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Adamo Bara Luxury, il trapper che prima rapina e poi si stupisce per non essere stato riconosciuto dai poliziotti

di Redazione
19 Settembre 2019
In Cronaca
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Adamo Bara Luxury, il trapper che prima rapina e poi si stupisce per non essere stato riconosciuto dai poliziotti
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Adamo Bara Luxury per gli agenti che sono andati a prenderlo nella sua casa di Quarto Oggiaro, ieri mattina, era solo un ricercato per un’aggressione violenta e vigliacca, due contro uno, a scopo di rapina, avvenuta lo scorso 4 agosto. Eppure lui, che si vanta del mezzo milione di visualizzazioni su YouTube del suo ultimo brano, si sarebbe stupito di non essere stato riconosciuto immediatamente, come raccontano gli stessi poliziotti esterrefatti.

Ma la «fama», per il 18enne Adamo Bara Luxury, non è arrivata per meriti artistici, visto che nella scena hip hop nostrana, questo ragazzo della periferia milanese non pare essere tenuto in minima considerazione. È un altro filmato, invece, quello che lo ha consegnato alle pagine dei giornali. Si tratta di una ripresa effettuata dalle telecamere di sicurezza di via Val Sabbia, alla Comasina, zona nord del capoluogo lombardo. Viene immortalato mentre picchia brutalmente in strada un 26enne cinese utilizzando un gancio in ferro, spalleggiato da un complice che blocca la vittima con una presa da arti marziali. Tutto per portare via un telefono cellulare.

adamo bara luxuryAncora più sconcertante la ragione di tanta violenza, come avrebbe riferito lo stesso trapper negli uffici del commissariato: «Mi servivano soldi, dovevo comprare la “base” per il nuovo singolo». Ora il suo canale e i suoi account social sono inondati di insulti, anche razzisti. E Adamo è finito in carcere a San Vittore, lontano da quel finto lusso ostentato nelle clip che posta sui social, in esecuzione di un’ordinanza di custodia per rapina aggravata. Nei guai con la giustizia minorile anche il complice, un diciassettenne al quale sono state attribuite altre due rapine, commesse sui treni regionali.

ADAMO BARA LUXURYSarebbero stati loro due, secondo l’accusa, ad accanirsi sull’immigrato cinese. Il minore, con le movenze di chi pratica sport da combattimento, lo blocca da dietro, e il rapper di origine italo-uruguaiana vibra una serie di colpi impressionanti con un pesante gancio da traino per automobili. Prima alle gambe, poi al viso, tanto che la vittima ne avrà per più di venticinque giorni, tra fratture al naso, allo zigomo e traumi vari. Quando il cinese molla il telefono, uno dei due lo raccoglie da terra, ed entrambi si allontanano, lasciando il malcapitato sull’asfalto, tra le macchie del suo sangue. Gli agenti del commissariato Comasina, diretti da Antonio D’Urso, cominciano un lungo lavoro di analisi di tutte le telecamere installate in zona e dei tabulati telefonici, fino a identificareidue. Il diciottenne si sarebbe dunque giustificato sostenendo che gli mancavano soldi per una «base», il tappeto sonoro sul quale molti giovani italiani dediti al rap, anzi alla «trap», che rappresenta una variazione del primo, incidono le loro rime. Testi spesso molto poveri, a parte qualche eccezione, e senza spunti, se non un’esaltazione stereotipata della vita trasgressiva, del machismo, del riscatto dalla vita di periferia. Anche se in questo caso di eroico non c’è proprio nulla.

Federico Berni per Il Corriere della Sera

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