideologica né gli ebrei vittime dei palestinesi (Hamas non viene da Marte, nasce e prospera in Gaza che è terra di soli palestinesi) perché non la pensano come loro

Avvertono il rischio che chi non la pensa come loro sia eletto per governare, magari solo per 4 o 5 anni, ma tanto basta a metterli in allarme, devono custodire la “loro” democrazia: l’impegno è profondo, l’allerta diuturna: il “no pasaràn” della Ibarruri risuona, minoritario finché si vuole ma impavido e rumoroso, nelle piazze, nelle università, nelle scuole, sui giornali, nelle tv, nei teatri, nei festival, negli scioperi.
I “braccianti della protesta” (i centri sociali, l’1% degli studenti universitari, i pochi immigrati già politicizzati, i peones di partiti e sindacati) sulle piazze, ancora ieri, bruciano cassonetti, automobili, manichini e bandiere, insultano e aggrediscono poliziotti e carabinieri, a scuola picchiano docenti, impediscono confronti, strappano libri.

I “registi” si dividono i compiti:
nei festival, in televisione, sui giornali, dai palchi, arriva la copertura, lo sdegno, la condanna, la gogna fascista, sionista, ormai anche genocida, per chi si permette di pensarla in modo diverso da loro

La magistratura ”impegnata” garantisce il massimo possibile della impunità.
In Parlamento insultano e minacciano i colleghi di controparte, presi uno per uno, in perfetto stile KGB o vecchio PCI (che poi è la stessa cosa).

Usano i grillini, minus habens politici: urlando svolgono a meraviglia la funzione di guastatori del sistema, distruttori di risorse, demagoghi esemplari.

Infine il tentato capolavoro: l’invito alla controparte di abbassare i toni!
Va bene così: la controparte di centro destra, magari un po’ fascista, garantirà loro di manifestare sempre, comunque e ovunque il loro pensiero

La demonizzazione del nemico è vecchia come il mondo; per dire: Romolo, tutto bene e Remo tutto male. Ci sono milioni di Romoli e di Remi nella dolente storia dell’umanità.

Oggi i palestinesi, tutti buoni e gli ebrei tutti cattivi, ora genocidi

Il genocidio è il disegno di annientare una intera etnia come i nazisti con gli ebrei o i turchi con gli armeni: ti uccido perché sei ebreo (o armeno) dovunque tu sia.
I palestinesi sono circa 12 milioni di cui 1,850 mila nella Striscia di Gaza, 2,950 milioni in Cisgiordania, 1,470 mila cittadini di Israele, 5 milioni nei Campi profughi, gli altri in giro per il mondo (fonte: Ufficio Centrale di Statistica dello Stato di Palestina, anno 2015).
In Gaza e in Cisgiordania non vive alcun ebreo.

In Israele vivono senza rischi 1 milione e 470mila palestinesi che eleggono propri deputati nel Parlamento di Israele.
Fuori da Gaza non c’è alcuna caccia al palestinese

Dentro Gaza c’è la caccia ai palestinesi terroristi di Hamas più che “ai palestinesi”: bombardamenti, distruzioni, innocenti morti, feriti, la catastrofe della guerra, sono molto simili a quelli che vissero gli italiani (anch’io da bambino) nel 1944/45, quando gli alleati combatterono da Sud a Nord per liberarci da una odiosa tirannia. Però al contrario degli ebrei a Gaza, lo facevano senza preavvisarci, colpivano e basta. Nè i nazifascisti usavano i civili come scudi umani.

È lecito temere che ci troviamo di fronte al più grande manifesto di victim-blaming (la colpevolizzazione della vittima) dell’epoca moderna sostenuto dalla galassia delle sinistre e dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione Occidentali

Nei fatti l’ebreo è ucciso dovunque possibile, il genocidio è riproposto senza mezzi termini: Israele non appare nelle carte geografiche islamiche, l’imperativo è l’eliminazione fisica, neanche il ritorno ai mellah, i Ghetti ebraici nordafricani.
La narrazione che oggi propone, con violenza ideologica, verbale, fisica, il mainstream della sinistra occidentale in piena sintonia con l’islamismo ha contenuti dubbi.

I palestinesi descritti come etnia, come nazione. Il termine fu inventato dagli inglesi fra le due guerre. Per dire Golda Meyer era palestinese

Gli ebrei tedeschi di fine 800 non occuparono i terreni degli arabi ma li acquistarono con regolari contratti trasformando acquitrini e deserto in terre fertili attraverso i kibbutz, gli insediamenti “socialisti” dove tutto era in comune, perfino i figli.

Infine la più stupefacente mistificazione: Hamas deriva dai Fratelli Mussulmani Il cui motto è: “….. Il jihād è la nostra via. Morire nella via di Dio è la nostra suprema speranza…”.

Al Hussein, gran Mufti di Gerusalemme, fu un nazifascista palestinese che schierò i Fratelli Mussulmani con Hitler e Mussolini. La radice di Hamas deriva da questa cultura filonazista. Ma la sinistra non si arresta davanti a niente, giustifica, manipola, inventa: Hamas diventa di sinistra!

La violenza antiebraica è strumentale: i palestinesi sono una variabile, ieri era “l’eroico popolo del Vietnam”, era il Che, era Fidel, era il falso mito Allende. Ogni stagione un nuovo mito, ma un obiettivo costante: conservare con ogni mezzo la propria egemonia conquistata in gran parte dell’Occidente con uno sforzo collettivo davvero possente: il metodo del geniale Antonio Gramsci applicato puntualmente con partito, sindacato, cultura, scuola, arte, spettacolo, comunicazione

Un aspetto estetico evidente a tutti, rilevato da pochi? la toponomastica: andate a vedere a chi sono dedicati vie, piazze, parchi, spazi. Le rimembranze fanno parte della liturgia egemonica.
L’atmosfera però sembra cambiata, dovunque si va alle urne i voti si sono rarefatti, altri progetti sembrano cogliere il consenso degli elettori, l’intero sistema è schierato in difesa del malloppo, tutti in trincea a sparare l’ultima raffica.

Mettendo insieme le cose ne esce un quadro che contiene elementi di allarme, ma non c’è l’allarme siam fascisti, chi allarma siete voi, cari compagni, in tutto il mondo alleati di chiunque in difesa della egemonia alla quale anni di potere vi hanno abituati.

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