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Campo largo? No, grazie: rischiamo di essere governati da centri sociali, integralisti ecologisti, radicali e sardine

di Alessandro Scipioni
8 Settembre 2025
In Attualità
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Campo largo? No, grazie: rischiamo di essere governati da centri sociali, integralisti ecologisti, radicali e sardine

La notizia è ufficiale: Antonio Decaro sarà il candidato presidente del “campo largo” in Puglia. Una candidatura che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe rappresentare l’alternativa seria al centrodestra. Ma a ben guardare, quello che viene chiamato con toni speranzosi “campo largo” assomiglia molto di più a una tragica ammucchiata eterogenea, cementata non da un progetto per l’Italia, ma da un compromesso perenne tra leader incapaci di parlare al Paese.

Dietro la maschera del pluralismo si nasconde una coalizione slabbrata, costretta a mediare ogni singolo passo tra le posizioni inconciliabili di Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Una coalizione così sfilacciata da essere potenzialmente paralizzata prima ancora di governare. Il rischio reale non è solo l’instabilità politica, ma l’immobilismo istituzionalizzato. Un’Italia tenuta in ostaggio da veti incrociati, calcoli elettorali e battaglie personali.

E poi c’è la figura di Elly Schlein. Oggettivamente, la sua leadership rende grottesca già l’idea stessa del “campo largo”. Ve la immaginate a Palazzo Chigi? Io purtroppo sì. E non è un pensiero rassicurante.

Una persona che parla di “superare l’umanità” in Europa — senza nemmeno rendersi conto della crisi profonda che attraversa l’Unione — non può avere in mano le leve del governo. Una crisi aggravata proprio dalla supremazia tedesca, ormai evidente a chiunque. Parlare ancora di asse franco-tedesco è un esercizio di nostalgia per una Francia che ormai fatica a galleggiare.

L’Italia ha tutto da perdere in un’Unione Europea dove si decide a maggioranza. Già con l’unanimità, quando a Bruxelles andavano governi a guida PD, abbiamo ottenuto un’Europa che ci ignorava sistematicamente. In futuro, con la Germania e i suoi satelliti da un lato, e i paesi francofoni troppo timorosi per contrastarli, i sacrifici saranno richiesti (come sempre) ai soliti noti: Italia, Grecia, Spagna e Portogallo. Con una differenza sostanziale: mentre Madrid e Lisbona, destra o sinistra che sia, difendono con fermezza i loro interessi, in Italia, sotto la guida del “campo largo”, passeremo sopra a tutto. Anche ai nostri diritti.

Pensate solo a cosa potrebbe succedere se i pentastellati tornassero in posizione di influenza: tutte le grandi opere sarebbero fermate. E mentre Renzi si destreggerebbe con disinvoltura tra il voto a favore del reddito di cittadinanza e quello contrario, a seconda di come tira il vento, l’Italia si troverebbe prigioniera dell’instabilità. Per lui, ormai, la sopravvivenza politica è diventata una sorta di “ragion di Stato personale”.

Eppure, Schlein parla di “vittoria dei progressisti”. Ma quali progressisti? Quelli che oggi stanno lentamente morendo, schiacciati da una sinistra che ha scelto di spostare il proprio baricentro verso il massimalismo ideologico e le posizioni più estreme?

Altro che campo largo. Quello che si profila all’orizzonte è un governo dei centri sociali, degli integralisti ecologisti, dei radicali fuori tempo massimo, delle sardine riciclate in classe dirigente. Un governo prigioniero di minoranze rumorose, incapace di ascoltare la maggioranza silenziosa del Paese.

Fortunatamente, il popolo italiano ha ancora buon senso. E difficilmente si metterà nelle mani di chi rappresenta soltanto l’eco di un’ideologia stanca e sradicata dalla realtà. Ma il rischio resta. E occorre chiamarlo per nome.

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Tags: Campo LargoCENTROSINISTRAElly SchleinIN EVIDENZARegione
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