20 anni dai fatti di Genova e dall’errore più grave dello Stato

Genova, 20 luglio 2001. Sono passati esattamente 20 anni da quel giorno infausto. Dal giorno del G8. Quel giorno in cui l’Italia si è svegliata dalla parte sbagliata del letto. Quando invece che schierarsi dalla parte delle forze dell’ordine, si è schierata dalla parte dei manifestanti incappucciati e violenti.

Certo, non tutta l’Italia, se Dio vuole. Ma la grande maggioranza degli esponenti della politica ha deciso di mortificare i propri servitori e mettere sull’altare dell’esaltazione pubblica chi scende in piazza per devastare, senza uno scopo diverso. È da quel giorno a Genova che l’Italia ha imboccato la vomitevole china del politically correct.

La cronaca ci racconta che le nostre Forze dell’Ordine sono scese in strada per contrastare un nemico a cui non erano preparati. Manifestanti non normali. Praticamente dei gruppi paramilitari organizzati con uno scopo preciso. La distruzione guidata dall’esaltazione.

La mancanza di preparazione degli uomini dello Stato

Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza. Al massimo erano stati messi sotto stress alle partite di calcio. Un paio di manganellate date bene e tutti si mettevano tranquilli. A Genova no, a Genova c’era la guerra. E per vincere la guerra devi avere determinate caratteristiche. Essere più numerosi del nemico, essere meglio armati, ma soprattutto, essere molto più cattivi.

E gli agenti non avevano nessuna di queste tre caratteristiche. Forse erano meglio armati, ma non potevano usare le pistole. Uno solo l’ha fatto: Mario Placanica, carabiniere.

Ha sparato un (1) colpo di pistola al manifestante Carlo Giuliani, intrappolato nella Land Rover bloccata e coi vetri distrutti. Quel Giuliani col volto coperto da un passamontagna. Che voleva sfasciargli la testa scagliando un estintore. Pacifico, no? È qui che l’Italia delle istituzioni ha sbagliato, ha dato una direzione tremendamente imbecille.

A Giuliani è stata pure dedicata un’aula parlamentare. Questo deve far capire come Genova abbia consacrato la tolleranza di black block, no global, no tav. Nello stesso momento Genova, la politica ha delegittimato le forze dell’ordine. Un episodio gravissimo. Una spirale di illegalità legalizzata dallo Stato.

Tutto il resto che venne in seguito fu una reazione, dettata dalla rabbia, dalla paura, dall’impreparazione. E dal fatto di essere stati lasciati soli da quello Stato che caccia di casa i propri figli e accoglie chi arriva per derubare e tagliare la gola.

Mi viene in mente una canzone che, tutte le volte che la sento, mi fa commuovere.

Giorgio Faletti, Signor Tenente, 1994

Minchia signor tenente
E siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise
Da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare
Quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare
Per poco più d’un milione al mese
E c’è una cosa qui nella gola
Una che proprio non ci va giù
E farla scendere è una parola
Se chi ci ammazza prende di più
Di quel che prende la brava gente
Ascoltatela, vi prego. E cerchiamo di rendere alle nostre Forze dell’Ordine, tutte, la dignità e l’onore che meritano.

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