01/01/21: L’alba di un nuovo anno economico

2021

Man pressing a button to restart national economy after crisis. Composite image between a hand photography and a 3D background.

Ieri era il primo gennaio 2021, ed auguro a tutti un buon anno nuovo pieno di salute e prosperità. Da economista mi auguro che il 2021 sia un anno che rifletta le previsioni di crescita previste dal nostro Ministro del Tesoro. Le ha rappresentate alla UE con un bel +6%, ma che banca d’Italia ha, diciamo, contenuto in un più modesto +3,5%.

Sono molti i temi economici sui quali potersi soffermare e ne vorrei sottolineare solo alcuni.

  1. L’impatto sul PIL europeo di una Gran Bretagna libera dai vincoli e regole vigenti nella UE.
  2. L’impatto degli accordi contrattualizzati dalla Cina con la stessa UE per potenziare gli scambi commerciali/industriali in modo reciproco.
  3. L’isolazionismo statunitense sul conflitto economico con la Cina, conflitto che lo stesso presidente incoming Biden ha confermato di perpetrare come il precedente presidente Trump
  4. L’egemonia franco-tedesca all’interno delle logiche economiche UE.
  5. Il continuo sviluppo dell’area UE a nord est della Germania a discapito dei paesi mediterranei.

Non ho nominato volutamente i temi economici italiani perché sono un caso a parte.

I problemi del paese Italia

L’Italia è un paese che ha molti problemi da risolvere prima di prendere delle scelte economiche.

Sono scelte che dipendono da fattori non legati propriamente all’economia, ma che la influenzano. Vediamone alcune, perché poi da esse, dipendono i giudizi ed i consigli che gli economisti possono prendere e suggerire ai politici.

Primo fra tutti, la legge elettorale. Sappiamo bene, sia dalle sentenze della Corte Costituzionale, sia dallo scontro politico degli ultimi lustri, che come popolo abbiamo la necessità di avere una legge elettorale che dia garanzia di stabilità di governo perché altrimenti nessun progetto è realizzabile.

Questo primo passaggio della nuova legge elettorale, nel nuovo assetto parlamentare, fornirà già un’idea degli equilibri che vi potranno essere tra i vari schieramenti in campo. Gli inglesi questi problemi li hanno risolti molto tempo fa con una legge maggioritaria a doppio turno, collegi piccoli, vincolo di mandato e massimo due turni. I Francesi e tedeschi in modo diverso.

Sistemi dunque democratici, che funzionano da anni, decenni, che io mi auspico da cittadino si possano compiere scelte, quelle della legge elettorale, definitive, ma purtroppo è un auspicio che non troverà forse ascolto. Spero di sbagliarmi.

Poi, come secondo punto, da giugno 2021 circa, avremo il semestre bianco ed il nostro paese avrà un nuovo Presidente della Repubblica. Su questo tema molti in questi anni si sono interrogati sulle prerogative ed i poteri del nostro Presidente, che, come cittadini, abbiamo scoperto che non è solo un ruolo che rappresenta l’unità nazionale, ma anche un potere proprio che nel caso di paventate crisi o scelta dei ministri facenti parte di un governo, è un potere pesantissimo.

Mi sono espresso su questo tema in passato, ricordando che se su questo scranno potrebbe “appoggiarsi” Mario Draghi, con il quale la scelta europea sarà definitiva e che leggi di bilancio vecchia maniera, stante l’autorevolezza del personaggio, verranno rispedite al parlamento, non firmate per intendersi, anche a costo di portare l’Italia all’esercizio provvisorio.

Draghi non farà mai passare leggi di bilancio con l’assalto alla diligenza e questo per mettere a posto i conti italiani potrebbe essere un toccasana. Questa scelta del nome del nostro nuovo Presidente dirà molto sul nostro futuro come popolo.

La forze politiche

Veniamo ad un terzo aspetto: le forze politiche in campo. Negli ultimi anni il partito di maggioranza relativa è, con una battuta, il partito dei non votanti. Poi vengono gli altri. Non entro nel merito di chi non vuol votare perché le sue ragioni sono rispettabilissime. Ed accetta cosa gli altri decideranno.

Ecco, chi sono gli altri? Questa è una bella questione. Sicuramente una parte di cittadini sono delusi dalle politiche svolte dai vari governi negli ultimi decenni. Vecchi, tanti, e giovani non hanno politiche che li aiutino ad affrontare le sfide della vita. I partiti di protesta hanno quindi avuto un grande successo, frutto più dell’incapacità di chi governa di fornire soluzioni vere invece che provvedimenti tampone.

I partiti futuri hanno necessità di fornire un vero progetto ai cittadini, confrontarsi su questo e vincere le elezioni. Nessuno oggi lo fa, nessuno propone veramente un progetto, anche se lo ha inserito come programma elettorale sul proprio sito internet. Secondo me è un grosso errore.

Vincente sarà quella forza politica che in tv, sui mezzi di comunicazione di massa, dirà sempre a chiara voce: noi siamo qui per questo progetto che dura 5/10 anni e che cambierà l’Italia in meglio. Non c’è bisogno di rincorrere il caos o le offese degli avversari, ma solo pragmatismo e la determinazione.

Ai nostri politici, anche i più duri e puri, manca la determinazione vera di portare avanti un progetto. Diciamocelo: il caos informativo/televisivo fa comodo a tutti. Tutti infatti hanno ragione e così nessuno è responsabilizzato nel realizzare un vero progetto di ricostruzione.

Ma questa giustificazione non è la ragione degl’insuccessi della politica. La vera ragione è che i partiti mirano più al potere che a decidere di dar seguito ad un progetto. “Voglio avere il potere anche di rovinare la festa” diceva Jepp Gambardella.

L’affaire Recovery Plan

Facciamo un esempio vero sulla crisi del nostro sistema e sul corto circuito che il nostro Governo sembra avere: Il tema del Recovery Plan.

Il Governo presenta un piano, con una cabina di regia per gestire i fondi UE da investire su obiettivi UE ben precisi. Si aprono subito dei fronti che evidenziano come il Governo abbia di fatto esautorato i ministri da loro competenze.

Intanto l’UE aspetta il piano italiano per consolidarlo con il resto dei piani Recovery degli altri Stati Membri. Si apre un fronte nel Governo di discussione e critica che, sembra ai più, sia l’anticamera di una sfiducia. Da cittadino prima ancora che da economista rimango basito da tale confusione.

Il Governo al suo interno non pare avere né sintesi né coordinamento. Da economista invece rimango perplesso perché questa continua confusione su cosa fare di certo non aiuterà né la diminuzione del debito pubblico né l’aumento del PIL.

A che ci serve questo tipo di Governo? L’UE ci dà dei soldi, in parte a debito, ma ci chiede in cambio un progetto. Facciamolo. Tutti sanno di cosa l’Italia ha bisogno da Sinistra a Destra, quindi il Governo agisca di conseguenza. Non c’è possibilità di sbagliare.

Se vi fossero dei dubbi su cosa fare si chieda consiglio, si vada in Parlamento e si faccia una commissione che sviluppi tematiche da sottoporre alla UE su digitale, verde, istruzione, parità di genere e sanità (materie queste oggetto dei fondi Recovery stabiliti dalla UE). Al limite si vari un Governo di Unità Nazionale.

A questo punto, credo che sciolti questi nodi, si possa parlare di economia.

E quali sono i temi economici da affrontare? Per esempio come aumentare il PIL italiano, posto al denominatore dell’arcinoto rapporto debito pubblico/PIL. In che modo farlo? Se il PIL misura la crescita bisogna lavorare non solo sulle quantità prodotte e vendute di merci/servizi, ma sui prezzi, e questo significa inflazione.

Un’unica strada: creare inflazione

Per aiutare i settori quindi bisogna lavorare ad un progetto di crescita dei consumi che implica una crescita della produzione. E su questo tema ci aspettiamo che il confronto politico possa concentrarsi. Creare una sana inflazione.

Ma se i prezzi aumentano ci vuole anche la trasformazione dell’aumentato risparmio nazionale, il nostro aggregato Must (nessuno al mondo è bravo come noi italiani a creare risparmio), in consumo. Ma per tutto questo occorre progettare al meglio il sistema fiscale privilegiando la tassazione per le imprese, detassando il lavoro e mantenere un welfare sociale che tenga in equilibrio chi il lavoro non ce l’ha o lo perde con chi il lavoro lo crea.

Fermo restando che sanità pubblica, pensioni ed istruzione possano avere il giusto contributo dallo Stato. Un dilemma dunque. Per questo la soluzione sta in un progetto che oltre a fare tutto quanto sopra tagli la spesa pubblica.

È un tema, quello del taglio della spesa pubblica, che nessuno vuole affrontare veramente, anche se efficienza ed efficacia. Ma soprattutto una minore spesa pubblica centrale e locale, è auspicabile e direi indifferibile. In questo la scelta del futuro Presidente della Repubblica può aiutare.

Il PIL poi crescerà se riusciamo a circondarci da Paesi Europei e extra UE che ci consentano di esportare italiano e incrementare la nostra bilancia commerciale e dei pagamenti, tema economico da portare avanti con l’aumento dei consumi interni.

Rilancio totale del Made in Italy nel 2021

Ci vuole per far ciò non uno sforzo diciamo così diplomatico, ma dobbiamo avere una macchina da guerra che si interfacci in tutti i sistemi internazionali con l’idea di difendere il Made In Italy, non per l’autarchia, ma per la crescita. Compri italiano? Sì, lo devi pagare tanto. Dal 2021 deve essere così.

Perché il prodotto italiano è di qualità. E quindi protezione con brevetti di tutto ciò che è Made In Italy, un obiettivo che deve essere stressante, ed in questo il nostro sistema politico può legiferare per incrementare e velocizzare la capacità di creare brevetti e licensing.

Ed il debito? Quel numeratore che spaventa tutti noi economisti? Occorre essere realisti. L’UE è il principale sottoscrittore del nostro debito, soprattutto con gli acquisti BCE dovuti agli strumenti monetari creati per combattere le crisi, perché sono più di una. Se non lo ha l’UE questo debito, lo ha il nostro popolo, tipo una malattia.

Un debito che non rende nemmeno più nulla a chi lo sottoscrive. Ebbene va convinta l’UE che noi, e qui torna in ballo quanto sopra, siamo cresciuti come Paese. Che abbiamo un sistema elettorale forte, un Presidente della Repubblica autorevole ed una classe politica determinata, non becera come quella attuale, fatta di mediocrità, di proposte fatte random e che cambiano nell’arco di un paio di giorni a seconda dell’audience del programma televisivo a cui si partecipa.

Una classe politica degna di un Paese moderno, con una crescita stabile, un debito sotto controllo, e che quindi ha, come naturale conseguenza, dei cittadini onorati di sentirsi italiani. Un Paese con un progetto.

Cari lettori, oggi che è il primo giorno dell’anno vi dico buon anno. Impegniamoci ognuno nel nostro quotidiano. Raggiungeremo sicuramente i nostri obiettivi se si prenderanno decisioni “normali” e non eccezionali. Come il 2021, che spero sia un anno “normale”.

 

Leggi anche: Mario Lolini: Un imprenditore al timone della Lega in Toscana

www.facebook.com/adhocnewsitalia

www.youtube.com/adhoc

Tweet di ‎@adhoc_news

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

 

Exit mobile version