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Home Politica

La sinistra italiana, tramite i suoi viceministri, rinuncia a costruire il futuro

di Paolo Amato
30 Luglio 2020
In Politica
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viceministro
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Nei giorni scorsi il viceministro dell’Economia (Laura Castelli del Movimento5Stelle) ha invitato spudoratamente i ristoratori in crisi a cambiare mestiere. L’altro viceministro, sempre dell’Economia (Antonio Misiani, PD) ha difeso cinicamente la scelta di non rinviare le scadenze fiscali sostenendo che le partite Iva non stanno peggio degli altri.

Sono due interventi che la dicono lunga sull’ostilità del Governo verso l’impresa e la libera iniziativa. È però una ostilità che non nasce tanto da odio ideologico quanto piuttosto da una non conoscenza delle cose e da una incomprensione dei dati economici. Il che, in un certo senso, è ancora più grave.

C’è infatti in queste dichiarazioni (come del resto in tutti i comportamenti del Governo) una sottovalutazione del ruolo sociale dell’impresa e delle libere professioni. Una ignoranza dei modi di produzione e dei meccanismi di creazione di ricchezza e lavoro: c’è insomma un rifiuto dell’economia reale.

La miopia della sinistra

Il fatto è che la Sinistra italiana non riesce più a vedere e a capire la natura effettiva del lavoro e dell’impresa, perché si è persa nelle astratte convenzioni della finanza e nelle nebbie sociologiche del post-industriale. Impresa e lavoro non sono più al centro della sua visione.

E la stessa vita quotidiana degli uomini e delle donne, che faticano e sudano per arrivare faticosamente a fine mese. O che si sacrificano rischiando tutto sulla loro pelle. Questa è diventata -ai suoi occhi- un format virtuale, una sorta di videogioco. O, se preferite, un mondo surreale, dove antichi ideali o sogni, che pure hanno fatto la storia (come, ad esempio, più giustizia o più libertà), hanno il medesimo valore di un qualsiasi algoritmo informatico.

Da qui la dissoluzione di qualsiasi pensiero critico di riforma dell’esistente. L’assenza di una vera politica economica e la mancanza di un progetto di sviluppo della società italiana. Da qui la rinuncia a costruire storicamente un futuro, per rifugiarsi in un presente il cui carattere virtuale è garanzia di immateriale eternità. A beneficio dei nuovi Padroni del Mondo.

 

Leggi anche: Il PD fa di Firenze la città delle cose ridicole

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