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Il ritorno del surfista

di Paolo Amato
27 Agosto 2025
In Attualità
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commissario
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Il ritorno del surfista

Marco Travaglio lo definisce «un fallito di successo» o «un Calenda che ce l’ha fatta». Per dire che, pur non azzeccandone una, viene sempre interpellato alla stregua dell’oracolo di Delfi.

Non è però il gusto di una facile polemica a spingerci ad ironizzare su Mario Draghi e l’intervento da lui pronunciato al meeting di Comunione e Liberazione. È che ricordiamo ancora le sue profezie non avveratesi, il suo ultra-atlantismo tutto elmo e moschetto, le sue tanto declamate sanzioni diventate dei boomerang; per non parlare dei suoi contraddittori atti di politica economica ed estera. Tutte scelte che hanno pesantemente contribuito a far “evaporare” -come dice lui- l’illusione di una Europa capace di contare nel mondo. Già, perché Draghi è uno dei responsabili della costruzione di questa Unione Europea che ha portato alla rovina l’Europa

E la sua abilità consiste proprio nel far dimenticare il suo essere parte in causa, ponendosi continuamente “a latere” del dibattito politico. Nel quale interviene comunque frequentemente, sentenziando con l’aura dell’esperto e facendo sfoggio di dotta banalità. Come quando afferma che l’errore principale è stato ritenere che essere uno dei più grandi e ricchi mercati del mondo fosse di per sé sufficiente a rendere l’Unione Europea protagonista della geopolitica. Beh non ci voleva la sua preziosa consulenza per capire che un mercato, concepito quale campo di azione della finanza internazionale, non sarebbe mai diventato un soggetto politico autonomo ed autorevole.

Ma Draghi è così: preferisce enunciare con seriosità le criticità del sistema anziché indagare seriamente le ragioni di fondo dei problemi. Per non disturbare il conducente e dispiacere ai poteri forti, certamente, ma anche perché è nella sua natura limitarsi a ciò che è convenzionale. Draghi è un surfista dell’ovvio. Gli piace cavalcare le onde dell’ordinario e solcare i luoghi comuni. Per poi ricevere il generoso plauso della conformista informazione di regime a lui genuflessa. Ma se le sue analisi restano sempre alla superficie di cose e avvenimenti, le sue ricette intervengono sempre sul corpo vivo del potere costituito. A tutela di quest’ultimo, naturalmente. Per cui cosa ha sostanzialmente proposto al raduno riminese di Comunione e Liberazione?

Semplicemente di continuare, anzi di accelerare, il trasferimento della sovranità dai vari Stati membri all’Unione Europea ed in particolare alla sua Commissione (notoriamente più attenta alle lobby finanziarie, farmaceutiche e degli armamenti, che alle esigenze dei popoli europei). In modo da creare un forte potere centrale in grado di attivare processi di integrazione a tutto campo: dall’economia alla politica, dall’ambito tecnologico a quello militare; magari con forme di debito comune atte a finanziare mega progetti come il cosiddetto riarmo europeo che altri non è che il riarmo tedesco.

Trasformando così l’Unione Europea in una vera potenza capace di trattare alla pari con Usa, Cina e Russia. «Vaste programme!» avrebbe potuto commentare sarcasticamente De Gaulle se fosse stato vivo. Ma Draghi ha l’ambizione del suggeritore che vuole farsi attore, e non si tira indietro. Se poi tutto ciò comporta una riduzione dell’autonomia degli Stati e dei margini di manovra dei parlamenti nazionali e persino degli spazi di democrazia, pazienza!

D’altronde lui stesso ha ammesso la fine del modello di democrazia liberale. Ragion per cui il potenziamento della autoreferenziale Commissione Europea val bene una messa in tutela della democrazia.  Insomma, secondo Draghi, la nostra Europa debole e marginale, onde evitare una completa “evaporazione”, dovrebbe affidarsi maggiormente alla Commissione dell’Unione Europea le cui politiche hanno indebolito e marginalizzato l’Europa! Come dire ad un anemico di affidarsi alle cure di Dracula…

La verità che Draghi non dice è che questa Unione Europea andrebbe sciolta e ricostituita su basi diverse, magari seguendo un modello confederale. Perché è l’unità di singoli Stati forti, tra loro confederati, a fare la forza di un insieme sovranazionale. Troppe sono del resto le cose sulle quali Draghi sorvola. Dal rapporto che l’entità europea dovrebbe avere con la Nato al fatto che sono gli Usa a non volere che l’Europa diventi una potenza (come le vicende della guerra in Ucraina hanno bene evidenziato). Per non parlare del rapporto con la Russia, con la quale una qualche forma di collaborazione sarebbe di grande utilità alle ambizioni europee di potenza economica e politica

Come sosteneva decenni or sono il già citato De Gaulle e più recentemente il compianto Silvio Berlusconi. Ma sarebbe chiedere troppo a Draghi. Perché non vi è in lui una profonda riflessione sulla crisi dell’Europa. Come non vi è il sogno di una Europa diversa. Il suo è un europeismo minore, che punta esclusivamente a revisionare gli attuali meccanismi di funzionamento dell’Unione Europea, onde aumentare il potere della Commissione.

Un comportamento da tecnico del potere in servizio permanente, e perennemente in attesa di essere chiamato o richiamato a più alti incarichi. Nei mesi precedenti si è molto parlato, in ambienti politici ed imprenditoriali, di un grande lavorìo attorno alla figura di Draghi. Perché c’è chi vorrebbe riportarlo alla Presidenza del Consiglio o portarlo alla Presidenza della Commissione Europea o elevarlo addirittura alla Presidenza della Repubblica

E sempre col solito ricorso ai velenosi intrighi di Palazzo. Trattasi solo di vane manovre destinate a finire nel nulla? Di velleitarismi di vaghe stelle centriste? Può darsi. Tuttavia il fatto che Mario Draghi sia stato chiamato ad aprire i lavori del meeting annuale di Comunione e Liberazione deve far riflettere. Anche perché Comunione e Liberazione è un Movimento ecclesiale dalle lunghe antenne, molto attento ai movimenti del Potere… Per cui che dire? Lunga vita al Governo Meloni!

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Tags: BCEIN EVIDENZAMARIO DRAGHIPARLAMENTOUNIONE EUROPEA
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