Alimentazione sintetica… quando

Nel saggio del 1931 intitolato Fifty Years Hence, Winston Churchill scrisse: “sfuggiremo all’assurdità di far crescere un pollo intero per mangiare il petto o l’ala, coltivando queste parti separatamente in un mezzo adatto” .

Alimentazione sintetica, quando……

Ma, neppure lo statista inglese avrebbe sospettato che questa sua profezia si sarebbe verficata nemmeno un secolo dopo, cioè, ai giorni nostri, allorchè le nostre società occidentali si devono confrontare con il tema dell’alimentazione sintetica.

Un processo che vede le prime teorizzazione negli anni ‘50 del secolo scorso e che progressivamente è andato affermandosi, seppur in modo molto contenuto fra gli anni 70 e i giorni nostri con sperimentazioni e addirittura immissioni nel mercato di prodotti integralmente artificiali.

Al momento la produzione di carne sintetica è consentita in alcuni paesi dell’Asia e negli Stati Uniti d’America.

Alimentazione sintetica: che cosa è?

Si tratta, in estrema sintesi, di un procedimento attraverso il quale risulta possibile estrarre cellule staminali dagli animali, lavorarle mediante specifici bioreattori, e ricavarne così fibre e muscoli da esser poi convertiti in cibo.

IN Europa al momento non esiste alcuna normativa in materia, anche se se nel 2022 è stata approvata la richiesta di raccolta di firme per spostare ingenti investimenti dal settore zootecnico a quello della produzione cellulare. E, sempre in UE, per il caso di importazione dall’estero, l’Azienda è tenuta a dimostrare, in un percorso che dura circa 18 mesi, la sicurezza del cibo sintetico innanzi all’Autorità competente EFSA.

La “non posizione” europea

Ciò a dimostrazione del fatto che, benchè non vi sia ancora una presa di posizione specifica, le istituzioni comunitarie non hanno manifestato sin qui quella contrarietà che ci si dovrebbe attendere. Il Governo conta di far valere queste obiezioni anche in Europa, dove l’Italia potrebbe fare da apripista a una scelta netta dell’Unione contro la produzione di carne sintetica per motivi non solo scientifici, ma anche economici e sociali.

il punto di vista dell’Italia

In Italia, il dibattito anch’esso recente, vede opposte due tesi. Da un lato, c’è chi sostiene che questa procedura consentirebbe un rallentamento degli sfruttamenti intensivi degli allevamenti e un maggior beneficio in termini di sostenibilità ambientale Dall’altro c’è chi, invece, ritiene questa tecnica non in grado di garantire né sicurezza né qualità della nostra alimentazione.

Proprio quest’ultima tesi è stata portata avanti con coerenza e costanza dal Governo Meloni e dal ministro Lollobrigida sin dall’entrata in carica a Ottobre dell’anno scorso. Una posizione che si è tradotta nell’approvazione della Camera di un DDL che appunto impedisce la produzione e l’importazione di carne sintetica. Una determinazione, dunque, di netta contrarietà quella espressa dal nostro Paese non soltanto per motivi di prudenza e sicurezza, ma anche perché fortemente pregiudizievole verso una categoria fondamentale del nostro comparto produttivo, quello appunto agricolo.

Non è un caso che Coldiretti ieri fosse proprio a manifestare a favore dell’approvazione del DDL, e per questo venendo quasi alle mani con +Europa che manifestava per il motivo opposto.

Cosa ha detto Lollobrigida

Il ministro Lollobrigida, ha avuto modo di sottolineare la posizione dell’esecutivo sul tema insistendo sulla necessità di tutelare il nostro cibo e il nostro sistema di produzione alimentare fondato sul rapporto quasi spirituale che esiste tra uomo e terra da millenni e che ha garantito qualità e sicurezza del nostro cibo.

Quella qualità e sicurezza che nei decenni ci hanno consentito di essere paese leader nel mondo in materia e che non risultano essere sufficientemente garantite dalla produzione in laboratorio.

Possibili problemi con il diritto comunitario

Poichè tuttavia, il provvedimento prevede non solo il divieto di produzione, ma anche quello di importazione, qualche problema di compatibilità con il diritto sovranazionale si potrebbe verificare.

Il divieto di importazione, infatti, potrebbe collidere con il principio della libera circolazione delle merci, uno dei principi cardine dell’UE. Unione Europea che, come detto, non ha ancora approvato alcuna norma in materia. In tal caso, infatti, ci troveremmo di fronte a un divieto preventivo che non potrebbe che essere travolto dalle stesse Istituzioni comunitarie.

Convinceremo l’UE?

Tuttavia, che l’UE consenta la produzione e la circolazione di questo tipo di prodotti è tutt’altro che scontato. Infatti, al momento il Parlamento Europeo, in modo trasversale, ha chiuso la strada a ogni possibilità di approvazione della suddetta procedura e c’è da ben sperare che le cose continuino in questo senso.

Tuttavia, la strada è ancora lunga e non scevra da difficoltà, dal momento che le torsioni moderniste che accompagnano un nuovo paradigma ideologico che si spande in svariati settori (e di cui la carne sintetica non è che una propaggine), ha trovato spesso nelle istituzioni comunitarie un complice fin troppo propenso ad assecondarle.

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