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Dopo ben 31 anni, il centro sociale di estrema sinistra Leoncavallo è stato sgombrato

di Kishore Bombaci
24 Agosto 2025
In Cronaca
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Dopo ben 31 anni, il centro sociale di estrema sinistra Leoncavallo è stato sgombrato
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Dopo ben 31 anni, il centro sociale di estrema sinistra Leoncavallo è stato sgombrato.

Un lungo procedimento fatto da battaglie legali e anche urbane (ricordasi il 1994 quando nel tentativo di sgombero ci fu un violento scontro con le Forze di Polizia) che ha constato di ben 133 tentativi di liberare l’immobile in adempimento all’ordine dell’Autorità Giudiziaria, tutti andati vani

Una storia molto lunga e complessa quella del Centro Sociale per antonomasia, dai futuri esiti assai costosi, visto che nel 2024 la Corte d’Appello di Milano ha condannato lo Stato al risarcimento di 3 milioni di euro in favore della proprietà per il mancato sgombero.

Soldi dei contribuenti, tanto per cambiare, che si vedono costretti a pagare per l’impossibilità di liberare un immobile occupato da estremisti di sinistra che per più di trent’anni hanno tenuto in ostaggio la legalità al prezzo – dicono loro – di un pluralismo culturale che evidentemente non vedevano rappresentato nella democrazia italiana.
Per carità! Avranno anche fatto cose buone (sebbene unilaterali, ca va sans dire), ma adesso anche basta! È arrivata finalmente l’ora di riportare nei ranghi una situazione che non poteva durare oltre

La storia del Leoncavallo è assai articolata e risalente nel tempo, avendo attraversato almeno 4 decenni dal quel lontano 1975 quando iniziò l’occupazione dell’immobile, all’epoca situato nell’omonima via milanese. In un primo tempo fu vicino alle rivendicazioni del Movimento Operaio .

Erano i tempi delle lotte dei lavoratori caratterizzate anche da momenti bui per la Repubblica, anni in cui l’apporto la gioventù si riconosceva nella voglia di trasformazione radicale dell’Italia

Indubbiamente, un grande impegno sociale e politico, animato da belle speranze per una società migliore che si trovavano a confronto in questi centri di aggregazione.

Questa ricostruzione tuttavia è parziale e rappresenta quasi un mito adolescenziale di una sinistra giovanile che, proprio da quegli ambienti, derivò un’estremismo polarizzante che non rifuggiva la violenza e, in alcuni casi, persino la lotta armata

Probabilmente, l’unica degna di reale nota fu la battaglia contro la diffusione dell’eroina che, in quegli anni, iniziava a miete vittime, e che vide la morte di Fausto e Iaio (frequentatori del centro sociale) ammazzati per mano di chi probabilmente con quel traffico illecito ci si arricchiva.

Il Leonka aveva l’ambizione di porsi come centro culturale di controinformazione, musica alternativa e dibattiti sempre improntati posizioni di sinistra anti-sistema

Posizioni che, come detto, nel tempo si caricarono anche di sfumature violente, salvo poi abbracciare la non-violenza e intavolare addirittura un’alleanza politica con il Partito della Rifondazione Comunista (fino a eleggere il leader Farina nelle liste del partito di Bertinotti).

Un quadro storico che restituisce l’immagine di una realtà che se non può essere demonizzata, certamente non deve essere “santificata”, come accade in questi giorni da parte del mondo progressista, tra politici e intellettuali d’area. Dal Sindaco Sala allo scrittore Dazieri, passando per Paolo Rossi e altre voci di simile tenore

In ogni caso, quale che sia l’opinione di ciascuno sui meriti o demeriti storici del Leoncavallo, vi è un dato che risulta essere del tutto inappellabile. E cioè, la situazione di illegalità nel quale il centro sociale versava, avendo occupato vari immobili senza che vi fossero contratti o canoni pagati o spese saldate.

Situazione che, peraltro, accomuna ad oggi svariate aggregazioni sociali di simile risma e di vari orientamenti politici che debbono essere ricondotti nella legalità e nella conformità al diritto

Questo avviene nei paesi civili dove le sacche di irregolarità devono essere sanate. Bene ha fatto il Governo, dunque, a procedere perché, come ha detto Giorgia Meloni, è finito il tempo delle zone franche.

Naturalmente è insorta tutta la sinistra milanese e nazionale, in difesa di un centro sociale definito, luogo di cultura popolare. La rete delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo si è spinta oltre dichiarando che “Milano sta diventando una città di merda, in cui non c’è nessuna possibilità nemmeno di proporre delle alternative, una visione diversa, la possibilità di creare una socialità […]. È una città che è stata piena di cultura, di attività, un modello per tutt’Italia per le proposte culturali: gli sta bene questo deserto, questo happy hour a tutte le ore?

A noi no”. Al di là della ricostruzione offerta circa il pregio della cultura veicolata nei centri sociali tutta da dimostrare, quel che non può essere accettato è che si bypassi completamente il tema della legalità. Ogni altra associazione culturale che fa realmente cultura è vincolata a contratti, canoni, spese ecc.. e non si comprende per qual motivo da tali obblighi debbono essere esentati i centri sociali. Il rispetto delle regole è presupposto per il regolare funzionamento di una democrazia, in assenza del quale una società finisce nell’anarchia

E non importa se i protagonisti della vicenda gioirebbero di un tal esito, ma fino a che siamo in uno stato democratico di diritto, le regole vanno rispettate. E’, dunque, certamente possibile fare cultura, è possibile persino sposare le tesi più ardite in tempo di visione del mondo e propagandarle senza tema di ridicolo, ma ciò deve esser condotto nella legalità.

Per protestare contro lo sgombero, è stata organizzata una manifestazione per il 6 Settembre, evento che reca con sé svariate preoccupazioni in tema di sicurezza e ordine pubblico anche in considerazione del fatto che in quella settimana si celebreranno altri eventi organizzati da reti di sinistra e che potrebbero dar luogo a una convergenza numerica e d’intenti potenzialmente pericolosa. Timori peraltro confermati dal tenore delle dichiarazioni che ne accompagnano l’organizzazione: si parla di una iniziativa “contro lo sgombero del Leoncavallo, contro il fascismo di governo, la gentrificazione ed espropriazione dei patrimoni pubblici e autogestiti. Difendiamo gli spazi sociali, la cultura libera, l’arte sovversiva e i movimenti dal basso

Vogliamo un’altra Milano”. Al di là della retorica militante dal sapore tardo Novecentesco, si tratta di parole potenzialmente incendiarie visto viviamo tempi difficili (per es. le minacce degli anarchici alla redazione de Il Tempo) nei quali il risorgere dell’estremismo politico no va sottovalutato.

Invero, lo sgombero era stato previsto per il 9 Settembre e sono ignote le cause dell’anticipazione voluta la Ministero. C’è chi sostiene che tutto rientra nella logica di mettere in difficoltà il Sindaco Sala, già travolto dagli scandali giudiziari della sua giunta; c’è chi invece sostiene che sia stata anticipata proprio perché una buona parte degli occupanti, in agosto non si trova nel centro (le ferie sono sacre anche per i rivoluzionari evidentemente!)

Non si sa. Ma il principio del rispetto della legge resta valido, indipendentemente dalla data di esecuzione della sentenza.
Sia chiaro dunque che tutti coloro che in questo momento difendono il Leonka difendono l’illegalità. Tutti coloro i quali ritengono che i centri sociali in generale siano luoghi di pace, cultura e amenità varie, o sono mal informati o sono in malafede.

La realtà è che almeno negli ultimi tre anni, da quando in particolare modo governa il centro destra, i centri sociali di sinistra – di cui il Leoncavallo è archetipo oltre che progenitore – sono stati protagonisti anche di messaggi violenti contro il Governo , contro Israele, e contro tutto ciò che non incontra il loro favore. Slogan aggressivi , iniziative violente (come bruciare le effigi di Giorgia Meloni e vari ministri) sono stati la costante assoluta di questi eventi ed è bene che si sappia che ciò non può essere tollerato

E si badi bene, non si tratta di repressione del dissenso o di fascismo, come continua a gridare una sinistra sempre più vuota di contenuti e piena di ideologia, ma di rispetto della legge oltre che della dialettica democratica. I centri sociali non sono (solo) poli di (sedicente) cultura, ma anche fucine pericolose dove cattivi maestri educano ancor più cattivi allievi, di fatto, vanificando anche il buono che si potrebbe trarre da quelle esperienze.

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Tags: CENTRO SOCIALEIN EVIDENZALeoncavalloMilanoOCCUPAZIONE
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