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Home Cultura

Il bispensiero di Orwell nell’era dei media

di Francesco Petrone
11 Agosto 2025
In Cultura
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LETTERATURA
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Il bispensiero di Orwell nell’era dei media

George Orwell scrivendo il suo romanzo distopico “1984”, prende l’occasione per trattare del bispensiero o bipensiero, termine che lo scrittore immagina come uno dei frutti della neolingua, accuratamente descritta come l’ arma più potente del Grande Fratello.

Il bispensiero illustra la contraddizione interna in cui ogni persona si viene a trovare, quando si adatta a ricevere passivamente dei messaggi provenienti dall’esterno e incamerati sotto forma di condizionamento mentale formato da vari input assorbiti e mai elaborati

Questi possono contrastare con le nostre più intime convinzioni e con la logica personale ma rimangono ugualmente immagazzinati come dati acquisti anche se in netto contrasto con i nostri principi più radicati.

Il bispensiero consiste nell’avere due pensieri in contraddizione fra loro e credere in ambedue.

Uno è il frutto della nostra opinione personale e del nostro convincimento, il nostro vero io, l’altro è l’adattamento al messaggio esterno e accettato non per convincimento ma solo per desiderio di conformarsi all’ opinione imperante trasmessa dai grandi media e diventata un luogo comune mai discusso ma accettato senza essere filtrato dal pensiero critico e razionale

È un’operazione che nasce dal desiderio di inclusività. Quando si vive unicamente in superficie può accadere di essere in contraddizione con se stessi e sviluppare il bispensiero.

Sartre dice che questa apatia può provocare nausea esistenziale

Ad esempio, si può rifiutare per principio ogni guerra, specialmente in epoca nucleare e al contempo rischiare irresponsabilmente il conflitto con una grande potenza nucleare perché ci hanno detto che occorre difendere dei valori e dei principi anche se non abbiamo approfondito di quali valori si tratti ma crediamo sulla parola che siano importanti e vitali.

Ci indebitiamo per la nostra esistenza e, non contenti, coinvolgiamo  i nostri figli e i nostri nipoti per spendere cifre astronomiche in poderosi armamenti per difenderci da una immaginaria invasione di fantomatici tartari, come i personaggi della fortezza Bastiani.

Questo anche se sappiamo essere un’invasione che che non avverrà mai. Ci indigniamo ad ogni ricorrenza in cui il mezzo televisivo ci riporta a eccidi avvenuti 80 anni prima e contemporaneamente rimaniamo indifferenti a genocidi, delle vere mattanze raccapriccianti che stanno avvenendo nel presente, quasi in diretta e sotto casa, in cui vediamo le vittime in faccia

Abbiamo questo atteggiamento di apatia perché ci hanno spiegato che sono  cose che avvengono in situazioni difficili e sono necessità dolorose. Ci hanno detto anche che la pietà per quei bambini innocenti aiuterebbe il terrorismo.

In passato ci hanno insegnato ad odiare il terrorismo di un califfato sanguinario tagliatore di feste. In seguito però è cambiata versione e questa volta ci hanno spiegato che al momento in cui i capi di quel califfato terrorista hanno preso il potere con un golpe tutto si è aggiustato perché hanno messo la cravatta è sembra sia diventata una storia a lieto fine

Sembra quasi la canzone di Lucio Dalla “Caro amico ti scrivo”. Questo è il bispensiero di Orwell che è più reale di quel che si creda. Si chiama anche adattamento alla realtà.

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Tags: 1984GRANDE FRATELLOIDEAIN EVIDENZAORWELL
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