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Home Politica

SARÀ BUGETTOPOLI?

di Simone Margheri
22 Giugno 2025
In Politica
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SARÀ BUGETTOPOLI?

Se dovesse uscirne fuori un nuovo scandali dopo quello del Forteto, Keu con le dimissioni del sindaco di Prato la toscana pagherebbe i 70 anni di immobilismo politico.

Intanto grazie alla politica Toscana paghiamo l’ irpef regionale al massimo previsto

La notizia dell’indagine per corruzione a carico della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, e le sue successive dimissioni, hanno riportato alla ribalta un nodo politico irrisolto che attraversa la Toscana da decenni: il logoramento morale e istituzionale prodotto da un potere politico esercitato senza soluzione di continuità. Da quasi settant’anni, la sinistra – nelle sue varie declinazioni, dal PCI al PD – governa questa regione ininterrottamente.

Un’anomalia nel panorama nazionale, dove, pur tra tensioni e polarizzazioni, l’alternanza democratica ha rappresentato un antidoto naturale ai fenomeni di corruzione, concussione e opacità gestionale

Non è un caso isolato. Il caso Keu, con lo smaltimento di rifiuti tossici attraverso circuiti legati alla criminalità organizzata in piena Valdera, ha mostrato quanto siano deboli i presìdi istituzionali quando il potere si abitua a non essere mai sfidato. Ancora prima, la vicenda del Forteto – con decenni di abusi su minori perpetrati in una struttura accreditata dalle istituzioni – aveva già messo in discussione il rapporto tra politica, burocrazia e vigilanza pubblica.

La parabola di Bugetti rischia di trasformarsi in qualcosa di più grande: una “Brugettopoli” capace di coinvolgere più livelli di amministrazione e più figure politiche, in un tessuto dove i confini tra responsabilità istituzionale, relazioni personali e interessi economici sembrano essersi da tempo assottigliati

È esattamente ciò che succede quando un sistema politico, non più sollecitato dalla concorrenza democratica, finisce per rispondere più a sé stesso che ai cittadini.

La Toscana non ha mai conosciuto un’alternanza politica reale. Neppure a livello comunale, in città simbolo come Firenze, Siena, Pisa o Prato, dove per decenni le scelte elettorali sono sembrate più legate a una fedeltà ideologica consolidata che a una valutazione critica dell’operato delle amministrazioni.

Questo ha impedito l’ingresso di nuove culture di governo, nuovi criteri di valutazione, nuovi anticorpi. A Bologna, Milano, Roma e Torino – città storicamente “rosse” o progressiste – l’alternanza è avvenuta almeno una volta, aprendo momenti di confronto e anche di correzione. In Toscana no.

Di fronte all’inchiesta Bugetti, l’unica reazione pubblica del Partito Democratico regionale è stata una frettolosa espressione di fiducia nella magistratura e nella sindaca stessa

Nessuna riflessione di sistema, nessuna ammissione di errore nella selezione della classe dirigente, nessuna autocritica. Anzi, mentre l’opinione pubblica si interroga sulle reali dinamiche tra amministrazione e interessi imprenditoriali, molti esponenti di sinistra preferiscono concentrarsi su temi a forte carica simbolica e ideologica, ma estranei al perimetro delle competenze regionali: dal patrocinio ai Gay Pride alla rottura dei rapporti istituzionali con Israele, dal riconoscimento della Palestina fino alla retorica dei diritti civili brandita come diversivo.

Nel frattempo, su questioni fondamentali e concrete – come la pressione fiscale, con un’Irpef regionale tra le più alte d’Italia, o l’assenza di un piano credibile di rilancio economico e incentivo alle imprese – il silenzio è quasi totale

La sensazione è che si cerchi di distogliere l’attenzione dai problemi veri, reali, quotidiani, usando il dibattito internazionale come paravento.

Ma i cittadini iniziano a chiedersi se tutto questo non sia il sintomo di un sistema che si difende da sé, troppo occupato a mantenere equilibri interni per occuparsi davvero del bene pubblico.

La questione non è solo giudiziaria, è profondamente politica: quanto ancora potrà reggere una Regione che ha trasformato la continuità in stasi e il consenso in abitudine?

Perché la corruzione, la commistione d’interessi e le inefficienze non nascono dal nulla: sono il prodotto di un contesto dove il potere non teme di essere sostituito. E dove l’alternanza, quella vera, è da troppo tempo solo un’ipotesi teorica.

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Tags: corruzioneIN EVIDENZAPARTITO DEMOCRATICOPRATOTOSCANA
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