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La lezione di Mani Pulite

di Barbara Felleca
17 Giugno 2025
In Attualità
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La lezione di Mani Pulite

Trentatrè anni fa l’inchiesta Mani Pulite portò alla luce un vero e proprio “ecosistema della corruzione” a partire da un singolo episodio di corruzione contestato a Mario Chiesa dall’allora Pubblico Ministero Antonio Di Piero (una tangente di 7 milioni di lire, poco meno di tremila euro), che fu la miccia che infiammò e travolse un intero sistema politico-imprenditoriale e che mise in luce una corruzione diffusa che consentiva ai partiti di massa di allora di mantenere apparati, congressi, pubblicazioni, campagne elettorali dispendiose, e che d’altra parte alimentava clientelismo ed arricchimento personale.

Nel 1992, nell’arco di pochi mesi, l’inchiesta Mani Pulite palesò anche all’opinione pubblica che in Italia si era diffuso un sistema corruttivo “bipartisan” talmente radicato da non essere più neppure percepito come antigiuridico, che avrebbe determinato il coinvolgimento nelle inchieste di migliaia di amministratori, politici e burocrati, di centinaia di parlamentari, cinque ex-Presidenti del consiglio, di decine di ministri ed ex-ministri, dei vertici di tutte le imprese pubbliche e private, senza eccezioni anche per il mondo delle professioni

Fu Bettino Craxi il leader che più di altri pagò, anche con l’esilio, quel sistema corruttivo condiviso, e fu il solo che ebbe il coraggio di chiarire, nel celebre suo discorso alla Camera del 3 luglio 1992, che “Ciò che … tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. (…) Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale.”

Mani Pulite travolse la cosiddetta Prima Repubblica, ed i vecchi partiti di massa furono impattati dalle inchieste, e troppe vite furono spezzate; assistemmo alle gogne mediatiche, alle condanne senza processo, ai suicidi in carcere, mentre nuovi partiti nascevano da quelle macerie (da Forza Italia alla Lega Nord di Bossi, e più di recente il Movimento Cinque Stelle di Grillo).

Così l’Italia si ritrovò con una classe politica rinnovata nei nomi, nuove norme sull’abuso di ufficio, uno scontro tra poteri dello stato mai visto prima, che ancora alimenta tentativi più o meno credibili di riforma della giustizia, e l’imbarbarimento del discorso pubblico

Mani Pulite ebbe l’effetto di minare la credibilità di un’intera classe politica, e gettare un’ombra, che ancora persiste, sull’integrità della classe dirigente, alimentando il disincanto dell’italiano medio rispetto alla “politica” che oggi si traduce nell’astensionismo primo partito non rappresentato in Aula.

La notizia dell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che ha chiesto gli arresti domiciliari per la ex consigliera regionale ed oggi prima Sindaca di Prato, non lascia indifferente nessuno di noi, che conserviamo la memoria di Mani Pulite e delle tante, troppe ferite e carriere troncate dal sospetto e dall’ignominia.

Non mi accoderò al coro dei commenti di chi oggi ostenta fiducia nella Magistratura (perché questo è un elemento che deve essere assodato per ogni cittadino rispettoso della legge che crede nella separazione dei poteri, tanto più se quei soggetti rivestono ruoli pubblici), e non scriverò di giustizia e manette al grido di “onestà, onestà”

Non ricorderò dei tanti amici, anche nella mia Firenze, che hanno visto le loro carriere politiche stroncate da inchieste finite in “il fatto non sussiste”, ai quali nessuno ha chiesto scusa.
Voglio solo augurarmi, rispetto alla vicenda messa in luce dalla DDA di Firenze, che il dibattito pubblico e la nostra democrazia siano così maturi da far valere oggi quella presunzione di INNOCENZA (e non di “non colpevolezza”) che deve tutelare ogni persona, compresa la Sindaca Bugetti.

Se una lezione Mani Pulite l’ha lasciata, credo sia quella del rispetto per la vita e la dignità di tutti coloro che sono coinvolti in indagini e procedimenti penali, perché anche al disopra di un – legittimo – gioco delle parti deve esserci l’intesa che il rispetto per la dignità e l’innocenza di ogni persona sono l’argine saldo per sbarrare la strada alle tante condanne senza processo.

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Tags: corruzioneGIUSTIZIAManetteMANI PULITEPRIMO PIANO
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