Conte è salito al Quirinale da Mattarella oggi alle 18.30.
E ne è uscito pochi minuti fa.
La messinscena grottesca al Senato di ieri non ha sciolto i punti dolenti di un governicchio che adesso pare non avere più i numeri sufficienti per andare avanti.
Per adesso comunque bocche cucite sul colloquio, chiesto dal premier.
Ma la brevità del colloquio, e la mancanza di dichiarazioni,fa pensare che il presidente Mattarella non abbia dato suggerimenti, per rispettare alla lettera il suo ruolo di arbitro super partes in questa situazione così complicata.
Perché quello dovrebbe essere: sopra le parti e non parteggiare per alcuna compagine politica, ma solo vegliare sulla legittimità costituzionale dell’operato degli organi istituzionali.
La parola a Mattarella
Diciamoci la verità, la deferenza ostentata verso il Capo dello stato da più parti, stavolta è perlomeno offuscata.
Offuscata perché non è cristallina l’imparzialità che dovrebbe guidare le azioni del Presidente.
Chi rischia di perdere tale imparzialità è proprio Mattarella, che a Salvini nel 2018 negò la possibilità di creare un governo se non su gruppi solidi escludendo acquisizioni di singoli deputati e senatori, e stavolta non ha pronunciato verbo.
Si vocifera solo di “dieci giorni” accordati al Premier per “allargare la maggioranza”.
Ma sono voci di corridoio, nulla di ufficiale da parte del Colle
Neppure dinanzi ad un teatrino desolante come quello che va in scena da giorni.
Silenzio in attesa del semestre bianco e della eventuale rielezione.
Fino ad oggi almeno, egli ha taciuto.
E questo silenzio pesa come un macigno.
Il Conte Ter
Dopo due giorni di discorsi programmatici in dirette TV fiume, non ci vengano a dire che non è nato un nuovo governo.
Che la maggioranza, pardon minoranza, non è cambiata ancora.
Che non è quello di prima se ne sono accorti tutti, e più che un salto nel buio evitato, per dirla alla Zingaretti,pare un buio totale assicurato.
Nel quale siamo da settembre scorso.
Il premier, conquistata ieri una sofferta maggioranza relativa al senato con 156 voti, ha probabilmente illustrato al presidente Sergio Mattarella la nuova situazione dell’alleanza che sostiene il suo esecutivo.
Un quadro non confortante in realtà.
Un governo debole: infatti durante il vertice in video conferenza il premier ha confermato l’urgenza di andare avanti con l’allargamento e il rafforzamento anche numerico della maggioranza.
Il solito mercato delle vacche. Ma con Renzi mai più
«Con Renzi non si torna — questo è il paletto piantato energicamente dall’avvocato – ma i numeri così non bastano».
In questo momento, il governo avrebbe di fronte mesi difficilissimi nei lavori in commissione: non avrebbe la maggioranza se non in commissione Esteri, e sarebbe in minoranza tra l’altro nella commissione Affari Costituzionali, dove si dovrebbe discutere della nuova legge elettorale che Conte ha promesso durante l’ultimo discorso in Aula, e nella commissione Bilancio, dove si dovrebbe discutere del recovery plan.
Al Senato, durante il voto di martedì, il governo ha ottenuto 156 voti: esattamente pari a quelli dei contrari (140) e degli astenuti di Italia Viva (16).
Se questo è un governo..
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