Regionali 2025: La Toscana ha bisogno di una svolta. Il sistema PD è al capolinea
Le prossime elezioni regionali in Toscana rappresentano un crocevia fondamentale per il futuro della nostra terra. È giunto il momento di ammettere che il sistema di potere targato Partito Democratico è giunto al capolinea, vittima della sua stessa inerzia.
Fa quasi sorridere l’indice di gradimento positivo che ancora accompagna Eugenio Giani: un monumento vivente all’immobilismo, l’unico volto ancora spendibile di un PD toscano arenato sul potere e ingessato da equilibri interni ormai del tutto slegati dalle reali esigenze dei cittadini
Il PD in Toscana è diventato un regime, un apparato che ricorda la “balena bianca” della prima repubblica, ma privo di qualsiasi spessore, visione e dignità. Un sistema capace di inglobare tutto e il contrario di tutto pur di mantenere lo status quo. Non conta più la coerenza, non conta più l’interesse dei cittadini. Conta solo l’autoconservazione del potere.
Questo immobilismo ha prodotto danni enormi, soprattutto per l’area centrale della regione. Il ritardo infrastrutturale è drammatico. L’esempio più grottesco è quello dell’aeroporto di Peretola: mentre il PD a parole lo difende come “infrastruttura strategica”, nei fatti sostiene un sindaco che lo osteggia, appoggiato da movimenti che lo boicottano apertamente
Una schizofrenia politica che dimostra come le priorità vere – crescita, sviluppo, lavoro – siano subordinate a logiche di alleanze e posizionamenti interni.
Le infrastrutture sono oggi il simbolo del fallimento di un sistema bloccato. Ma la responsabilità più grave del lungo dominio PD non è solo la paralisi amministrativa: è l’impoverimento della classe dirigente. In mancanza di alternanza, la selezione è diventata autoreferenziale, mediocre, spesso scollegata dal merito e dalla realtà.
Basta guardare al livello degli amministratori locali, sempre più grigi, sempre meno capaci, sempre più funzionali alla gestione dell’esistente, mai al cambiamento
Il centrodestra ha il dovere storico di presentarsi come un’alternativa credibile, compatta, determinata. Anche dopo casi difficili come quello di Prato, serve uno scatto di responsabilità. Serve una proposta politica seria, radicata e concreta, che rompa con la retorica dell’autosufficienza e metta al centro i problemi veri dei cittadini toscani.
Perché la verità, che una parte della stampa locale tenta ancora di nascondere peggio dell’agenzia stampa sovietica, è sotto gli occhi di tutti: il sistema di governo toscano è al collasso. E continuare a far finta che tutto vada bene, mentre si perdono occasioni e si moltiplicano le contraddizioni, è il segnale più chiaro che il cambiamento non è solo necessario: è urgente.
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